A tre anni dalla sua morte ufficiale l’Amministrazione Obama non ha ancora esibito alcuna prova. Anzi, spuntano che testimoni che seminano dubbi.
di Timothy Alexander Guzman *
Il 2 maggio 2011 il presidente degli Stati Uniti Barack H. Obama annunciò al mondo l’uccisione di Osama Bin Laden da parte dei Navy Seal, le forze speciali di élite della Marina americana (Seal Team Sei), durante un’operazione speciale conclusa ad Abbottabad, in Pakistan: «Buonasera, stasera posso comunicare alla popolazione americana e al mondo intero che gli Stati Uniti hanno condotto un’operazione che ha portato all’uccisione di Osama bin Laden, il leader di al Qaida, nonché terrorista responsabile della morte di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti».
Rt News ha riportato che Judicial Watch ha inoltrato una richiesta in base al Freedom of Information Act (Foia), un atto per la libertà di informazione, rivolta al Dipartimento della Difesa. Nell’email, indirizzata agli «Egregi Signori», McRaven ha scritto: «C’è una cosa in particolare che voglio mettere in primo piano, ovvero le fotografie; in particolar modo restano da confermare quelle di Ubl (Usama Bin Laden, come viene chiamato dai militari Usa, ndr). A questo punto, tutte le foto dovrebbero essere state consegnate alle autorità della Cia; se ancora le avete distruggetele immediatamente o datele al (censura)». L’ordine di togliere di mezzo le foto è arrivato undici giorni dopo che Judicial Watch – l’organizzazione per la sorveglianza delle attività del governo conservatore – aveva inoltrato una richiesta al Dipartimento della Difesa per avere «tutte le foto e/o video di Usama Bin Laden scattate e riprese durante e/o dopo l’operazione militare statunitense in Pakistan l’1 maggio 2011 o nei giorni precedenti».
Festeggiamenti davanti alla Casa Bianca dopo la diffusione della notizia della morte di bin Laden.
Judicial Watch ha richiesto le fotografie e i video di Osama bin Laden per provare la sua vera identità. Ma il Dipartimento della Difesa ha dimostrato che c’è stato un occultamento nella morte di Osama bin Laden. Washington ha detto di aver ucciso il loro obbiettivo e di averlo seppellito in mare perché non era possibile, nel giro di 24 ore, trovare un Paese che l’avesse accettato. Il “Los Angeles Times” scrisse un articolo il 3 maggio 2011 dopo la morte, parlando del “peculiare” seppellimento in mare del dirigente di Al Qaida, Osama bin Laden: «Le teorie del complotto si rivolgono al dilemma vissuto in questo momento negli Stati Uniti: provare la morte del dirigente di Al Qaida senza infiammare i suoi sostenitori e l’intero mondo islamico. A causa di questa preoccupazione, i funzionari statunitensi hanno considerato i pro e i contro della pubblicazione delle foto con Bin Laden insanguinato, scattate dopo gli spari.
«La sepoltura, avvenuta a bordo della portaerei Carl Vinson nella parte settentrionale del Mar Arabico, è stata necessaria, dal momento che, a detta dei funzionari governativi, entro le ventiquattro ore non sarebbe stato possibile stipulare accordi con un qualsiasi paese per seppellire la salma di Bin Laden. com’è pratica dei paesi islamici. Ma un ufficiale militare di alto grado ha affermato che gli Stati Uniti hanno anche voluto evitare la sepoltura a terra di bin Laden, per non farla diventare un reliquiario che avrebbe attratto i suoi seguaci.
«I funzionari del governo hanno sottolineato che non ci sono dubbi su chi sia stato ucciso nel raid in Pakistan. Oltre a essere stato identificato sulla scena da chi ha partecipato all’azione, bin Laden è stato riconosciuto da una donna che risponde al nome di una delle sue sue mogli, secondo le informazioni fornite dall’ufficiale di alto grado. Domenica sera gli esperti della Cia hanno confrontato le foto del corpo con le foto di bin Laden, determinando una sicurezza al 95 per cento che si tratti della stessa persona».
Durante il programma televisivo della Cbs “60 Minutes”, in un’intervista di Scott Pelley rivolta all’ex Seal Matt Bissonnette, coinvolto nell’uccisione di Osama bin Laden e autore di “No Easy Day” con lo pseudonimo di Mark Owen, quest’ultimo ha ammesso di non aver riconosciuto se l’uomo ucciso fosse davvero Osama bin Laden:
Pelley: «Quindi, dover essere stato ferito Osam bin Laden si muoveva ancora. Gli avete sparato due volte?».
Bissonnette: «Più volte».
Pelley: «Più volte, e anche il Seal dietro a lei ha sparato a Osama bin Laden. Ma a questo punto, il suo colpo era immobile?».
Bissonnette: «Sì.
Pelley: L’ha riconosciuto?».
Bissonnette: «No. Guardi, tutti pensano che… noi sapessimo chi fosse. No. In quel momento per noi poteva essere chiunque. Forse era un fratello. Forse una guardia del corpo. O forse non importava chi fosse. Il punto è continuare a fare piazza pulita».
Con le recenti rivelazioni confermate dal Judicial Watch e dalla testimonianza di Matt Bissonnette sulle operazioni del 2 maggio 2011 su un media mainstream, è stato soltanto confermato che la morte di Osama bin Laden per mano dei Navy Seal rimane discutibile.
Sembra strano che il governo statunitense non voglia pubblicare le foto che proverebbero la sua morte perché le ritiene «molto crude», secondo quanto detto dal corrispondente della sicurezza nazionale alla Cbs, David Martin. Non potete pretendere che io creda alla loro spiegazione, ossia che le foto sono «troppo crude» per poter essere mostrate alla gente.
L’ultima immagine di bin Laden vivo diffusa dall’Amministrazione Obama. Molti hanno messo in dubbio il fatto che si trattasse realmente del capo di Al Qauda, viste le enormi differenze tra il volto emaciato del vecchio con in mano il telecomando e quello di bin Laden pochi anni prima.
È per questo che le foto di Osama bin Laden mostrate nei media mainstream sono state costantemente esaminate dai media alternativi di tutto il mondo? In questi anni i media statunitensi e il Pentagono hanno rilasciato alcune foto di Osama bin Laden piuttosto discutibili, presumendo che si fosse ammalato e che avesse problemi ai reni, anche se negli ultimi tempi sembrava stesse recuperando pur vivendo nelle montagne dell’Afghanistan. È molto più probabile che sia morto anni fa per le complicazioni ai reni. Vediamo più da vicino la morte di Osama bin Laden. Anzitutto, sappiamo che Osama bin Laden era stato ricoverato il 4 luglio 2001 all’ospedale americano di Dubai per un trattamento o una dialisi renali, per essere poi dimesso il 14 luglio, secondo quanto scritto dall’Agence France-Presse (Afp) il 31 ottobre 2001.
A luglio Osama Bin Laden è stato sottoposto a un trattamento medico presso l’ospedale americano di Dubai, dove ha incontrato una persona inviata dalla Cia. Ciò è stato riportato mercoledì dal quotidiano francese “Le Figaro” e dalla Radio France Internationale (Rfi) I due media parlano di «un testimone, partner professionista della direzione amministrativa dell’ospedale», a confermare che l’uomo che gli Stati Uniti sospettano di aver finanziato gli attacchi dell’11 settembre è arrivato il 4 luglio a Dubai in aereo proveniente da Quetta in Pakistan. Osama è stato trasferito immediatamente all’ospedale per un trattamento ai reni (dialisi) e ha lasciato la struttura il 14 luglio, come affermato da “Le Figaro”. Durante la sua permanenza, riporta il quotidiano, il delegato locale della Cia è stato visto entrare nella stanza di bin Laden. «Qualche giorno dopo, l’uomo della Cia si è vantato con qualche amico di aver fatto visita al milionario saudita». Sia “Le Figaro” che Rfi citando una «fonte autorevole», sostengono che il delegato della Cia sarebbe stato richiamato a Washington il 15 luglio.
È un fatto noto che Osama bin Laden era già gravemente malato. In un’inchiesta della Cnn del 21 gennaio 2002, il corrispondente sanitario della stessa Cnn, il dottor Sanjay Gupta, disse che la terapia renale svolta da Osama bin Laden non avrebbe avuto buon esito sulle montagne dell’Afghanistan. L’allora presidente pachistano Pervez Musharraf affermò che Osama bin Laden aveva importato in Afghanistan due macchinari per la dialisi e che forse era morto a causa dell’insufficienza renale. Il dottor Gupta ha replicato: «È vero. La dialisi renale – parlo di emodialisi – è riservata ai pazienti nello stadio più grave di insufficienza renale. Ciò significa che le funzioni renali hanno smesso di essere operative. La causa più comune potrebbe essere il diabete o l’ipertensione. Se si dovesse essere distanti da una macchina per la dialisi, e tra l’altro queste macchine hanno bisogno della corrente elettrica per funzionare, si ha bisogno di acqua pulita e utensili sterilizzati, visto che le infezioni sono un grande rischio. Se non si hanno tutte queste cose e una macchina per la dialisi funzionante, è improbabile che si sopravviva più di qualche giorno, al massimo una settimana».
La foto diffusa ai media in cui viene mostrato il presidente Usa Barak Obama insieme ai suoi più stretti collaboratori mentre assistono in diretta tv all’assalto al fortino di bin Laden in Pakistan. Anche la veridicità di questa immagine è stata contestata, visto che il gruppo di persone ritratte potrebbe essere impegnata a guardare qualsiasi cosa.
Ci sono quindi buone possibilità che Bin Laden sia morto anni addietro. Ma secondo il Pentagono, Osama bin Laden era ancora vivo. Di tanto in tanto i maggiori telegiornali mostravano le sue foto più recenti. Tutte le volte il suo aspetto cambiava. Forse a Washington erano preoccupati che una delle foto fasulle della morte di Osama Bin Laden non avesse passato il vaglio? Molte persone in tutto il mondo non credono che i Navy Seal statunitensi nel bel mezzo della notte abbiano centrato il loro obiettivo per poi liberarsene nell’oceano. L’attivista pacifista Cindy Sheehan, che abita negli Stati Uniti, ha postato sulla sua bacheca Facebook quello che pensava sulla situazione: «Mi dispiace, ma se credete alla recente notizia della morte di Obl, siete degli stupidi. Riflettete un attimo: hanno esposto i figli di Saddam per dimostrare la loro morte. Perché invece pensate che abbiamo seppellito così velocemente in mare questa versione di Obl?». La sua domanda è lecita.
Il presidente Obama in un’intervista su “60 Minutes” dichiarò: «È importante assicurarsi che le foto truci di chi è stato colpito alla testa non vengano mostrate, per evitare l’istigazione di ulteriori violenze o come strumento di propaganda». Aggiungendo: «Non esponiamo queste cose come fossero trofei. In ogni caso questa persona meritava la giustizia che ha ricevuto».
Ma davvero? Sicuramente la gente vuole vederci chiaro per mettersi il cuore in pace. Ma la verità potrebbe scatenare violenze o essere utilizzata come strumento di propaganda. Molti mesi dopo, il presidente libico Muhammar Gheddafi è stato ucciso con un piano orchestrato da Washington, coinvolgendo le forze della Nato per rovesciare il suo governo. I video e le foto dell’esecuzione di Muhammar Gheddafi sono stati mandati in onda dai media, immagini che potevano essere davvero disturbanti. Ma Washington in questo caso non ha visto alcun problema. Hilary Clinton aveva gli occhi lucidi dalla gioia quando ha detto: «Siamo venuti. Abbiamo visto. Lui è morto».
* (traduzione di Simone Catania per conto di ComeDonChisciotte.org)
Fonte: popoff.globalist.it
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Vedi anche:
19 aprile 2014