In foto: Marcello Dell’Utri e Denis Verdini
Accusati di associazione segreta, corruzione e violenza privata
di Aaron Pettinari
Con il loro agire “volevano condizionare lo Stato”. Così si concretizza il rinvio a giudizio da parte del gup di Roma, Paola Della Monica, per l’ex coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino nell’ambito dell’inchiesta sull’associazione segreta P3.
A Verdini, l’uomo delle riforme considerato come uomo di congiunzione tra il premier Matteo Renzi ed il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi nella stesura del “Patto del Nazareno”, viene contestato il reato di corruzione, a Cosentino diffamazione e violenza privata. Per arrivare a questa fase ci sono voluti quattro anni dopo un lungo procedimento parlamentare per autorizzare posteriori l’uso delle intercettazioni telefoniche raccolte “indirettamente” dalla Procura di Roma sulle utenze di Flavio Carboni, già condannato per il crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, e imputato ma assolto per l’omicidio del banchiere, e Pasquale Lombardi, allora giudice tributario.
Contro quest’ultimi due dal 18 novembre dello scorso anno era iniziato il processo assieme all’ex governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci (accusato di abuso d’ufficio), all’imprenditore Arcangelo Martino e l’ex primo presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone. Tutti rinviati a giudizio insieme ad altre tredici persone, con l’accusa di aver fatto parte della cosiddetta P3 che, secondo l’accusa, puntava a “condizionare il funzionamento degli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali”. I reati contestati andavano dalla violazione della legge Anselmi sulle società segrete, all’associazione per delinquere finalizzata a realizzare una serie di delitti, dalla corruzione all’abuso d’ufficio e illecito finanziamento dei partiti, fino alla diffamazione.
Verso il processo
Il processo prenderà il via il prossimo 5 febbraio davanti alla IX sezione penale. Per Verdini è la seconda “questione giudiziaria” con cui si trova a dover fare i conti nel giro di pochi mesi. Nel luglio scorso infatti è stato rinviato a giudizio a Firenze per associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, appropriazione indebita e bancarotta per il crack del “suo” Credito Cooperativo. Nell’elenco delle “manovre” messe in atto, a lui contestate, emergono tentativi di influenza sul giudizio della Consulta sulla costituzionalità del lodo Alfano, interferenze nei confronti del Csm affinché venisse nominato presidente della Corte d’appello di Milano Alfonso Marra, ed anche pressioni sulla Corte di Cassazione per anticipare l’udienza che doveva discutere il merito della misura cautelare emessa nei confronti di Nicola Cosentino. D’altra parte il politico campano, già accusato dalla Procura di Napoli di essere il terminale politico del clan camorrista dei Casalesi, viene indicato come una sorta di “architetto della macchina del fango” che avrebbe dovuto screditare l’attuale governatore della Campania e suo compagno di partito Stefano Caldoro. All’ex sottosegretario è contestato anche l’aver compiuto atti diretti a costringere Caldoro a rinunciare a partecipare alle elezioni. Ai due illustri imputati potrebbe aggiungersi anche Marcello Dell’Utri, che nell’inchiesta è accusato dei medesimi reati di Verdini, attualmente detenuto nel carcere di Parma dove sta scontando una condanna definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. A quanto pare però si è in attesa della concessione da parte del Libano (dove l’ex fondatore di Forza Italia si era dato alla, seppur breve, latitanza) dell’autorizzazione all’estradizione per un reato diverso da quello concesso in occasione del rimpatrio dell’ex senatore.
La posizione dei tre era stata stralciata in attesa della decisione della giunta per l’immunità che, per quanto riguarda Verdini, a fronte della richiesta della magistratura formulata il 21 aprile 2010, è stata autorizzata solamente nel marzo 2014 e dopo il primo troncone processuale che proseguirà il 10 novembre, prenderà il via anche questa “costola” che, dalle premesse e per i nomi coinvolti, potrebbe davvero scoperchiare verità inquietanti non solo sul passato ma anche sul presente dell’Italia.
4 novembre 2014