Vedere uno dei figli del ministro degli Interni scorazzare su uno dei veicoli della Polizia di Stato senza che vi fosse un motivo contingente particolare lascia in bocca quel sapore di stantio, di muffa, dove tornano alla memoria quei viaggi ufficiali in Cina dei governi italiani con delegazioni craxiane allargate a parenti, amici, conoscenti, che hanno fatto scadere la funzione istituzionale.
Vizi e difetti di chi non perde occasione di essere quello che gli italiani non vogliono vedere e cioè: un patologico scroccone che non vuole rispettare le leggi, o meglio, “lui è la legge” e, quindi, tutto è concesso.
Una dimostrazione continua di eccessi, da parte del segretario della Lega, che vanno dall’indossare, illegalmente, parti di divise delle Forze dell’ordine sino ad arrivare, ora, ad imitare il suo ex-capo Bossi con il figlio “trota”.
La cosa, però, che dovrebbe preoccupare maggiormente gli italiani sono le affermazioni improprie e arbitrarie di quel “signore” che, sembrerebbe, essere uno della scorta di Matteo Salvini, che abusa della pazienza del giornalista che cerca di privarlo di alcune libertà Costituzionali e di legge nello svolgere il suo lavoro.
Sarebbe, forse, il caso da parte dei superiori di quel “signore“, di aprire un’inchiesta interna su come sia poco professionale dare un’immagine così poco edificante e deontologica dei tutori dell’ordine. Sarebbe, altresì, opportuno che la magistratura apra un fascicolo su quel “signore” per tutte quelle illecite richieste che hanno privato un cittadino delle sue libertà.
Le Forze dell’ordine dovrebbero prendere le distanze da chi professa così evidenti abusi perché li danneggia in prima persona. Sarebbe educativo e propedeutico per tutti.
MOWA