Aldo con il suo gatto Helios (foto di Roberto Riili)
Quando la realtà supera la più bieca fantasia
Aid Abdellaih non era “brutto, sporco e cattivo”. Bensì, affabile, colto e gentile. Un franco-algerino che parlava quattro lingue, suonatore di organetto, era stato pittore e mimo. Gli imperscrutabili percorsi della vita lo avevano da tempo portato a praticare a Palermo l’esperienza “dell’assoluta libertà”, in mancanza di quell’altro che in attivo sostegno e solidarietà per i poveri dovrebbe sempre connotare una società civile e democratica. Negli anni precedenti aveva vissuto in diverse regioni italiane.
Era un clochard, conosciuto come Aldo. Apparteneva alla categoria dei “senzatetto”. Stazionava in un’area centrale di Palermo, dormendo dentro un sacco a pelo sotto i portici di piazzale Ungheria. Non disponendo d’altro come abitazione, di fatto, quella ormai era la sua “casa”. Benvoluto da tutti, residenti e commercianti della zona. Forte della sua dignità di Umano consapevole della sua condizione non chiedeva elemosina, accettava con grande gentilezza ciò che veniva dalla sensibilità degli altri, con un sorriso. Molte persone erano solite da tempo fermarsi, giusto per parlare con il clochard gentiluomo. Conversazioni piacevoli. Lui sapeva molte cose, si intratteneva cordiale. Il suo accento francese gli dava un tocco di bohemienne.
Il giovane sedicenne romeno abitava nel vicino quartiere di Ballarò, noto per i suoi vicoli, il mercato all’aperto, il mercatino delle pulci, e le condizioni di degrado strutturale. Conosceva Aid Abdellaih, era solito frequentare la zona di piazzale Ungheria. Poi, la notte di domenica, la furia, diventata omicida. Ha confessato, le telecamere della zona non lasciavano possibilità di “fuga”. Non voleva uccidere, ha detto. Lo ha colpito ala testa con una spranga di ferro mentre dormiva nel suo sacco a pelo. Nel portafogli ha preso venticinque euro, portando via il telefono cellulare, mentre Aid Abdellaih giaceva ormai morto nel suo giaciglio.
Il gatto “Helios” era il compagno di strada. Tutti lo ricordano, sempre a fianco del suo padrone che lo portava al guinzaglio. Lo ha vegliato tutta la notte, fino al rinvenimento dell’uomo ormai cadavere da parte di una commessa di un bar che ogni mattina gli portava brioche e caffè. Dopo la tragedia il gatto è stato adottato da una persona di buon cuore.
Il luogo del delitto da parte di tanti palermitani addolorati è stato riempito di fiori, messaggi e oggetti di cordoglio. Una corona di fiori è stata depositata da una delegazione del Sunia – il sindacato degli inquilini e degli assegnatari di casa della Cgil -. Il sindaco Leoluca Orlando sì è recato in piazzale Ungheria per rendere omaggio ad Aldo, comunicando di avere posto alla Commissione Toponomastica l’avvio della procedura per intitolare al clochard i portici della piazza. Sabato il funerale.
Lui è morto ammazzato. Ma quanti altri “senza tetto”, vagabondi, clochard, i più poveri dei poveri, periscono di “morte naturale” ogni anno nelle città italiane, abbandonati dalle Istituzioni? Tanti, in varie decine, sempre di più – date le violente contraddizioni sociali sempre più crescenti -, specie nel gelo del periodo invernale. Tra le tante decine di migliaia di persone che in Italia sono costrette a vivere per strada, in rifugi improvvisati, in luoghi “trovati”, abbandonati poiché chiusi da tempo. Mentre a “fianco” impazza l’opulenza e l’indifferenza. Sono i poveri additati all’odio dalla “cultura” politica montante.