l’eurodeputato Alex Voss interviene durante la discussione in aula (foto: FREDERICK FLORIN / AFP)
La direttiva estende le tutele sul diritto d’autore anche alle piattaforme digitali e chiede ai colossi del web di impegnarsi per individuare gli abusi: per molti si tratta di una limitazione all’internet libera
Il Parlamento europeo ha approvato con 348 sì, 274 no e 36 astenuti la discussa riforma del copyright che estende il diritto d’autore anche al mercato unico digitale, durante la sessione plenaria a Strasburgo. La proposta passa ora al Consiglio dell’Ue. Il via libera è arrivato dopo due anni di negoziati che hanno diviso sia gli stati membri sia i deputati appartenenti allo stesso partito. Cinque paesi, tra cui l’Italia, si sono infatti espressi contro la direttiva così come numerosi ribelli all’interno del Pse e del Ppe, il partito dei socialisti e quello dei popolari, i due gruppi più numerosi.
Cosa cambia
Le novità principali della riforma sono due: la possibilità per chiunque sia titolare di un diritto di negoziare un compenso per l’utilizzo dei suoi contenuti da parte delle piattaforme online, e l’obbligo per queste ultime di impegnarsi a individuare e bloccare eventuali violazioni. Alcuni colossi, come YouTube, si sono già dotati di filtri appositi. Il sistema, però, non è sempre efficace e secondo i detrattori della riforma non verrà mai adottato perché è molto costoso.
Gli utenti delle piattaforme potranno continuare a utilizzare liberamente i meme e le gif e a condividere gli snippet, ovvero i brevi estratti di testo coi quali gli articoli vengono indicizzati. Le restrizioni relative a questi aspetti sono infatti state eliminate durante l’iter legislativo. La direttiva non avrà effetti nemmeno sulle enciclopedie online non commerciali come Wikipedia, sulle piattaforme open source e su tutti i contenuti che vengono utilizzati a fini di insegnamento o di ricerca. Particolari eccezioni sono previste anche per le startup.
Le reazioni
Il presidente di Enpa, associazioni europea degli editori, ha dichiarato in una nota: “Questa riforma sarà essenziali per il futuro dell’editoria e del giornalismo di qualità senza mettere a rischio l’essenza pluralista e democratica della rete”. Sulla stessa linea il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani secondo il quale la direttiva mette fine al “far west digitale”.
A dissociarsi sono invece gli attivisti per l’internet libero, i colossi del web e Wikimedia, l’associazione che supporta Wikipedia. Nei giorni scorsi il portavoce dell’associazione Wikimedia Italia, che si occupa di Wikipedia in italiano, Maurizio Codogno, aveva invitato tutti gli utenti a scrivere e contattare i rappresentati europei “per invitarli a non votare a favore di una riforma che porrà forti limitazioni alla diffusione della conoscenza aperta e alla libertà di espressione in rete”. Il documento, così come tutte le direttive, dovrà essere recepito dagli Stati membri entro 24 mesi dalla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
26 Marzo 2019