DANILO TOSARELLI – MILANO
Parlare di carceri significa parlare di giustizia. Chi desidera uno Stato ingiusto?
Ad oggi, si contano nelle carceri italiane 60 suicidi. Non si contano i tentativi sventati.
Ma a questi numeri spaventosi, occorre aggiungere le altre morti in carcere. Media 40 anni.
Per un’assistenza sanitaria disastrata, per overdose o altre cause da accertare.
Al 29 luglio 2024 la macabra somma è di 131 vittime. (Centro Studi di Ristretti Orizzonti).
Ci si suicida prevalentemente per disperazione, per solitudine, per mancanza di prospettive.
Meno di 1 carcere su 3 rispetta la sua capienza regolamentare. Secondo Antigone 4 su 5.
Il 72% degli Istituti Penitenziari Italiani è sovraffollato. Secondo Antigone si tratta del 80%.
Ecco i dati forniti dal Ministero della Giustizia in data giugno 2024. Sovraffollamento oltre il 20%.
Capienza complessiva 51200 detenuti. Oggi ce ne sono 61500. Gli istituti penitenziari sono 189.
Fra questi il 54% ospitano un numero di detenuti inferiore al 100%. 16 carceri superano il 90%.
Utilizzerò dati ufficiali forniti dal sito specializzato Pagella Politica. Sono dati sempre verificabili.
Nel Carcere di San Vittore a Milano il sovraffollamento maschile è del 227,3%. 190,7% femminile.
Nel Carcere di Canton Mombello di Brescia è del 211%. 384 detenuti invece che i previsti 182.
Nel Carcere di Grosseto è del 200%. A Foggia è del 193,1%.703 detenuti invece che 364.
Il Ministero della Giustizia, nel presentare i dati suesposti, ha voluto fare precisazioni importanti.
La capienza regolamentare delle carceri prevede 9 metri quadrati a disposizione del singolo detenuto.
Ai quali si aggiungono 5 metri quadrati per ogni altro detenuto presente. 3 detenuti? 19 metri quadrati.
Forse qualcuno ritiene che questi spazi vitali siano eccessivi? Stiamo parlando di persone, non di bestie..
Curiosa la presa di posizione di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano. Editoriale del 26 luglio 2024.
Travaglio contesta l’allarme sovraffollamento. Precisa che il Consiglio d’Europa raccomanda altre misure.
Almeno 4 metri quadri per ogni recluso e la Corte di Strasburgo trova inumano spazio inferiore a 3 metri quadri.
Non capisco perchè Travaglio voglia precisare. ” Un carcere sovraffollato in Italia non lo è nel resto d’Europa.”
Dal mio punto di vista, uno scivolone che poteva risparmiarsi e che trascura altri aspetti assai rilevanti.
Il trattamento in carcere è stato previsto dai nostri Padri Costituenti. L’ articolo 27 della Costituzione cita bene.
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione.”
Ritengo che questo principio non sia derogabile, per qualsiasi Paese voglia ancora definirsi civile. Per me è così.
Il desiderio di vendetta e di rivalsa è umanamente comprensibile, ma lo Stato deve avere finalità molto più nobili.
Purtroppo le nostre carceri non sono predisposte per il recupero del detenuto. La Costituzione lo prevede.
Manca personale, mancano le attività lavorative, mancano gli spazi. Educatori, operatori sanitari, mediatori.
In molte carceri il wc è nello stesso ambiente della cella. Carenza di luoghi all’aperto, acqua calda e riscaldamento.
Il rischio vero è che la persona che ha commesso un reato, esca di galera forse peggiore di come ci è entrato.
Michele Miravalle di Antigone dichiara ” negli ultimi anni stiamo dando per scontato che oltre alla libertà, il carcere
debba privare i detenuti anche della dignità, della salute e dei legami familiari.” E’ accettabile tutto ciò? Parliamone..
Ritengo, che il cittadino che ha commesso un reato sia in debito nei confronti della comunità di appartenenza.
Su questo non vi devono essere dubbi. Sono in profondo disaccordo con chi propone l’abolizione delle carceri..
La pena deve consentire al reo di ripagare il danno provocato, ma subito dopo gli va garantito il reinserimento.
Pagato il debito, l’ex detenuto deve avere la possibilità di ricominciare a vivere, come qualunque cittadino onesto.
Abbiamo detto, di come l’attuale condizione della stragrande maggioranza delle carceri italiane, sia drammatica.
Aumentano a dismisura le morti sul lavoro, ma quasi a fare a gara, aumentano anche le morti in carcere. Sigh..
Oltre a questi, è doveroso segnalare anche i suicidi di 6 agenti di Polizia Penitenziaria. Pochi si soffermano.
Il clima e le pessime condizioni delle carceri italiane, producono vittime innocenti. Un dato preoccupante.
L’ultimo suicidio è di qualche giorno fa. E’ avvenuto il 6 luglio 2024 a Roma. Aveva lavorato nel carcere di Locri.
Chissà perché, quando si parla degli operatori di Polizia, l’argomento trova molta indifferenza tra i cittadini.
Esistono retaggi culturali e pregiudizi, che complicano la messa a fuoco delle loro reali condizioni di lavoro.
Ufficialmente si parla sempre di BURNOUT, che è lo stress cronico legato al lavoro e che ti porti anche fuori.
La Polizia Penitenziaria detiene il triste primato, del più alto tasso di suicidi tra tutte le Forze dell’Ordine.
Le carenze strutturali delle nostre carceri non danneggiano solo il detenuto. La Polizia Penitenziaria è lì con loro.
Le condizioni di lavoro di questi operatori sono spesso difficili, frustranti, soffocanti, oltre che molto pericolose.
Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia, manca il 16% delle unità previste. Sono dati dell’aprile 2024.
Il segretario della UIL Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio, dichiara una carenza cronica di 18 mila unità.
La situazione sta diventando sempre più esplosiva. Al tema suicidi si deve aggiungere il rischio rivolta in carcere.
Lo stesso Presidente Mattarella ne ha parlato nei giorni scorsi, esprimendo grande preoccupazione.
” Il carcere non può essere il luogo dove si perde ogni speranza. Non va trasformato in una palestra criminale.”
Voglio adesso riportare alcune riflessioni di Roberto Bartoli. Professore di Diritto Penale All’Università di Firenze.
Queste sue tesi sono state pubblicate sul sito “Diritto Penale” il 22 aprile 2024.
Bartoli sostiene che siamo alla resa dei conti, per i sostenitori della certezza della pena come certezza del carcere.
Bartoli premette che la popolazione carceraria cresce di circa 370 persone al mese. La situazione è sopracitata.
Oggi esistono le alternative al carcere. Se si dovessero riportare tutti in carcere, diventerebbero 240 mila unità.
Una cifra spropositata ed insostenibile. Se ne rende conto il Ministro Nordio e chi ipotizza nuovi carceri?
Il professor Bartoli ha idee molto chiare nel merito. E cita fatti e cifre che personalmente mi hanno impressionato.
Al 31 marzo 2024 le persone che scontano la pena in carcere sono 61.049. La scontano in libertà 88.257 persone.
A ciò vanno aggiunti 90 mila condannati con sentenza definitiva che non sono in carcere. Circostanza curiosa.
Hanno tutti condanne definitive con pena carceraria inferiore ai 4 anni, ma non sottoposti a misure alternative.
Questo accade per l’impossibilità materiale di applicare misure alternative (?!). Davvero un paradosso incredibile.
Bartoli evidenzia che non solo incarcerare tutti è impossibile. Anche le misure alternative non vengono eseguite.
Il Ministro Nordio è convinto che la pena carceraria risolverà buona parte dei problemi sociali del Paese. Suvvia.
Il professor Bartoli è espressione di un altro pensiero. La realtà è diversa dal mito e questa strada è impercorribile.
Oggi il sistema è davvero al collasso. Le carceri esplodono e le alternative al carcere non vengono eseguite.
La proposta di costruire nuove carceri è una soluzione impraticabile. 240 mila detenuti sono 4 volte quelli attuali..
Possiamo fare a meno del carcere? Ovviamente NO. Ma il carcere deve restare soltanto l’extrema ratio. Riflettete.
Bartoli sostiene che vada riservato principalmente alla criminalità grave, quella violenta e quella organizzata.
Per quanto riguarda la criminalità medio bassa, dovremo investire sempre più nelle pene alternative. Praticandole.
Mi rendo conto che il dibattito è davvero impegnativo ed infuocato. Ma non condivido le scelte del governo Meloni.
Oltre alla dichiarata volontà di costruire nuove carceri ( quando? Con quali soldi? con quanto personale?) c’è altro.
L’articolo 18 e 25 del DDL 1660 in discussione alla Camera, va ad inasprire il rapporto con tutto il mondo carcerario.
Viene introdotto il reato di “Rivolta Penitenziaria”, che non tiene conto delle attuali condizioni disastrose che citavo.
Le più recenti circolari del DAP sono dirette a far trascorrere ai detenuti, più tempo possibile in cella. C’è più cattività.
Prima la regola ricercata e praticata era l’apertura all’interno del carcere (meno cattività). Adesso è il contrario.
Le rivolte degli anni 70 ci avevano insegnato che la sicurezza si tutela aprendo il carcere al suo interno. Adesso…
Tutto ciò, provoca maggiore aggressività nel detenuto che si sente sempre più rinchiuso. Chi ne paga le conseguenze?
Quando si parla di carceri si parla di giustizia. Chi desidera uno Stato ingiusto?
Foto di Hasan-Almasi