Al quotidiano La Repubblica, così come del resto agli altri maggiori organi di stampa, non è mai passato per la testa di scrivere alcunché e di prendere le distanze dalle tante esternazioni esagitate rivolte contro il movimento No Tav. Anzi, le provocazioni dei vari pasdaran pro Tav Pd, Pdl, Lega e compagnia bella, a cominciare da quelle del senatore Pd Esposito, hanno sempre trovato ospitalità e avuto ampio risalto. Ma La Repubblica, edizione torinese, in un articolo a firma Salvatore Tropea non può tacere il suo «sconcerto» per le «parole incaute» pronunciate dal Presidente del Senato Piero Grasso che pure non è un No Tav o un cuor di leone. «Si poteva fare meglio» ha detto nei giorni scorsi Grasso per dire che, forse, in Valsusa era necessario che ci fosse«maggiore dialogo» evitando così di trasformare la questione Tav in questione di ordine pubblico.
Apriti cielo! Come ben si sa, chi si oppone al Tav o è un sovversivo o un violento o anche un possibile terrorista. Grasso, per Tropea, reo di «aver alzato una palla a favore dei No Tav» doveva quantomeno usare «parole più misurate» o, meglio, poteva starsene zitto come del resto hanno detto anche molti esponenti di governo torinesi e piemontesi. Questo è il nuovo giornalismo.
Lasciatemi dire, io stesso sono giornalista e ho fatto giornalismo ma ciò che non ho mai fatto è di accodarmi ai voleri dei poteri forti negando il confronto democratico che comprende anche il diritto a sollevare problematicità e ad esprimere opinioni diverse. Chi nega questa possibilità più che un giornalista è un pennivendolo.