di Mauro Alboresi, segretario nazionale del PCI
L’uccisione a Fermo di Emmanuel, 36 anni, nigeriano, immigrato nel nostro paese con la moglie per sfuggire ai terroristi di Boko Haram, è al centro dell’attenzione dei numerosi organi di stampa e di informazione ed interroga la nostra società.
Al di la della responsabilità penale in capo a chi si è macchiato, dimostrando tutta la sua subcultura, la propria pochezza, di tale crimine, non vi è dubbio che quanto successo dice molto delle pulsioni xenofobe che hanno investito il nostro Paese, di un clima manifestamente razzista sempre più evidente, marcato.
Di ciò portano la maggiore responsabilità quelle forze politiche che da troppo tempo fanno della diversità, di colui che proviene da altri paesi, da altre culture, che professa altre religioni, un facile bersaglio al fine di acquisire consensi tra un’opinione pubblica disorientata, impaurita, soprattutto a fronte di una crisi economica, ma tanto vi è di etico e di morale, della quale non riesce a cogliere caratteristiche e responsabilità, ad individuare una possibile soluzione.
Posizioni politiche, quelle espresse, che alimentano la guerra tra poveri per nascondere ciò che accade, il perché accade e conseguentemente di chi sono le responsabilità.
Ciò che è accaduto dice di un clima di violenza crescente, di atti di sopraffazione sempre più espliciti, ostentati,della regressione della nostra società, dei suoi valori fondanti.
A ciò occorre ribellarsi, non ci si deve rassegnare.
Alla solidarietà nei confronti della moglie di Emmanuel, alla quale giustamente è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico, della sua famiglia, alla richiesta della massima severità nei confronti di chi si è reso colpevole di tale crimine, occorre unire l’impegno ad una battaglia culturale, sociale, politica tesa ad impedire il clima alla base della deriva in atto.
Occorre rilanciare l’idea dell’uguaglianza di ogni essere umano, la scelta di operare per dare risposta ai suoi bisogni, considerare l’immigrazione non come il problema, ma come la manifestazione del problema rappresentato dall’iniquità del modello economico e sociale imperante, per la cui alternativa noi comunisti ci sentiamo impegnati.
luglio 8, 2016