La Giustizia peruviana ha respinto ieri l’ennesimo reclamo della candidata della destra filostatunitense Keiko Fujimori e dichiara “inammissibile” la richiesta dei suoi avvocati di annullamento del ballottaggio perché non ci sono prove dei brogli alle elezioni del 6 giugno, come sostenuto dalla candidata figlia del dittatore e genocida Alberto Fujimori.
Il 6 giugno si sono svolte le elezioni presidenziali in Perù e, dopo aver scrutinato il 100% dei voti, il 15 giugno, il candidato presidenziale per Perù Libre, il socialista Pedro Castillo, ha ottenuto il 50,125%, mentre la sua rivale del partito di destra di Forza Popolare, Keiko Fujimori, ha ottenuto il 49,875%, con una differenza di 44.058 voti.
Tuttavia, la Fujimori, sotto processo con un rischio di condanna a 31 anni di carcere, senza presentare prove, ha accusato il partito di Castillo di aver orchestrato una “frode sistematica ai seggi” e ha chiesto con centinaia di ricorsi, alle autorità elettorali, di annullare 200.000 voti favorevoli al candidato di sinistra.
Dopo che l’Organo Elettorale ha respinto tali richieste, la candidata conservatrice ha fatto ricorso ad ulteriori accuse nel tentativo di ribaltare il risultato.
In questo senso, l’avvocato Javier Villa Stein ha presentato un altro ricorso in favore della Fujimori in cui chiedeva che il secondo turno fosse dichiarato nullo, assicurando che “era un processo elettorale viziato”.
In risposta alla richiesta di Villa Stein, questo sabato il giudice Elizabeth Salas Fuentes, della Seconda Corte Costituzionale Transitoria, ha dichiarato “inammissibile” la richiesta di annullamento elettorale, come dettagliato in un documento della Corte Superiore di Giustizia di Lima.
In particolare, ha precisato che l’avvocato non ha presentato prove sufficienti per concludere che le firme dei membri dei seggi elettorali fossero state falsificate laddove il numero di voti per ciascun candidato sarebbe stato manomesso.
Il Potere Giudiziario ricorda che la Costituzione peruviana indica che l’unico motivo per annullare un processo elettorale è che i voti nulli o in bianco superino i due terzi del numero dei voti espressi, cosa che è regolata anche nella Legge Elettorale Organica.
Il giudice Salas ha evidenziato che la Corte ha agito nelle sue risoluzioni secondo la legge e senza mostrare simpatia per nessuno dei due candidati.
Nel bel mezzo della polemica, un fatto nuovo ha dato un durissimo colpo alla credibilità della Fujimori.
Un ex deputato ha diffuso delle registrazioni audio trapelate in Perù che rivelano come Vladimiro Montesinos, l’ex consigliere incarcerato dell’ex presidente Alberto Fujimori, avrebbe cercato di corrompere la Giuria Nazionale Elettorale per aiutare la Fujimori ad accedere al potere.
In queste registrazioni, si sente Montesinos parlare con un ex ufficiale militare che coordina le azioni per portare a termine l’organizzazione di presunti brogli nel secondo turno delle elezioni presidenziali.
Queste registrazioni, non diffuse dalla maggior parte dei grandi media peruviani, che appoggiano platealmente la Fujimori, ma divenute virali sulle reti sociali e la stampa alternativa, hanno contribuito a far cadere la credibilità della candidata di destra.
Il sondaggio dell’Istituto di Studi Peruviani (IEP), pubblicato su La República ha chiesto cosa pensano i cittadini delle denunce di brogli portate avanti dalla Fujimori dopo il secondo turno delle elezioni.
Il 53% ha sottolineato che la Fujimori ha torto e che è una strategia per ignorare i risultati, inoltre, il 69% dei peruviani disapprova il comportamento che Keiko Fujimori ha avuto dopo il ballottaggio qualificando le elezioni come “truffa”.
A tre settimane dal ballottaggio, le autorità elettorali non sono ancora state in grado di proclamare il socialista Castillo presidente eletto a causa dell’insistenza della candidata di destra a non accettare il risultato. Tuttavia, le delegazioni degli Osservatori internazionali che hanno supervisionato il voto, tra cui l’Organizzazione degli Stati Americani (non certo amica dei candidati di sinistra), nonché organizzazioni nazionali, come la Civil Transparency Association e l’Ombudsman’s Office, hanno dichiarato che il processo è stato trasparente e non c’è stata frode.
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