Reportage della contestazione all’incontro di ieri a Perugia con la bloggera più amata… dal governo degli Stati Uniti. “Tenetevi Yoani, ridateci i Cinque”. Un blitz per fare un pò di chiarezza. Ieri domenica 28 aprile una giusta, decisa, rumorosa e pacifica contestazione ha rovinato la festa della signora Yoani Sánchez ospite a Perugia del Festival del Giornalismo.
Un “dibattito” gestito da uno dei più solerti anticomunisti della carta stampata, Omero Ciai e dal direttore del quotidiano “La Stampa” Mario Calabresi, legato al gruppo industriale Fiat, dove la signora mercenaria veniva presentata come fosse un’esule e come “genuino” fenomeno mediatico.
La Sánchez è giunta in Italia con un ritardo di circa due giorni, poiché si è trattenuta in vacanza, ben pagata dai suoi “proprietari”, su un’isola portoghese (una “vacanza premio”?). Il dibattito spostato alla domenica è poi stato fatto slittare di altre due ore, probabilmente perché gli organizzatori volevano evitare che i compagni giunti dal centro Italia e dall’Umbria potessero dar vita ad una contestazione. Ma questo non ha fatto demordere i circa 80 compagni che nel frattempo avevano disposto sulla piazza striscioni che chiedevano la liberazione dei 5 cubani ostaggi degli USA, tra questi quello di Nuestra America e quello della Rete dei Comunisti, insieme ai quali è stato aperto anche un grande bandierone cubano.
Il coordinamento di organizzazioni e comitati composto dalla Rete dei Comunisti, dal Collettivo Militant, Nuestra America e dal Capitolo Italiano della Rete delle Reti di Difesa dell’Umanità, da tempo erano a conoscenza del “tour della menzogna” su Cuba e la Rivoluzione socialista organizzato per la Signora Sánchez. Un giro di conferenze messo in piedi con i fondi ed il sostegno della NED (National Endowement for Democracy) e dei mecenati dell’industria dell’informazione internazionale. L’obiettivo che ci eravamo dati è di far sentire forte e chiaro alla blogger Sánchez che lei in Italia non è un ospite gradito, e che di giornalisti filo capitalisti e con la propensione per il falso e ne abbiamo già troppi.
Il tour della Sánchez è stato efficacemente messo in discussione nei paesi dove i partiti e i movimenti della sinistra di classe hanno scelto di contestare pacificamente, ma in maniera netta e rumorosa, questo fenomeno mediatico costruito nei laboratori dell’intelligence statunitense. La NED insieme con altre strutture danno vita alle attività legate all’Information Operations Roadmap, finanziate a suon di milioni di dollari dal Congresso sin dal 2003 su indicazione dell’allora segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. Queste attività vanno dalla gestione delle ingerenze nella vita degli altri paesi, alle PsyOps più dirette alla destabilizzazione, dalla creazione di reti di cybernauti blogger al finanziamento di movimenti come Otpor (Jugoslavia) di matrice destrorsa e filo imperialista.
La signora Sánchez è stata ospitata nel salotto buono della borghesia italiana: il Festival del Giornalismo, un ciclo di conferenze gestito da testate e giornalisti equamente divisi tra destra, centro e pseudo sinistra, quello stesso circo che conduce una guerra di classe ideologica, meno appariscente ma altrettanto spietata. Non è casuale che l’industria del falso abbia deciso di dare continuità all’aggressione mediatica contro la rivoluzione socialista cubana ospitando la signora Sánchez, che tra le altre cose riceve compensi da testate come la Stampa e l’Internazionale per le sue mediocri falsità.
“Il successo di Yoani è testimoniato da questa sala piena di gente”: quelle di Mario Calabresi, direttore de «La Stampa» potrebbero intitolarsi le ultime parole famose. Quando la tanto attesa (e che tanto si è fatta attendere) Yoani Sánchez prende la parola la misura era colma e abbiamo allora deciso di dirigerci verso il palco, seguiti anche dai compagni dei movimenti sociali umbri e da diversi altri.
Abbiamo “occupano” la presidenza ricordando alla stessa Yoani e agli scribacchini del “capitalismo progressista” che la vera vittima di un regime non è la ben remunerata Sánchez, ma sono Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René. E che il regime è quello statunitense, che li tiene imprigionati dal 1998.
La Signora Sánchez per alcuni minuti è stata travolta da un onda pacifica di compagni che si è sollevata gridando slogan a favore di cuba, ricordandole la sua complicità con gli Stati Uniti che da oltre cinquanta anni aggrediscono il suo paese ed il suo popolo con il bloqueo e con il terrorismo, che ospita assassini come Posada Carriles e che tra le sue vittime conta anche Fabio di Celmo. Saliti sul palco abbiamo esposto uno striscione che reclamava la liberazione dei cinque e lanciati in aria volantini e dollari con il volto della Sánchez, quest’ultimi riportavano sul retro l’offerta speciale: “Tenetevi Yoani e ridateci i Cinque!”.
Qualcuno si è affrettato a ricordare alla Sánchez che le banconote erano emesse dalla Rete dei Comunisti, Collettivo Militant, Nuestra America e dalla Rete di Difesa dell’Umanità e non erano quelle che lei intasca da Washington, hai visto mai….
La contestazione è durata diversi minuti, durante i quali i responsabili del dibattito sono stati presi da attacchi isterici reclamando un diritto all’informazione che loro stessi negano a Cuba e al suo popolo, come anche ai lavoratori italiani.
Siamo usciti dal salotto della borghesia cantando “Bella ciao”, come collegamento ideale alla resistenza rivoluzionaria del popolo cubano e come voglia di liberazione dalla disinformazione, che con questa sua “esqualida” ospite si proponeva di sostenere l’autoritarismo statunitense che tiene seppelliti i cinque nelle sue galere, che appoggia l’aggressione a Cuba e ai paesi dell’ALBA, la stessa matrice ideologia che fa girare la macchina del consenso a favore delle guerre coloniali in Siria, in Mali e nell’occupazione sionista della Palestina.
La contestazione alla Sánchez è stata un azione di antimperialismo militante, un terreno che ci vede, e continuerà a vederci, fortemente impegnati al fianco di Cuba socialista, senza se e senza ma.
Rete dei Comunisti, Collettivo Militant, Rete delle Reti di Difesa dell’Umanità, Nuestra America
29 aprile 2013
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Sapere su NED (National Endowement for Democracy) vedi: