A riverlaro è il Wall Street Journal, secondo il quale uomini vicini a Maduro erano pronti a un golpe incruento per rovesciare il governo col sostegno degli Usa. Chi erano i congiurati e perché il complotto è fallito
di
Tre figure di spicco dell’inner circle di Nicolas Maduro erano riuscite a mettere a punto un piano segreto in 15 punti con l’opposizione venezuelana per arrivare a un cambio di regime nel Paese senza spargimento di sangue. È quanto sta emergendo nelle ultime ore e che spiegherebbe la fallita rivolta di martedì scorso.
In base all’accordo, il presidente Maduro avrebbe avuto garantita un’uscita dignitosa dal Paese, verso Cuba, e avrebbe lasciato il posto al leader dell’opposizione, Juan Guaidò, come capo di un governo ad interim di unità nazionale. Ma il piano è drammaticamente sfumato, quando Maduro lo ha scoperto, il che ha spinto Guaidò ad accelerare i tempi, fare un appello alla rivolta popolare (sostenendo di avere dalla sua parte i militari mentre non era così) e il piano è collassato.
Secondo il Wall Street Journal, negli ultimi mesi l’opposizione venezuelana e il governo americano avevano avuto contatti ripetuti con persone vicine a Nicolas Maduro, che si erano detti pronti a dare la spallata al suo governo. Fonti americane hanno anche fatto i nomi delle persone coinvolte: in primis, Vladimir Padrino, il ministro della Difesa, che gestisce i militari che sostengono il regime, il quale però si sarebbe pentito all’ultimo minuto.
Nome in codice: avvoltoio
I militari venezuelani avevano progettato il piano insieme ai funzionari del Consiglio di sicurezza degli Stati Uniti (Nsc, nell’acronimo in inglese), un organismo che fa capo direttamente a Donald Trump e che oggi è guidato da John Bolton. Secondo Washington, ai contatti hanno partecipato anche il giudice presidente della Corte Suprema, Maikel Moreno, e il comandante della guardia d’onore presidenziale e capo dell’intelligence militare, Ivan Rafael Hernandez Dala.
Trump era a conoscenza di tutto. Per convincere Padrino – a cui era stato assegnato il nome in codice di ‘Zamuro’, avvoltoio – affinché ordinasse ai militari di ‘cambiare cavallo’ sarebbe stato utilizzato anche un messaggio della famiglia che gli chiedeva di smettere di sostenere Maduro. Ma il piano non ha funzionato. L’idea era di prendere la base aerea de La Carlota all’alba di mercoledì 1 maggio. Tuttavia, all’alba di martedi’ 30 aprile, qualcuno ha ordinato la liberazione di Leopoldo Lopez, uno dei leader storici dell’opposizione venezuelana. Il che ha creato confusione, anche in Padrino.
Se la ricostruzione è vera, adesso cominceranno le purghe. Finora l’unico che ha pagato è Manuel Ricardo Cristopher Figuera, direttore del potentissimo Servicio Bolivariano de Inteligencia, meglio noto come Sebin. È stato fermato e di lui si sono perse le tracce. Maduro intanto ha dichiarato guerra aperta ai “traditori” e “golpisti”.