In un documento firmato martedì 28 aprile e considerato di carattere “urgentissimo”, il Ministero degli Affari Esteri del Brasile ha riferito che i 34 funzionari diplomatici venezuelani vengono espulsi dal paese e devono tornare al più tardi in Venezuela il 2 maggio.
La misura comprende non solo i diplomatici che lavorano presso l’Ambasciata venezuelana a Brasilia, ma anche chi lavora nei consolati nelle città di Belém, Boa Vista, Manaus, Recife, Rio de Janeiro e San Paolo.
Non si è fatto attendere il ringraziamento da parte dei veri registi di questa decisione: gli Stati Uniti d’America. Il un tweet il segretario di stato Pompeo ha scritto: “Buona chiacchierata oggi con il ministro degli Esteri brasiliano @ernestofaraujo. La partnership tra Stati Uniti e Brasile è più forte che mai e dobbiamo continuare a promuovere il quadro di transizione democratica per il Venezuela. Insieme combatteremo # COVID19 nell’emisfero.”
I funzionari espulsi dal paese sono quelli inviati e riconosciuti dal governo legittimo del Venezuela, comandato dal presidente eletto del paese, Nicolás Maduro. Il governo Bolsonaro invece afferma di riconoscere i rappresentanti nominati da Juan Guaidó, il leader di un settore dell’opposizione venezuelana autoproclamatosi presidente del Venezuela.
Non è chiaro, nella decisione del Ministero degli Esteri brasiliano, se saranno questi ultimi ad occupare la sede diplomatica venezuelana in Brasile, dopo l’espulsione dei rappresentanti del governo Maduro.
La decisione del Brasile arriva in un periodo di forti pressioni degli Stati Uniti contro il governo del Venezuela, che includono la minaccia di intervento militare, incluso l’avvicinamento delle truppe americane al territorio del paese sudamericano attraverso la confinante Colombia.
https://www.nodal.am/2020/