di Daniele Chicca
NEW YORK (WSI) – Crescita più che dimezzata rispetto alle aspettative: con questo deve fare i conti la maggiore economia al mondo. Gli Stati Uniti hanno infatti visto una crescita del Pil dell’1,2% nel secondo trimestre, molto meno delle previsioni, che erano per un’espansione del 2,6%. Rivisti al ribasso i dati sui primi tre mesi dell’anno, con l’espansione che è stata quantificata al +0,8% e non più all’1,1% come riportato in precedenza.
Un altro risultato che è stato rivisto decisamente al ribasso è stato quello del secondo trimestre di un anno fa, che ha dato alla banca centrale Usa, la Federal Reserve, la leva giusta per poter avviare la retorica sul ciclo del rialzo dei tassi a metà 2015. Il +3,9% impressionante è diventato un ben più “ordinario” +2,6%.
La revisione in peggio del primo trimestre è la conseguenza principalmente della riduzione apportata alle componenti investimenti ed esportazioni, mentre tra i ritocchi al rialzo si possono citare l’indice dei consumi personali (PCE), le spese del governo federale e delle amministrazioni.
Pil Usa: ciclo di crescita annuale più basso dal 1949
In pratica l’economia statunitense è cresciuta meno del 2% per tre trimestri consecutivi. Da quando la fase di recessione è terminata sette anni fa, l’espansione del Pil non ha visto quel ritmo visto nei periodi di ripresa precedenti. Il tasso medio di crescita annuale del Pil nel ciclo attuale rimane il più basso da almeno il 1949.
Sui mercati, i futures sui principali indici dell’azionario ritracciano, tranne il Nadsaq che è poco variato. L’euro si rafforza sul dollaro, che a sua volta si indebolisce sullo yen. La divisa unica vale 1,1136 dollari contro i 1,1127 precedenti la pubblicazione del dato sul Pil. L’argento vira in positivo e l’oro incrementa i guadagni. Si riducono i rialzi dei rendimenti dei titoli di Stato americani.
29 luglio 2016