Lo stallo nell’erogazione dei fondi pesa anche sui progetti destinati a persone con disabilità, anziani non autosufficienti e clochard. Degli 1,45 miliardi investiti ne sono stati assegnati 1,32. Il Forum Nazionale del Terzo Settore e la Fondazione Openpolis denunciano anche la carenza di dati organici e trasparenti per il monitoraggio dei finanziamenti. Il punto.
Bene ma non benissimo, anzi malino. Così si potrebbe riassumere lo stato dell’arte sull’attuazione delle misure contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). A oggi l’Italia ha completato solo 10 delle 27 scadenze previste entro giugno e non ha ancora inviato a Bruxelles la richiesta di pagamento della quarta rata di fondi. Anche la terza non è ancora stata erogata, perché subordinata al completamento delle scadenze dello scorso dicembre, sulle quali il processo di valutazione da parte della Commissione Europea è ancora in corso. Entro il 31 agosto il governo dovrà presentare la proposta di revisione del Piano e Bruxelles avrà due mesi di tempo per valutarne l’ammissibilità.
Finanziati 2036 progetti regionali, 89 in meno rispetto agli iniziali 2125
Rispetto alle risorse già assegnate non siamo messi meglio: i soldi finora stanziati dall’Unione Europea al nostro Paese ammontano a circa 67 miliardi (a cui ne vanno aggiunti altri 19 a completamento delle fasi di controllo) ma ne sono stati spesi solo 25,7. Entro la fine dell’anno dovremmo averne spesi complessivamente 58,3 e riceverne circa 120, un obiettivo che sembra difficilmente raggiungibile. Dati poco rassicuranti che rischiano, tra l’altro, di minare l’efficacia degli interventi di promozione del welfare inseriti nel Pnrr. È quanto è emerso lo scorso 10 luglio a Roma durante l’incontro di presentazione del rapporto “Pnrr, politiche sociali e Terzo Settore”, a cura di Forum Nazionale del Terzo Settore e Fondazione Openpolis, che si focalizza in particolare sulle misure destinate agli anziani non autosufficienti, alle persone con disabilità e e quelle senza fissa dimora. Il report parla chiaro: dei circa 1,45 miliardi investiti per finanziare i progetti rivolti a queste tre categorie di beneficiari, solo 1,32 miliardi sono stati finora assegnati ai territori. E i restanti 133 milioni? Difficile rispondere. Dal rapporto però emerge che i territori hanno avuto difficoltà nel presentare un numero di progetti sufficiente. Un ostacolo probabilmente dovuto anche alla mancanza di personale nelle pubbliche amministrazioni, alle complesse procedure burocratiche che il Pnrr richiede e alla necessità di tempi rapidi per realizzare i progetti. A oggi in otto Regioni è stato finanziato un numero di progetti minore del previsto. In totale solo 2036, 89 in meno rispetto agli iniziali 2125.
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Mancano dati organici e trasparenti per il monitoraggio dei finanziamenti
Forum Nazionale del Terzo Settore e Fondazione Openpolis denunciano anche la carenza di dati organici e trasparenti per il monitoraggio dei finanziamenti e dei progetti. Recentemente il governo ha reso disponibili nuovi dati sulla piattaforma OpenPnrr ma mancano ancora le informazioni relative alle risorse destinate ai singoli progetti e effettivamente erogate ai territori e anche quelle relative allo stato di avanzamento dei progetti stessi. Un altro obiettivo mancato riguarda l’assunzione di under 36 e donne: il 70 per cento degli appalti del Pnrr prevede una deroga alla clausola che obbliga le imprese a assumere almeno il 30 per cento di queste categorie. Al quadro si aggiunge il mancato coinvolgimento delle realtà del Terzo settore nella progettazione dei bandi per l’attribuzione dei progetti e delle risorse: da sempre a fianco delle categorie socialmente più svantaggiate, sono stati invece considerati dei meri esecutori dei progetti ideati da Regioni, Province e Comuni. Entrando nel merito delle misure a favore delle persone con disabilità, dei 500 milioni euro stanziati per finanziare principalmente interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare e inclusione lavorativa, solo 409,7 sono stati effettivamente assegnati ai territori ma non si sa se e quanti siano già stati erogati. «Da ora in poi è molto importante che vengano promossi processi di co-progettazione. Finora ci sono state politiche calate dall’alto, non tutti i territori sono riusciti ad avanzare proposte progettuali. Il Pnrr e i suoi fondi sono destinati a migliorare la vita delle persone e a superare le disuguaglianze», dice a Lettera43 Vanessa Pallucchi, portavoce di Forum Terzo Settore che, rispetto al tema disabilità, aggiunge: «Il Pnrr porta con sé due riforme: quella della non autosufficienza e quella sulla disabilità. Siamo riusciti a dare una nostra impronta verso l’autonomia della persona. Ora è possibile costruire un progetto di vita in maniera autonoma. La sfida del futuro è consolidare il risultato nel tempo, anche con investimenti economici». Politiche non imposte dall’alto ma condivise con i territori e il terzo settore. Solo così il Pnrr potrà diventare un’opportunità per le persone con disabilità e le associazioni che le rappresentano.