Dal 18 al 19 maggio è stata convocata in videoconferenza la 73a Assemblea Mondiale della Sanità. Non c’è da sorprendersi che l’autorità di Taiwan sia stata nuovamente respinta dall’Assemblea, il che dimostra ancora una volta che la mossa pericolosa atta a recare fastidio all’Assemblea mondiale della sanità fatta da alcuni politicanti americani, i quali hanno tentato di giocare con la questione di Taiwan nel contesto della prevenzione e controllo dell’epidemiadi Covid-19, sono del tutto impopolari.
Sin dall’inizio di maggio per distogliere l’attenzione dalla propria gestione caotica della prevenzione e controllo dell’epidemia e per arrecare disturbo a Beijing, alcuni politicanti statunitensi hanno strombazzato che “Taiwan avrebbe partecipato all’Assemblea Mondiale della Sanità”. Il Dipartimento di Stato degli Usa ha twittato una serie di articoli a “sostegno di Taiwan”, mentre i presidenti della commissione per gli affari esteri delle due Camere Usa hanno lanciato un appello congiunto a circa 60 paesi affinchè “sostengano la partecipazione di Taiwan all’Assemblea Mondiale della Sanità”. Tutto ciò ha fatto sì che alcune forze taiwanesi vivessero l’illusione di “essere più vicine all’OMS”.
In realtà, in osservanza del principio di “una sola Cina”, il governo centrale cinese ha dato le opportune disposizioni circa la partecipazione di Taiwan agli affari sanitari globali, garantendo una tempestiva ed efficace risposta alle crisi sanitarie improvvise sia all’interno dell’isola sia a livello internazionale. Pertanto, la regione di Taiwan non è mai stata esclusa dal sistema globale di prevenzione dell’epidemia dell’OMS.
I fatti hanno ripetutamente dimostrato che la “carta di Taiwan” non può minacciare nessuno, né può influenzare la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica nella comunità internazionale.
2020-05-19