La nuova ‘Guerra Fredda’ della Nato baltico-Usa contro la Russia di Putin ha la Polonia Paese chiave. Che, in attesa dei mille soldati promessi da Obama, litiga con la storia e abbatte monumenti, i suoi simboli messi in piazza. Condanna alla rimozione per centinaia di monumenti dedicati all’Armata Rossa non più molto amata in quel Paese che berne o male liberò il continente dal nazismo.
Di Redazione
L’ Armata Rossa Sovietica ha sempre avuto qualche problema in Polonia. Nel 1920 durante la guerra Polacco-Bolscevica proprio a Varsavia avevano trovato rifugio e sostegno gli zaristi in fuga, e nel 1939 subito dopo l’attacco della Germania nazista. Prima la spartizione poi la guerra infinita sino alla caduta del nazismo. Da allora il Paese è disseminato di monumenti che ricordano i caduti sovietici sul suolo polacco: sono centinaia e la maggior parte ricordano i combattenti morti durante l’offensiva contro la Wermacht tedesca, finita poi con la presa di Berlino e la liberazione dell’Europa dal nazismo.
Quasi ottant’anni dopo la Polonia si trova, abbastanza contenta e volontaria, nel bel mezzo di una nuova “guerra fredda” ad Est, con la Russia che non è più sovietica, ma è sempre molto temuta. Non solo l’inizio dei lavori della seconda base dello scudo antimissilistico della Nato Aegis Ashore, o l’ultima esercitazione militare a ridosso dei confini russi messa in piedi a giugno. O il vertice Nato proprio a Varsavia questa settimana, dove le divisioni interne alla Alleanza militare sono diventate proprio sul fronte anti russo sono diventate esplicite.
Ora la rimozione del passato sovietico diventa un nuovo gradino dell’escalation di tensione con Mosca. Più di duecento, tra monumenti e statue verranno smantellate, e trasferite in un parco a loro dedicato. «Non ci sono motivi per cui i monumenti alla memoria dell’Armata Rossa, che per due volte ha invaso il Paese e che è responsabile di numerosi crimini dopo la guerra, siano glorificati», ha dichiarato Pawel Ukielski, presidente aggiunto dell’Istituto polacco della memoria nazionale. Le statue e le colonne saranno spostate nella località di Borne Sulinowo, dove si trovava una base segreta dell’Armata Rossa. Salve solo le tombe e i monumenti nei cimiteri, che riposino in pace.
Voluta dal partito ultranazionalista e ultrabigotto al governo dal 2015, la battaglia dei monumenti era iniziata lo scorso maggio, quando la formazione politica di Jarosław Kaczyński aveva annunciato di volerne smantellare 500. Il piano presentato a giugno si è fermato a 229. Poi vedremo. Subito è arrivata la protesta della Federazione Russa, nelle parole del ministro degli esteri Sergej Lavrov: «La Polonia è leader europeo in termini di dissacrazione dei monumenti ai soldati sovietici caduti per liberare l’Europa e il mondo dall’Asse».
L’ira di Mosca si era già scatenata l’anno scorso, quando fu smantellata una placca commemorativa del generale russo Ivan Chernyakhovsky a Pieniezno, località nel nord del Paese, dove il comandante fu ucciso in combattimento. Il maggio scorso, a Stettino, nord del Paese, il consiglio comunale ha deciso di rimuovere l’enorme monumento di pietra al centro della piazza principale. In questa città al confine con la Germania c’è la più grande base militare della Nato nell’est Europa, ingrandita lo scorso anno. Per ora il bersaglio sono i simboli del «grande nemico russo». Gioco di soldati in bronzo comunque pericoloso.
21 luglio 201