di Raffaele Simonetti
Pietro Grasso ha presentato il suo ultimo libro LEZIONI DI MAFIA presso la biblioteca Sormani di Milano il 31 marzo – con lui il sindaco Pisapia, il direttore de La Stampa Mario Calabresi e il presidente onorario di Libera Nando Dalla Chiesa.
Prima di diventare un libro, Lezioni di Mafia è stata una serie di 12 puntate trasmesse da Rai Storia a partire dal settembre 2012; la serie – si può ben dire “interpretata” da Grasso – è iniziata quando Grasso era ancora Procuratore nazionale antimafia ma appena 3 mesi prima che chiedesse l’aspettativa per motivi elettorali.
Sul sito del quotidiano Libero il resoconto della presentazione inizia così:
Milano, 31 mar. (Adnkronos) – “Ci sono voluti anni perché fosse innegabile la presenza della mafia a Milano, ma noi che lavoravamo con Buscetta e altri sapevamo bene che in via Larga al 13 si incontrano i mafiosi e facevano affari sin dagli anni ’60”. È’ quanto ha sottolineato il presidente del Senato, Pietro Grasso, che oggi nel capoluogo lombardo, dopo una serie di appuntamenti, ha presentato il suo libro ‘Lezioni di mafia’.
“Che scoperta !” verrebbe da dire, dato che sin dai tempi della “Milano da bere” di craxiana memoria c’era chi l’aveva detto, come lo stesso Dalla Chiesa potrebbe ricordargli.
Ad ogni modo, almeno per questo libro, non ci sarebbe granché da ridire, visto il suo ruolo precedente.
Semmai, volendo essere maliziosi, ci si potrebbe chiedere se l’aver riversato i contenuti della serie televisiva in un libro sia la continuazione di quell’impegno o un sostegno al suo nuovo ruolo politico che, ricordo, è iniziato in maniera folgorante: il 27 dicembre 2012 richiede l’aspettativa, il 16 marzo 2013 è eletto presidente del Senato – la seconda più importante carica della Repubblica Italiana.
E, volendo essere ancora più maliziosi, si potrebbe sospettare che la presentazione fatta con a fianco il Sindaco e il presidente di LIBERA intendesse apparire una “garanzia” che nell’imminente Expo 2015 i tentativi di infiltrazioni mafiose saranno contrastati.
Un aspetto sottolineato nel comunicato del Comune sull’iniziativa (La consapevolezza del fenomeno è il primo passo per sconfiggerlo), in cui si afferma che «il Comune si impegna concretamente per contrastare l’illegalità».
Ma il penultimo…
“Meglio soli che mal accompagnati” raccomanda il proverbio, e probabilmente bene avrebbe fatto Grasso a tenerlo presente prima di accettare di essere tra i 5 intervistati da Serena Danna per il libro Prodotto interno mafia, pubblicato da Einaudi nel 2011.
Gli altri intervistati sono: Ivan Lo Bello presidente di Confindustria Sicilia, Domenico Mogavero vescovo di Mazara del Vallo, Nicola Gratteri procuratore aggiunto di Reggio Calabria e Moises Naim – generalmente definito nelle recensioni del libro: economista.
Ma definire Moises Naim economista è riduttivo e anche un po’ fuorviante, dato che già la Wikipedia in italiano menziona che «Tra il 1992 e il 1994 Naím è stato direttore esecutivo prima, e primo consigliere del presidente poi, della Banca Mondiale» e che «Dal 1996 al 2010[4] ha diretto Foreign Policy, un mensile americano» (ma Foreign Policy, fondata dal famigerato Samuel Huntigton – quello dello “scontro di civiltà” – è ben più che “un mensile americano”).
Quella in inglese, in aggiunta, ricorda anche che quest’anno il Gottlieb Duttweiler Institute lo ha inserito nella “Top 100 influential global thought leaders”.
Il fatto è che Naim, sempre ben accolto, imperversa da anni sulla stampa italiana: Corriere della Sera, Il Sole 24 ore e l’Espresso su cui ha scritto a lungo nella rubrica ‘SENZA FRONTIERE’.
E Naim, oltre a scrivere senza frontiere, non si fa scrupolo a scrivere anche senza pudore.
Il 2 gennaio 2006 il Corriere pubblicava questo suo articolo dall’inequivocabile titolo: La questione morale soffoca la democrazia.
Il contenuto (ancora in linea sul sito del quotidiano) non tradisce il titolo; vi si legge infatti:
Per quanto sia vero che la corruzione corrode i sistemi politici, porre un freno a tangenti e finanziamenti illeciti non risolverà automaticamente i problemi più spinosi che affliggono la comunità. Questa infondata convinzione rischia di rendere più arduo, se non impossibile, ottenere il sostegno pubblico ad altri indispensabili interventi. …
L’ossessione della corruzione inficia il dibattito …
Il più grave danno collaterale provocato da tale ossessione è forse l’instabilità politica che essa rischia di generare. …
Non v’è alcun dubbio che la corruzione sia un flagello. Ma neanche possiamo ignorare che tanti Paesi che ne sono afflitti non stanno affatto affondando. Ungheria, Italia e Polonia, ad esempio, hanno saputo conciliare benessere e significativi livelli di corruzione; Cina, India e Thailandia non affondano, ma prosperano.
Ma questo è niente rispetto all’articolo pubblicato il 28 luglio 2009 su Il Sole 24 ore con questo titolo e occhiello:
Così ti cucino un colpo di stato
Ingredienti e istruzioni di preparazione per il golpe contemporaneo ad alta digeribilità
L’articolo, di cui si trovano tracce in rete, è stato (pudicamente?) rimosso dal sito del quotidiano di Confindustria; chi volesse leggerlo trova qui (Naim_cosi_ti_cucino_un_colpo_di_stato) il pdf che a suo tempo ho salvato.
Infine: Moises Naim era il ministro dell’Economia del governo di Carlos Andrés Pérez ai tempi del Caracazo, la rivolta popolare scoppiata in Venezuela il 27 febbraio 1989 e repressa nel sangue – leggere in questo numero di LATINOAMERICA del 2010 il lungo articolo di Gianni Minà intitolato: “Ecco chi paga Moisés Naím, Freedom House, Reporters sans Frontiéres e la loro informazione al guinzaglio”.
Possibile che l’allora Procuratore nazionale antimafia Grasso ignorasse tutto questo ?
Per uno abituato ad indagare sulla mafia sarebbe sorprendente.
Forse l’intervista a Naim è stata aggiunta “a sua insaputa” ?
In ogni caso quel libro può ben definirsi un infortunio. O un viatico ?