In ogni paese in cui esiste una”Costituzione scritta”, e cioè un “Costituzione reale”, ogni violazione di quanto è scritto costituisce un “colpo di stato”, come è un “colpo di stato” la cosiddetta “costituzione materiale” come si definisce ogni violazione della “Costituzione scritta” cioè della “Costituzione reale”
Dopo le continue violazioni e torsioni della Costituzione in senso presidenzialista attuate dai “capi dello stato”, compreso Mattarella (a cui non spettava ripudiare Savona).
SI DEVE CANDIDARE ALLA NOMINA DI “CAPO DELLO STATO” SOLO CHI DICHIARA O SI SIA CERTI CHE SI ATTERRA’ ECLUSIVIAMENTE NEI I LIMITI DALL’ART. 87 DELLA COSTITUZIONE, CHE CIOE’ SARA’ SOLO IL GARANTE DELL’UNITA’ NAZIONALE E DELLA COSTITUZIONE, PER CUI NON GLI SPETTA NEMMENO DI “SCEGLIERSI” IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.
ALL’OPPOSTO L’INTENTO DI DRAGHI E’ DI GARANTIRE LA CONTINUAZIONE DEL SUO PROGRAMMA DI GOVERNO, VOLTO A SCONVOLGERE IL SISTEMA SOCIALE, POLITICO E ISTITUZIONALE DELLA COSTITUZIONE NATO DALLA RESISTENZA, COL PRESIDENZIALISMO DI FATTO, L’INTRODUZIONE DEL “SEPARATISMO” REGIONALE DIFFERENZIATO CHE FRANTUMEREBBE L’UNITA’ DELLA NAZIONE; PRIVATIZZAZIONI E LIBERALIZZAZIONI; RIDUZIONE E ABROGAZIONE dei DIRITTI SOCIALI FONDAMENTALI, INSOMMA, PERSEGUENDO I CONTENUTI DELLE REVISIONI COSTITUZIONALI DI BERLUSCONI E DI RENZI GIA’ BOCCIATE DAL POPOLO ITALIANO NEI REFERENDUM DEL 2006 E 2016; E RICALCANDO LE ORME DEL GENERALE DE GAULLE, PER INSTAURARE UN PRESIDENZIALISMO ALLA FRANCESE MA SENZA PASSARE PER MODIFICHE ALLA COSTITUZIONE, MA CON UNA SUA ‘COSTITUZIONE MATERIALE’, un “GOLPE”.
DAL 1991 AL 2001, IL GRANDE PRIVATIZZATORE DRAGHI SI DEDICO’ A REALIZZARE LE PRIVATIZZAZIONI PREVISTE DAL FAMOSO “COMPLOTTO DEL BRITANNIA” (Panfilo della Regina), PRIVATIZZANDO PERSINO FUNZIONI PUBBLICHE E SERVIZI SOCIALI ED ECONOMICHE ESSENZIALI E DELL’ENERGIA CHE OGGI RINCARANO DEL 100%. ORA MIRA AD OCCUPARE IL COLLE PER GARANTIRE CHE CONTINUI L’ASSALTO A FUNZIONI E SERVIZI PUBBLICI IN PARTICOLARE QUELLI LOCALI, ATTUANDO IL PRESIDENSIALISMO E SPEZZANDO L’UNITA’ NAZIONALE IN 20 REPUBBLICHINE REGIONALI, IN FUNZIONE DI UNA EUROPA DELLA REGIONI E NON PIU DEGLI STATI .
Ad oggi l’unico candidato legittimato a concorrere alla nomina di capo dello stato, di cui è si certi che rispetterà l’art 87C. e che non torcerà un’altra volta in senso presidenzialista la Costituzione, è IL VICEPRESIDENTE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE PAOLO MADDALENA, che di sicuro si atterrebbe al dettato costituzionale in quanto fondatore e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”, candidato a “capo dello stato” dagli ex 5 Stelle.
Angelo Ruggeri (*)
Tra opacità, manovre oscure e strizzate d’occhio , si rischia di arrivare a scegliere e nominare il “capo dello stato” nel modo più antidemocratico che esiste, cioè senza chiarire il programma e i limiti del suo mandato, stante che tutto avviene quasi come capita quando si deve eleggere un Rettore dell’Università, dove nessuno presenta un programma o dichiara i suoi intenti, ma senza base programmatica presenta o presentano solo il nome del candidato alla carica, per poi ricercare voti a sostegno solo del nome, attraverso manovre, telefonate a conoscenti, ad amici e agli amici degli amici …, tutto senza una base programmatica, basando il tutto sull’intesa e l’invito a votare per una persona non espressiva di un qualche cosa di programmatico, scandalosamente ed esclusivamente indirizzando la scelta tramite rapporti personali, con un “su dai votiamo quel nostro amico”, o “dai il tuo voto a quello che è a noi vicino … o perché è un amico …”, e cosi via.,
Venuti meno i partiti veri, tal modo di procedere sembra ripetersi anche nella ricerca di un capo dello stato, senza che nessun candidato dichiari quali siano le sue intenzioni, se non anche i suoi intenti e un suo programma che dovrebbe essere quello già scritto negli specifici articoli della Costituzione, ma che abbiamo visto violati da ormai tanti e troppi Presidenti della Repubblica, che non intendono come proprio compito l’attenersi a quanto è scritto in modo inequivocabile nella “Costituzione scritta” l’unica valida e che è la “Costituzione reale”. Viceversa da tempo, ogni “capo dello stato” ha sottoposto a personali torsioni anticostituzionali, ogni volta motivati con sedicenti esigenze contingenti o presunte deficienze della politica, ma soprattutto per la propria e immotivata discrezione e ambizione di protagonismo, come quando ad es. Mattarello si è rifiutato di “promulgare” – come lo obbligava l’art 87 – a Ministro dell’economia Paolo Savona, come avevano deciso le forze politiche del costituente governo.
IN VERITA’ SE NON SI PENSASSE DI POI ESERCITARE UN POTERE EXSTRA COSTITUZIONALE, STANTE CHE LA COSITUZIONE PREVEDE TANTI OBBLIGHI E POTERI TALEMENTE LIMITATI CHE I DRAGHI, GLI AMATO E SIMILI RIFIUTEREBBERO E SE LA SQUAGIEREBBERO.
In tempi come questi si deve ricordare e ribadire che quando in un Paese esiste una “Costituzione scritta”, vale a dire una “Costituzione reale”, come la definì Gramsci e come viene ben definita, ogni violazione di quanto è scritto nella “Costituzione”, costituisce un colpo di stato, ed è ad un colpo di stato che si pensa quando si parla di “costituzione materiale” – cioè di modifiche di fatto come quelle a cui pensa Draghi – a cui ci si riferisce ogni volta che viene violata la “Costituzione scritta”. Cosiddetta “costituzione materiale” che nell’ignoranza di coloro che la richiamano e nell’imbecillità di che li segue non è ne “parente” ne posta a latere della Costituzione scritta e reale, approvata dall’Assemblea costituente e che, dunque, è colpo di stato di cui sono complici anche chi la cita per giustificare una reiterata violazione, asserendo che fa parte della “costituzione materiale” cioè di altri “colpi di stato” già precedentemente attuati, per cui tanto vale ammettere ed accettare un anche un altro golpe contro la Costituzione vigente.
Questo e’ l’incolto modo di ragionare di molti e specie dei cosiddetti “quirinalisti” dei vari giornali, che nemmeno dovrebbero esistere, perché non avrebbero nulla da fare e da scrivere se il capo del Quirinale fosse ligio al dettato costituzionale, e indisponibile a prestarsi a manovre politicanti che non gli competono.
Il fatto stesso che ci siano giornalisti origlianti e dediti a sondare e anzi a speculare su ciò che avviene al Quirinale, testimonia intanto che il suo inquilino si presta a giochi proibiti, e che ci si attende sempre che il capo dello stato, abbia delle intenzioni che vanno oltre i suoi compiti, di aggirare o raggirare e varcare i limiti che la Costituzione gli assegna in modo assolutamente inequivocabile. Perché tanto sono poche e precise le norme sulle funzione del Presidente della Repubblica, che egli ha pochissimi e limitate funzioni, non già per una dimenticanza dei Costituenti, ma i fondatori delle democrazia e della Repubblica, vollero che il capo dello stato dovesse solo registrare ciò che compete esclusivamente al Parlamento e ai partiti, che non avesse alcuna funzione interventista, che non dovesse impicciarsi ne avere nulla a che fare con “l’inventare” o peggio “imporre” soluzioni o maggioranze politiche e formule di governo. Come è invece accaduto anche di recente con Mattarella, che ha violentato al Costituzione con l’attuale governo che i “quirinalisti” e non solo definiscono un tandem Mattarella e Draghi(nessun articolo della C. prevede che ci possa essere un governo voluto, sostenuto e di fatto imposto dal “capo dello stato, il che costituisce il “secondo golpe” di Mattarella, dopo il “primo golpe” compiuto quando si rifiutò di “promulgare” (come scritto nell’Art. 87C. ) la nomina di Savona come Ministro dell’economia. In tal modo Mattarella è intervenuto direttamente per imporre un ministro a lui gradito (per di più evocando esplicitamente Segni, quanto da capo dello stato minacciò di costituire un governo col sostegno dei militari ….): mentre non sta scritto da nessuna parte della Costituzione che il capo dello stato possa rifiutarsi di “promulgare” la nomina di un ministro indicato dalle forze politiche e di far prevalere qualcun altro a lui gradito.
Ragionando per principi costituzionale come si deve fare sempre anche per la nomina del capo dello stato, va ricordato che: ”Il Presidente della Repubblica è il capo dello stato”, “rappresenta l’unità nazionale” ed “è eletto per sette anni”(Art.87C.).
Sicché, la nostra Costituzione non permette ne la nomina per la seconda volta di Mattarella, ne la nomina di Draghi per quanto detto sopra circa le sue intenzioni “golpiste”, non tanto in quanto “l’ufficio di presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica” (Art.84C.), ma specie perché la sua candidatura viene motivata come “garante della continuità e della unità della attuale maggioranza politica” – anziché della “’unità nazionale” – che non è un compito previsto in nessun articolo della nostra Costituzione.
Sicché la nomina di Draghi rappresenterebbe un consapevole e motivato atto sovversivo dei compiti del capo dello stato. Per di più aprirebbe un vulnus della Costituzione, anche per il fatto che a gestire la crisi aperta dalle sue dimissioni da “capo del governo”, sarebbe lo stesso Draghi che ha causato la crisi.
E sarebbe ancor peggio “il tacon del buso” nel caso delle tutte anticostituzionali soluzioni sin qui ventilate. Non solo, ovviamente, quella di una sovrapposizione del ruolo di “capo del governo” e di “capo dello stato”, tanto platealmente anticostituzionale che immaginiamo sarà evitata: anche se non si sa mai in una congiuntura dove è invalsa l’abitudine di quasi tutti a calpestare la Costituzione per perseguire interessi opportunisti, trasformisti e di breve periodo. E visto soprattutto le ripetute torsioni a cui è stata sottoposta la nostra Costituzione da tutti i capi dello stato, quanto meno da Cossiga in poi – per non risalire a quelli che l’hanno preceduto, come Segni, ecc. –, ognuno dei quali si è inventato e ha dato corso, di volta in volta, a ruoli e funzioni non previste dalla Costituzione. Ma è anticostituzionale anche quella che vuole trovare e concordare un suo sostituto a capo del governo, già prima di essere capo dello stato e di aver dato il mandato per un altro capo di governo. Dove sta scritto che si deve eleggere un capo dello stato se e quando garantisce la formazione di un governo prima ancora che venga aperta la crisi di governo?
Al di là ognuna di queste ipotesi anticostituzionali, non è costituzionalmente previsto che possa esserci, in qualsiasi forma, una qualche continuità tra il ruolo di Presidente del consiglio dei ministri e quello del capo dello stato garante e custode della “Costituzione della Repubblica delle autonomie locali e sociali”.
Perché da capo dello stato che deve solo vigilare, promulgare e registrare gli atti di governo, Draghi non può porsi ne essere visto e indicato da sé o da altri ne come garante ne come continuatore delle politiche seguite dal suo governo. A cominciare dal fatto che Draghi, col suo governo, tra i collegati al bilancio, ha inserito il disegno di legge volto a dare attuazione alla “separatismo” regionale differenziato. Nonostante che nel corso della pandemia sia stata data la dimostrazione plastica e disastrosa di come il diritto alla salute e il servizio sanitario nazionale siano stati distrutti dal regionalismo vigente, il bancario Draghi vorrebbe ancor più incrementare a dismisura i poteri centralisti delle Regioni, fino farne di fatto venti repubblichine centraliste, autonome e separate dalla Repubblica e dalle sue articolazioni centrali e locali, che sbriciolerebbero l’unità nazionale che spetta proprio al capo dello stato garantire (Art.87).
Il fatto che il tale progetto di germinare venti repubblichine, venga collegato alla Legge di Bilancio, sta a confermare che ci sono potenti forze, palesi ed occulte, del capitalismo internazionale e sovranazionale che spingono per spezzare un modello istituzionale come quello italiano, impostato sulla Repubblica delle autonomie locali e sociali (e non sulle “separatezze” e l’“autonomismo” del “centralismo” della Regioni), considerato “anomale” rispetto agli altri paesi europei e angloamericani ai quali Draghi intende conformare l’Italia, confermando di essere il portatore di una anticostituzionale strategia sia di economia politica che istituzionale, che persegue agendo nel cono d’ombra e di tali forze palesi ed occulte o di conserva con esse.
Quella di Draghi è una strategia che svela la sua pericolosità, sia che resti capo del governo o diventi capo dello stato, in quanto: sul piano economico persegue una selezione “darwiniana”, che abusando dell’emergenza sanitaria e imponendo misure draconiane, mette sul lastrico molte parti della nostra economia, per favorire le acquisizioni di assi italiani da parte sia dei privati che delle imprese multinazionali e degli istituti di credito e bancari del capitalismo finanziario internazionale. Come quando dal 1991 al 2001, tradendo il suo maestro Federico Caffè, andò a vendersi sul piroscafo Britannia per svendere l’Italia al capitale angloamericano, diventando “il primo Ciampi Boys delle privatizzazioni”, tanto da essere bollato persino da Cossiga come: “Un vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica italiana …”.
Mentre sul piano istituzionale tale strategia draghiana, è volta ad usare l’emergenza sanitaria per favorire un’anticostituzionale ristrutturazione del sistema istituzionale, ERIGENDO LE REGIONI AL RANGO DI “STATI” – com’è nella logica del federalismo Nord-americano -, per favorire la supremazia dell’economia e della finanza europea, affinché , tramite il “separatismo” regionale si possa procedere nella direzione della creazione di una Europa delle Regioni (che si occupano di servizi e non di economia), al posto dell’Europa degli stati che tenuti ad occuparsi dell’economia nazionale, infastidiscono le scelte del capitale finanziario europeo che, in una Europa delle regioni, dominerebbe ancor più incontrastato.
Sicché In aggiunta alla privatizzazione dei servizi del Ddl concorrenza, tale legge collegata al bilancio, che apre la via alla frantumazione e separazione regionale differenziata, rappresenta una non più parziale ma globale sovversione della Costituzione della Repubblica delle autonomie locali e sociali, che risulta però coerente con l’attuazione di un disegno europeista a cui mirano i poteri capitalistici “forti”, palesi ed occulti, ovvero un cosmopolitismo europeista di banchieri, speculatori, finanzieri, imperialisti e imprese transnazionali.
Si spiega cosi il ritmo con cui negli ultimi 40 anni si è congiurato – in forme di ingegneria istituzionale combinate con attentati e tentativi di “colpo di stato” – per spezzare la dialettica tra principi di democrazia formale e sostanziale e tra territorio sociale delle autonomie locali e centra nazionale, interrotto dall’uso ed abuso dell’anticostituzionale federalismo , mascherato da regionalismo, che interrompe il rapporto dialettico tra autonomie locali del territorio sociale e il centro nazionale, sostituendo questo “ nazionale” con un centralismo regionalista e presidenzialista inseparabile dal federalismo.
Donde che non sorprende che si ripresenti il tentativo di un “colpo di stato” di fatto, svelato rozzamente dal cazzaghese Ministro dello sviluppo economico (sic), al quale – poco avvezzo a padroneggiare concetti e linguaggio – è scappato di dire che “Draghi anche da capo dello stato può dirigere la carovana”, che tradotto dal rozzo idioma varesotto in uso nel suo paese di Cazzago, voleva dire che il capo dello stato può dirigere anche il governo, come gli è stato suggerito di dire e come è nell’intento di un Draghi posto a “capo dello stato”.
(*) del “Centro S.d’Albergo-Il Lavoratore”