Decine e decine di cronisti a Roma, Latina, Viterbo, Rieti, Frosinone, Cassino davanti alle Procure per dire basta alle leggi bavaglio.
A Roma, grazie ad Alessia Marani si sono ritrovati insieme Fnsi, Ordine Nazionale e Regionale, Stampa Romana, Articolo 21, Usigrai, No Bavaglio, Giulia giornaliste. Sono ormai trenta i cronisti sotto scorta. Decine e decine le querele bavaglio. Da ultimo una direttiva sulla presunzione di innocenza che trasferisce ai Procuratori della Repubblica la valutazione sul pubblico interesse e la rilevanza sociale delle notizie da fornire alla stampa.
Si tratta di una interpretazione arbitraria della direttiva europea, in netto contrasto con le stesse sentenze della Corte Europea. Le proteste che arrivano da croniste e cronisti impegnati sulle banchine del molo di Catania, tenuti a debita distanza, confermano un pessimo clima e il crescere degli ostacoli al libero esercizio del diritto di cronaca. Le proteste di oggi fanno seguito ad analoghe iniziative che si sono svolte nel Veneto, a Reggio Emilia, in Umbria, in Toscana, in Campania, in Liguria, altre sono già annunciate a Milano.
Ormai è giunto il momento di portare la denuncia sotto le sedi della Commissione Europea e del Parlamento Europeo, dove si sta progettando l’approvazione di un media freedom act. Insieme con il Sindacato Europeo dei giornalisti e con il Consorzio Antislapp sarà il caso di denunciare la situazione italiana, che rischia di avvicinarsi sempre più a quelle della Polonia, dell’Ungheria, di Malta.
Articolo 21 , attraverso la portavoce Elisa Marincola, ha proposto di promuovere una grande iniziativa unitaria che metta insieme tutte le associazioni italiane e le organizzazioni internazionali che hanno denunciato questa grave anomalia.
Ci sembra giusto aderire e metterla in cantiere, anche perché non si tratta di difendere i diritti di croniste e cronisti, ma, anche e soprattutto, di difendere il diritto della comunità ad essere informata sulle troppe oscurità e che minacciano e inquinano il nostro ordinamento democratico.
A Roma, grazie ad Alessia Marani si sono ritrovati insieme Fnsi, Ordine Nazionale e Regionale, Stampa Romana, Articolo 21, Usigrai, No Bavaglio, Giulia giornaliste. Sono ormai trenta i cronisti sotto scorta. Decine e decine le querele bavaglio. Da ultimo una direttiva sulla presunzione di innocenza che trasferisce ai Procuratori della Repubblica la valutazione sul pubblico interesse e la rilevanza sociale delle notizie da fornire alla stampa.
Si tratta di una interpretazione arbitraria della direttiva europea, in netto contrasto con le stesse sentenze della Corte Europea. Le proteste che arrivano da croniste e cronisti impegnati sulle banchine del molo di Catania, tenuti a debita distanza, confermano un pessimo clima e il crescere degli ostacoli al libero esercizio del diritto di cronaca. Le proteste di oggi fanno seguito ad analoghe iniziative che si sono svolte nel Veneto, a Reggio Emilia, in Umbria, in Toscana, in Campania, in Liguria, altre sono già annunciate a Milano.
Ormai è giunto il momento di portare la denuncia sotto le sedi della Commissione Europea e del Parlamento Europeo, dove si sta progettando l’approvazione di un media freedom act. Insieme con il Sindacato Europeo dei giornalisti e con il Consorzio Antislapp sarà il caso di denunciare la situazione italiana, che rischia di avvicinarsi sempre più a quelle della Polonia, dell’Ungheria, di Malta.
Articolo 21 , attraverso la portavoce Elisa Marincola, ha proposto di promuovere una grande iniziativa unitaria che metta insieme tutte le associazioni italiane e le organizzazioni internazionali che hanno denunciato questa grave anomalia.
Ci sembra giusto aderire e metterla in cantiere, anche perché non si tratta di difendere i diritti di croniste e cronisti, ma, anche e soprattutto, di difendere il diritto della comunità ad essere informata sulle troppe oscurità e che minacciano e inquinano il nostro ordinamento democratico.