Non è una novità che il Parlamento o il Governo Italiani ignorino la volontà popolare, e la gestione dell’acqua ne è l’emblema.
La legge per la gestione pubblica del servizio idrico infatti fu proposta su iniziativa popolare nel 2007, con oltre 400.000 firme, ma fu ignorata completamente dal Parlamento di allora e decadde con la legislatura.
Eppure numerosi comitati di cittadini, associazioni e movimenti non si arresero e, nel 2010, raccolsero le firme per proporre i referendum abrogativi, sia dell’art. 23/bis della legge Ronchi, che spingeva verso la privatizzazione della gestione; sia dell’art. 154, per eliminare il profitto garantito sulla gestione.
Anche in questo caso la volontà popolare fu chiara: 27 milioni di Italiani votarono “sì” per l’abrogazione dei due articoli di legge contro la privatizzazione della gestione e contro il profitto sull’acqua; ed anche in questo caso fu ignorata dalla successiva legge di stabilità del governo Monti ( di Unità nazionale), che affidò il controllo del servizio idrico all’AEEG (autorità per l’energia elettrica e gas), ente di regolamentazione di mercato, che ha imposto tariffe con profitti garantiti (falsamente chiamati costi) e mantenuto le gestioni private.
La recente Direttiva Europea 2014/25/UE (punti 7, 8 e 9) sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua ed altri servizi, non “obbliga gli Stati membri ad affidare a terzi o a esternalizzare”, al contrario afferma che non dovrebbe neppure trattare la liberalizzazione di servizi di interesse economico generale, riservati a enti pubblici, e che “lascia impregiudicata la libertà delle autorità nazionali, regionali e locali di definire, in conformità del diritto dell’Unione, i servizi d’interesse economico generale. Mentre il Parlamento italiano (eccetto gli oppositori di minoranza…) vuole chiudere la partita con la gestione dell’acqua, varando una legge che ne mantiene la gestione privata. Il Governo Renzi, poi, con il decreto di attuazione della Legge Madia del 2015, promuove la concorrenza, la libertà di stabilimento e la libertà di prestazione di servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione dei servizi pubblici locali di interesse economico generale.
La legge, oggi in commissione ambiente della Camera, proposta da un gruppo di parlamentari, doveva ricalcare quella d’iniziativa popolare del 2007, ma la stessa Commissione ha approvato un emendamento che elimina i processi di ripubblicizzazione, ribaltando completamente il rispetto della volontà popolare espressa in quasi 10 anni di mobilitazioni, sia a livello locale che a livello nazionale.
Questa legge, che rappresenta un’ulteriore mannaia contro l’espressione democratica dei cittadini, non ci spaventa, e non fermerà i comitati nella difesa dei territori dagli interessi transnazionali e dalle lobbies economico-politiche che si sono appropriate di un diritto umano fondamentale come l’accesso all’acqua.
Comunicato stampa
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua
Comitati Territoriali Contro la Privatizzazione dell’Acqua
18/3/2016