Luca Grossi
I Pm: “Prestiti di Berlusconi ed altre entrate non dichiarate”
L’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri è accusato di aver violato la normativa antimafia prevista dalla legge Rognoni-La Torre e, per questo motivo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze, Antonella Zatini, ha disposto il sequestro preventivo di beni sino alla somma di quasi 11 milioni di euro (per la precisione 10.840.451,72). Il sequestro preventivo è stato eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Firenze.
Dell’Utri è indagato da anni nel capoluogo toscano nell’ambito delle indagini sulle stragi mafiose del 1993 a Roma, Milano e Firenze. In quella stessa indagine era indagato con Silvio Berlusconi e secondo i procuratori Luca Tescaroli (da poco nominato procuratore capo di Prato) e Luca Turco potrebbe esserci una connessione tra i pagamenti e l’intento di occultare eventuali informazioni di cui sarebbe stato a conoscenza l’ex senatore.
In questo caso le stragi del 1993 non c’entrano, se non di riflesso, perché sono la “ragione di connessione” per radicare la competenza su Firenze.
L’accusa
Secondo la Procura distrettuale antimafia fiorentina, Dell’Utri avrebbe omesso di comunicare entro i termini stabiliti dalla legge variazioni patrimoniali per un ammontare complessivo di 42 milioni e 670 mila euro, una somma risultante dai prestiti e dalle elargizioni provenienti dai bonifici dell’ex leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ma anche da altri atti di compravendita di immobili e opere d’arte o bonifici provenienti da case editrici di quotidiani.
I magistrati Luca Tescaroli e Turco avevano presentato una richiesta di sequestro preventivo fino alla somma di 20.430.213 euro nel procedimento che vede indagato l’ex senatore.
Il Gip ha dimezzato di fatto la cifra sequestrabile: alla fine dell’eventuale processo, in caso di condanna, se le tesi della Procura reggessero, potrà essere confiscato un totale di 10 milioni e 840 mila euro; di questa cifra, 2 milioni e 590 mila euro direttamente a Dell’Utri, mentre 8 milioni e 250 mila euro alla moglie Miranda Ratti (mai indagata nei procedimenti del marito), perché, per l’accusa, sarebbero riferibili al marito.
A nulla è valso il loro divorzio pronunciato il 10 giugno 2020 dal Tribunale di Milano che i pm ritengono fittizio.
Per precisare va detto che la differenza tra l’ammontare contestato (42,6 milioni) e quello sequestrato (10,8 milioni) discende soprattutto dall’operare della prescrizione.
La nota della Procura di Firenze
Il cofondatore di Forza Italia avrebbe, secondo gli inquirenti, “con più azioni e omissioni, in tempi diversi, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, pur essendovi tenuto – in quanto condannato con decisione passata in giudicato, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 9 maggio 2014, depositata il 1° luglio 2014, per il reato di concorso esterno nel delitto di associazione di tipo mafioso – ometteva di comunicare, entro i termini stabiliti dalla legge, le variazioni patrimoniali indicate nell’art. 30 della medesima normativa per un ammontare complessivo di 42.679.200 euro”. Quindi è stato disposto il sequestro preventivo “in forma diretta, sino alla concorrenza della somma di 10.840.451, 72 euro, riconducibile a Marcello Dell’Utri nonché, per la quota parte di 8.250.000,00 euro della somma complessivamente suindicata, anche indirettamente riconducibile al predetto, per il tramite di Miranda Anna Ratti“, moglie dell’ex senatore di Forza Italia, “ovvero per equivalente sui beni nella disponibilità diretta e indiretta di Marcello Dell’Utri nelle modalità e quote sopra indicate”. L’indagine, viene spiegato in una nota della Procura di Firenze, si inserisce “nel quadro di procedimento penale oggetto di un più ampio coordinamento investigativo, portato avanti, in ambito nazionale, dalla Direzione nazionale antimafia, finalizzato all’individuazione dei mandanti esterni delle stragi continentali del 1993-1994”. Nel corso del procedimento, viene ancora spiegato, sono stati condotti vari accertamenti concernenti i flussi finanziari che hanno riguardato Marcello Dell’Utri dal 2014 ad oggi, e “secondo quanto sin qui emerso, questi, pur essendovi tenuto, in quanto condannato con decisione passata in giudicato, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione del 9 maggio 2014, depositata il 1° luglio 2014, per il reato di concorso esterno nel delitto di associazione di tipo mafioso, ometteva di comunicare, entro i termini stabiliti dalla legge, le variazioni patrimoniali indicate nell’art. 30 della legge n.646/1982 per l’ammontare sopra indicato, per come rideterminato dal Giudice delle indagini preliminari”.