Alla Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio, sabato 2 dicembre si è svolto un importante dibattito sulla geopolitica e le crisi attuali, organizzata dalla Casa Del Sole TV. Nella tavola rotonda “Complessità Multipolare” hanno partecipato gli ambasciatori Alberto Bradanini e Elena Basile, il professore Angelo d’Orsi e il noto giornalista Pepe Escobar da remoto.
Nel suo intervento, il Prof. Angelo d’Orsi ha condotto una illuminante analisi sulle “nuove guerre”. Il momento di svolta è stato, secondo d’Orsi, la prima guerra del Golfo contro l’Iraq, originata dall’invasione del Kuwait nel 1990. Dalla pace infinita di Fukuyama si è entrati nell’epoca della guerra infinita, permanente. A tal proposito, il Prof. d’Orsi ricorda un testo di Asor Rosa del 1992 – “Fuori dall’occidente” – in cui l’autore scrive come: “Il nuovo ordine sarà tempestoso e terribile. Un’unica fonte di potere non può essere principio di pace. Scoreranno fiumi di sangue”. La guerra sarà il sostrato che plasmerà il futuro. Una straordinaria profezia.
Finito il comunismo, prosegue d’Orsi la sua analisi, c’era bisogno di un nuovo nemico e il nuovo nemico, come esprime Samuel Huntington in “Lo scontro di civiltà”, è l’islamismo, l’altro, il sud del mondo contro l’occidente. “La prima guerra del Golfo ha definito le caratteristiche delle nuove guerre, perché per la prima volta viene fatto enorme uso della comunicazione e poca informazione”.
Inizia, per d’Orsi, il dominio della comunicazione sull’informazione. Il cambiamento strategico è figlia del fallimento del Vietnam dove da Washington si era individuato come una delle cause era stata la troppa “libera informazione”. Dalla guerra del Golfo, il giornalista diviene “embedded”, incastonato nell’esercito. Quella guerra fu anche la prima di un occidente contro il resto del mondo. Occidente, prosegue d’Orsi, come sintesi politica, geografica, culturale di quella parte di mondo che si stava facendo sottomettere dal neoliberismo, dalla santificazione del mercato, del dollaro come unica moneta ammessa, dall’american way of life come unica cultura da seguire. In questo occidente dominava la triade Usa, Nato e Gran Bretagna. “Di questo occidente entrava a far parte Israele, praticamente come il 51° stato degli Usa”, sottolinea d’Orsi.
Con la guerra del Golfo, la propaganda smette di essere strumento di guerra e diventa guerra essa stessa. “Da allora la guerra assume una centralità nel palinsesto televisivo producendo assuefazione, banalizzazione e normalizzazione della violenza e della guerra”. Nelle nuove guerre, i civili sono le principali vittime (Iraq 2003: 90% morti erano civili. Prima guerra mondiale: 10%), e sono asimmetriche (ineguali) in cui uno dei due contendenti non ha neanche la possibilità virtuale di arrecare danno all’altro.
Il Prof. d’Orsi non ha dubbi su quale sia stata il conflitto emblema delle “nuove guerre”: Kosovo 1999. 74 giorni con la totale asimmetria di 19 stati contro uno. La più ingiustificata di tutte le “nuove guerre”; non c’era nessun motivo se non ideologico: “bisognava cancellare l’anomalia socialista nel cuore d’Europa.” Si parlò di soluzione finale, fosse comuni. Tutto smentito. E ci fu in Kosovo l’hitlerizzazione dell’avversario. L’Espresso, giornale più filoguerra all’epoca, titolò: “Hitlerosovic” con metà della faccia di Milosevic e metà Hitler. La nazificazione dell’avversario comportò che i serbi venissero descritti come i nuovi nazisti. I kosovari i nuovi ebrei. “Chili di carta sprecati a far passare questo concetto che è poi divenuta una costante”. Uno storico israeliano Ilan Pappè nel 2006 scrive un testo fondamentale la “pulizia etnica dei palestinesi” e finisce con un appello ai suoi connazionali avete parlato di soluzione finale in Kosovo ma quello che facciamo dal 1947 ad oggi non è quello? E’ stato costretto a fuggire all’estero come traditore per insegnare.
Tony Blair sul Kosovo disse: “E’ lo scontro tra il bene e il male”. E’ la stessa retorica di Netanyahu e di molti osservatori indipendenti sui nostri tg e talk show televisivi. La Propaganda istituiva qualcosa che vediamo oggi a Gaza: la commercializzazione della morte e tutti i morti non sono uguali. “La disumanizzazione del nemico significa la liceità della sua eliminazione. Questo è nazismo.”, afferma d’Orsi.
Un barlume di un mondo diverso che rivendica cambiamenti epocali, conclude d’Orsi, si scorge nelle manifestazioni immense di questi giorni di solidarietà per la Palestina. La madre di tutti i cambiamenti è la fine del dominio di Washington. Venendo meno l’egemonia resta il solo mero esercizio di forza. “L’avanzata dei Brics e la dedollarizzazione sono inevitabili, ma l’interludio in cui viviamo è pericolosissimo perché tutto può accadere.”
Alessandro Bianchi