da Marco Taxistory
lastampa.it «Se ho sbagliato sono pronto a pagare. L’ho già detto a tutti: non mi trincero dietro delle scuse. Ma io ho agito in perfetta buonafede. Non volevo offendere nessuno, ci mancherebbe». Così si sfoga, alle 8 di sera, al telefono, Fiorenzo A., il tassista finito nel mirino per aver rifiutato la corsa a un disabile e che ora rischia la sospensione. Lo dice dopo una giornata passata a dare spiegazioni alla cooperativa per cui lavora da quasi trent’anni, a rispondere alle domande dei vigili del nucleo taxi, quelli che si occupano di auto pubbliche e rispetto della normativa.
Sessantenne, una vita passata al volante, cerca di essere gentile, ma avrebbe voglia di esplodere. «Caro signore, sono ventisette anni, per l’esattezza, che sto sulla strada. E guardi che, nel mio curriculum, non ci sono macchie. Non una che sia una, eh. Io nella vita ho fatto di tutto, mi sono sempre dato da fare per tutti. E le posso assicurare che questa storia è ben diversa da come è stata raccontata fino a questo momento».
Chiuso in casa a Venaria, con la sua Seat Altea bianca parcheggiata in garage, A. cerca in ogni modo di sfuggire al clamore, alle tante domande dei colleghi, tutti pronti a mettere la mano sul fuoco per lui: «È una persona per bene. Non dipingetelo come un bandito, uno che rifiuta le persone in difficoltà». Ma perché, allora, lo ha fatto: «Perché è anziano. Ha qualche problema di salute. E poi c’è tutta la questione dei buoni taxi per disabili ancora aperta». Audibussio nicchia, non vuole svelare nulla: «Guardi, ho già avuto un problema al cuore anni fa. Una specie di infarto, sono stato molto male. Non intendo continuare a discutere di questa vicenda. Quando mi convocheranno alla polizia, spiegherò».
Per adesso si limita a ricordare che lui e il collega Fabio M. con la sua Jaguar X tipe erano posteggiati a due passi dal centro. «La carrozzina di quel cliente non ci stava nel bagagliaio della Jaguar, io non potevo caricarlo, ecco cos’è accaduto». E quindi? «Io ho detto: “Chiamiamo la centrale del 5787, che poi è la nostra cooperativa, così mandano una macchina attrezzata. Il mio collega, invece, ha deciso che lui il trasporto lo avrebbe fatto comunque. Ha piegato la carrozzina ed è partito verso Caselle: e per di più con il bagagliaio mezzo aperto». Ma, A., perché lei non lo ha caricato? «Io non voglio più dire nulla di questa vicenda. Questi sono i fatti. Se ho sbagliato, pagherò. È la prima volta nella mia vita. Guardi, adesso sta piangendo anche mia moglie».
18 settembre 2015