Il contratto delle «funzioni centrali» attende solo il nulla osta del Ministero dell’Economia e della Corte dei conti, poi i sindacati e l’Aran andranno a trattare degli altri comparti, partiranno dalla scuola per poi arrivare a sanità e enti locali . Proprio in questi giorni sono usciti alcuni rapporti a sancire la perdita di migliaia di posti di lavoro nei comuni e in sanità, eppure c’è forte bisogno di medici, oss, infermieri, di impiegati e tecnici. Le stabilizzazioni saranno poche e insufficienti, escluderanno molti degli aventi diritto.
Molti si chiedono la ragione per la quale per il contratto negli enti locali dovremo attendere ancora settimane, mesi per la erogazione degli arretrati.
La risposta è semplice: la legge di stabilità è stata approvata, i soldi andranno alle singole amministrazione che , con il loro bilancio, dovranno provvedere. Poco conta che i soldi promessi dallo Stato ai comuni siano arrivati solo in parte, anche questo serve a ridurre la spesa degli enti locali, del resto non sono riusciti neppure a garantire un finanziamento aggiuntivo dedicato ai nuovi contratti che a detta di alcuni tecnici sarebbe necessario per non mettere in competizione aumenti contrattuali e nuovi posti di lavoro.
Ma quanto costeranno gli aumenti?
Un aumento di 85 euro lordi per 13 mensilità costa, compresi gli «oneri riflessi», 1.485 euro a dipendente e in totale negli enti locali ci sono 397 mila unità. Servono allora 589 milioni, ai quali aggiungene altri 50-60 milioni per tempi determinati e dirigenti.
Vi sembrano tanti soldi?
Pensate solo che per gli arretrati se la caveranno in media con 577 euro lordi che poi al netto sono circa 380 euro a fronte di una perdita tre volte tanta. E fate attenzione al cosiddetto bonus «perequativo» destinato alle fasce di reddito piu’ basse degli statali che per gran parte dei lavoratori sancirà magari la perdita del bonus Renzi la cui conservazione è tutta da vedere. E il predetto bonus vale solo per il 2018, nel 2019 avremo l’amara sorpresa di un contratto a perdere, una sorpresa che siamo certi riguarderà l’intero comparto pubblico, costruito com’è per soddisfare i dettami del’austerità e non il potere di acquisto di salari fermi da quasi 9 anni.
30 dicembre 2017