Foto: Putin © Sputnik. Sergey Guneev
Putin e Assad hanno invitato l’Occidente a collaborare nell’ambito di un’alleanza anti-IS. Secco no dalla Francia.
Se avete seguito l’incessante avanti e indietro tra Washington e Mosca nel corso delle guerre per procura che infuriano in Ucraina e in Siria, si sa che il Cremlino non ha eguali quando si tratta di descrivere la politica estera in modo breve e preciso.
Questo, ricorda il blog americano ZeroHedge, si è manifestato in pieno all’inizio di quest’anno quando il Consiglio di Sicurezza di Vladimir Putin ha pubblicato un documento che portava il titolo sottile “Sulla strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.”
Nel corso delle ultime settimane, a seguito dell’intensificarsi del sostegno militare russo fornito ad Assad, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha consegnato la seguente valutazione di come Washington ha cercato di caratterizzare il rapporto di Mosca con Damasco:
“In primo luogo siamo stati accusati di fornire armi al cosiddetto ‘regime sanguinario che perseguitava gli attivisti democratici, ora stiamo presumibilmente danneggiare la lotta contro il terrorismo. Questa è spazzatura completo.”
Sì, probabilmente lo è, ma non dimentichiamo che la Russia non è stata esattamente sincera quando si è trattato di riconoscere che, come Washington, l‘interesse di Mosca, in Siria, è legato al terrorismo soltanto nella misura in cui il terrorismo serve come strumento occidentale per destabilizzare Assad che, va ricordato, deve rimanere al suo posto se Putin intende tutelare il pugno di ferro di Gazprom sulla fornitura in Europa di gas naturale.
Naturalmente se quello che ne deriva è che anche la Russia utilizza l’ISIS come una cortina fumogena per giustificare l’invio di truppe in Siria, il Cremlino è, per definizione, più onesto riguardo alle sue motivazioni della Casa Bianca. Cioè, l’ISIS ha destabilizzato Assad e dal momento che la Russia ha interesse a mantenere il regime al potere, Mosca ha in realtà un motivo per sradicare lo Stato islamico. Gli Stati Uniti, d’altro canto, hanno facilitato la destabilizzazione del paese, in primo luogo, giocando un ruolo nella formazione di tutti i tipi di ribelli siriani, e dire che alcuni di essi potrebbero essere andati a combattere per l’ISIS sarebbe una valutazione molto generosa quando si tratta di descrivere il coinvolgimento della CIA (una valutazione meno generosa sarebbe chiamare l’ISIS una “risorsa strategica della CIA”).
Ciò significa che gli Stati Uniti avranno veramente cura di spazzare via l’ISIS solo dopo la deposizione di Assad e l’insediamento di un governo fantoccio congeniale sia a Washington che a Riyadh e a quel punto — assumendo che non ci siano altri regimi nella zona che il Pentagono sente come necessario destabilizzare — l’esercito americano “libererà” rapidamente la Siria dal “flagello” dell’ ISIS.
A dire il vero, la Russia è ben consapevole del gioco che sta giocando e, come vi abbiamo riportato ieri, Vladimir Putin, ieri da Dushanbe, in Tagikistan, dove è impegnato al summit del CSTO, si è subito rivolto agli Stati Uniti.
«Oggi c’è l’esigenza di unire gli sforzi nella lotta contro il terrorismo», ha detto il capo del Cremlino, riferendosi neanche troppo velatamente all’Occidente, esortandolo a mettere da parte ogni ambizione geopolitica, abbandonando «i cosiddetti doppi standard e la politica di utilizzazione diretta o indiretta di alcuni gruppi terroristici per raggiungere i propri obiettivi tattici, compreso il cambiato di governo o regimi indesiderati. Senza questo — ha precisato — è impossibile risolvere altri pressanti problemi, compreso il problema dei rifugiati».
Putin ha rivendicato il ruolo del suo paese nel conflitto che sta affliggendo la Siria, affermando che «senza il nostro supporto al governo di Assad, il numero di rifugiati che arriverebbero in Europa sarebbe decisamente maggiore rispetto a quello attuale». La cosa da notare è che Putin ha sostanzialmente “invitato” gli Stati Uniti a smetterla di utilizzare terroristi per destabilizzare Assad.
Le intenzioni di Vladimir Putin in Siria sono chiare.
La Russia sta rifornendo apertamente il regime di Assad con aiuti militari, nel tentativo di impedire ai terroristi ed estremisti (alcuni dei quali sono stati addestrati dagli Stati Uniti e ricevono aiuti dal Qatar) di facilitare l’estromissione di Assad. E’ così semplice e, francamente, le uniche due cose che la Russia non ha dichiarato pubblicamente (perché questa è la diplomazia internazionale, dopo tutto, il che significa che tutti stanno sempre mentendo su qualcosa) sono i) il ruolo che il gas naturale gioca in tutto questo, e ii) che il Cremlino cercherà di impedire a chiunque di rovesciare Assad, quindi nella misura in cui ci sono veri, ben intenzionati “combattenti per la libertà” in Siria, loro si ritrovano dalla parte sbagliata del fuoco russo alla pari dell’ISIS.
Per quanto chiare siano le internzioni di Putin, negli Stati Uniti ci si attiene alla nozione assurda che il Pentagono proprio non riesce a andare a fondo di ciò che la Russia sta facendo e l’idea ancora più assurda che la Russia — che sembra essere l’unico paese che in realtà è interessato a combattere l’ISIS come dimostra il fatto che ci sono stivali russi sul terreno — stia in qualche modo danneggiando lo sforzo da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati per sconfiggere i radicali islamici in Siria.
Originariamente pubblicato sul sito Sapere è un dovere come traduzione dell’originale pubblicato sul sito ZeroHedge, il 15 settembre 2015.