Oh, Francia, dolce e accogliente Francia! Forse il libro dell’ex brigatista rossa Barbara Balzerani è un’opera d’arte. Non saprei dire. Ma a giudicare dall’accoglienza che sta ricevendo dalla stampa e dal pubblico di Francia, dove è stato appena tradotto ed ora viene promosso con la fanfara, deve trattarsi davvero di un monumento alla letteratura. Non lo so, non mi pronuncio. Mi ha colpito però una frase della quarta di copertina. E’ di Erri De Luca:
«…les paroles d’une révolutionnaire qui surgissent après le silence imposé comme peine supplémentaire…»
Il silenzio imposto come “peine” (condanna, dispiacere, dolore) supplemetare? La favoletta che continuano a raccontare ai francesi è che in Italia c’è un regime crudele e vendicativo? Ma come sarebbe stata trattata in Francia, la signora Balzerani, se avesse partecipato all’assassinio di numerosi cittadini e del presidente della Repubblica di quel Paese? L’avrebbero condannata alla ghigliottina, visto che all’epoca era ancora in vigore.
Si dà il caso, invece, che la suddetta signora, ex compagna di Mario Moretti, abbia commesso i suoi orrendi crimini in Italia. E quale crudele trattamento le ha riservato il nostro Paese? L’ha rimessa in libertà dopo qualche anno di carcere, insieme a tutti i suoi compagni del caso Moro: non ce n’è uno (uno!) che sia ancora in galera, tutti liberi o in semilibertà. E le case editrici le hanno spalancato le porte: ha scritto ben 5 libri, compreso quello (“Compagna luna”) che ora sta promuovendo nella sua tournée francese con l’aureola della vittima.
Non sono un forcaiolo, nè un rancoroso. Sono in contatto con molti ex terroristi usciti dall’inferno e che ora sono tornati a una vita normale, o almeno ci provano. Conosco il loro tormento. Tormento sincero, profondo, lacerante per aver bruciato tante vite, degli altri e anche le proprie. Ho difeso pubblicamente il loro diritto di parola, anche quando a chiedere che tacessero erano i miei amici delle associazioni delle vittime. Ma non può continuare questo insopportabile gioco del ribaltamento dei ruoli. Può funzionare con i francesi, a cui forse fa comodo credere alle favolette. Ma non con noi. Se una vergognosa ingiustizia è stata commessa nel nostro Paese, non è aver negato la parola ai carnefici. Semmai, è averla tolta per molto, troppo tempo alle loro vittime: umiliate e offese mentre i “cattivi maestri” della lotta armata continuavano a impartire lezioni nei centri sociali, nelle università, nelle case editrici, nei giornali e nelle tv. Allora, per favore, basta con il vittimismo dei carnefici. Nessuno vuole imporvi il silenzio. Anzi: parlate, parlate. E dite tutta la verità.
Fasaleaks
28 settembre 2017