Domenica 18 u.s. si è tenuta a Milano, presso l’ARCI Grossoni, la giornata dedicata al “REFERENDUM COSTITUZIONALE UN PUNTO DI PARTENZA” dove sono emerse diverse interessantissime analisi. Nel corso del dibattito sono state chiarite le posizioni incostituzionali della proposta degli attuali politici sul sistema di votazione tedesco e le ragioni (anche storiche) per cui in Italia non è praticabile…
Al termine dei video inseriamo i messaggi di augurio all’iniziativa inviati da formazioni politiche.
MOWA
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Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer
per la ricostruzione del P.C.I.
Le compagne e i compagni delle Sezioni Gramsci-Berlinguer per la ricostruzione del P.C.I., visti i positivi risultati delle precedenti iniziative del vostro movimento, augurano che la giornata di oggi rappresenti un fattivo contributo alla generalizzazione delle lotte in ogni settore del mondo del lavoro, dove la precarietà è ormai capillarmente presente.
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Tempi PostModerni
Firenze, 16 giugno 2017
Compagne e compagni,
siamo dispiaciuti per non essere con voi in questa occasione, ma ci auguriamo comunque in futuro
di avere modo di vederci e confrontarci. Siamo un collettivo di compagni di Firenze che non
militano attualmente in nessuna formazione poltica, tuttavia stiamo lavorando con diverse realtà
italiane che hanno a cuore, come noi, l’esigenza di ricostruire una prospettiva politica e sociale per
la classe, cioè per chi in questo paese ha subito negli ultimi quarant’anni un lento processo di
impoverimento sociale e culturale e che, contestualmente ad una progressiva sedimentazione
ideologica che ha pervaso la società, ha visto ripetere il furto originario prodotto dal profitto
capitalistico. Siamo reduci da una settimana di mobilitazioni ma anche di brutti episodi di
licenziamenti. Il compagno Augustin Breda ha da tutti noi la massima solidarietà, come del resto
tutte le lavoratrici e i lavoratori che stanno cercando un’uscita dal tunnel, ma non quello della
cosiddetta crisi, piuttosto da un’oppressione, a tratti dal volto gentile ma che, con pugno forte e
deciso, quello proprio del potere borghese, ha sostituito la coscienza di classe, marxisticamente
parlando, con la coscienza del consumatore. È così che, a fronte di atti di lotta e conflitto per
difendere diritti negati o scippati, una parte della classe si allinea magari con chi cerca di
“regolamentare” il conflitto capitale-lavoro a detrimento di quest’ultimo. Così in questi anni, a
fianco di una perdita di capacità di incidere sul piano politico e sociale, abbiamo assistito ad una
regolamentazione estrema dello sciopero e ad una vera e propria educazione, al contrario, della
classe. Essa è stata addirittura negata ed ha lasciato campo a formazioni poltiche interclassiste, vedi
il Movimento 5 Stelle o ad un populismo che ha cercato di regalare una nuova identità, non più di
classe ma legata a non ben definiti istinti di autoconservazione. Niente di più falsificante! La classe
esiste, essa è stata indebolita e frammentata, non per questo non c’è! Così come l’identitarismo
nazionalista e razzista divide anch’esso i lavoratori nascondendo la profonda ingiustizia della guerra
fra poveri.
Ciò che è avvenuto de facto è stato a partire dagli anni 70 è un rovesciamento del rapporto fra la
quota del PIL dovuta a rendite e profitti, rispetto alla quota dovuta a salari e pensioni. In poche
parole i lavoratori si sono impoveriti. A fianco dei processi di deindustrializzazione partiti negli anni
80 e di terziarizzazione sono state create figure di lavoratori deboli sul piano della contrattazione
creando addirittura il mito della flessibilità. Ci ricordiamo tutti, come già a partire dagli anni 80 la
flessibilità sia stata, non solo, ovviamente, spacciata come un valore della modernità dal capitale,
ma assunta anche dalla classe stessa dei lavoratori. Ciò è avvenuto parallelamente ad altri processi
storico-politici epocali: in primis la sconfitta del movimento operaio che ha perso progressivamente
la sua organizzazione poltica di riferimento e conseguentemente, non poteva essere altrimenti, il
ruolo stesso del sindacato. Ovviamente la nuova fase internazionale ha visto a partire dall’inizio
degli anni 90 avviare i processi di globalizzazione al pari della progressiva e violenta
finanziarizzazione del capitale. Così, l’assenza di organizzazione da parte della classe e
l’evaporazione sul piano internazionale dei paesi che avevano contrastato l’imperialismo
anglosassone hanno consentito, di fronte ad una classe frammentata, di sferrare una serie di colpi
definitivi a quel complesso di conquiste che erano emerse nel secondo dopoguerra e che, dal ’45 in
poi, erano state consolidate da una conflittualità sociale grazie sia alla presenza non solo in Italia di
Partiti Comunisti e di Sindacati di classe. Dopo l’89 abbiamo assistito a livello continentale
all’attacco progressivo alle costituzioni antfasciste. Il nostro paese è stato, ohimè all’avanguardia. Le
riforme o i tentativi di riforma hanno trasformato e stanno trasformando il nostro paese riportandolo
indietro di decenni. Tuttavia, in questo quadro a tratti disperante, il 4 dicembre il paese ha risposto
all’ultimo vergognoso tentativo di stravolgere la nostra carta costituzionale. Noi vediamo in questo
un punto su cui lavorare, un segnale da comprendere e cogliere. Tuttavia l’avversario di classe ha i
suoi piani per il nostro paese e cercherà altre strade. Una, a cui stiamo assistendo in queste
settimane, è il tentativo di mmanomettere la democrazia attraverso una riforma elettorale
vergognosa.
Compagne e compagni, la strada per recuperare decenni anche di incapacità da parte dei comunisti e
dell’intera sinistra di incidere, è complessa e non breve. Tuttavia, noi molto modestamente ci siamo
rimessi in marcia, convinti che non esistano scorciatoie e che necessariamente dovremo passare
attraverso l’affermazione di una prassi che riproponga con coraggio la questione della
riorganizzazione di classe e in definitiva della trasformazione profonda della società.
Buon lavoro a tutti voi!