Una storia, in terra palestinese, che merita di essere resa nota perché la generosità e l’altruismo possano far sperare nell’anno nuovo con meno cattiveria umana.
Un episodio di un giovane palestinese che andrebbe, nonostante sia sotto i bombardamenti dei sionisti israeliani e che sia privo di soldi, riconosciuto il Nobel per la pace. Si prenda esempio di cosa voglia dire concretamente “restiamo umani”…
MOWA
By Mahmoud Ajjour
“Ho aperto questa giostra per i bambini, affinché possano sfogare la loro energia, e lo stress psicologico”.
Mahmoud Saleh è ragazzo di 25 anni che vive a Rafah, nel sud della Striscia. Come la stragrande maggioranza degli abitanti di Gaza, è attualmente disoccupato. La sua famiglia ha un disperato bisogno di cibo.
Ha aperto una giostra in un’area affollata da migliaia di rifugiati, evacuati a causa del genocidio in corso a Gaza.
Mahmoud è diviso tra un disperato bisogno di soldi per il cibo, e il fatto che la maggior parte delle famiglie, nel campo profughi improvvisato, sono rimaste senza nulla.
Ha risolto l’enigma decidendo di non chiedere soldi, in questo modo i genitori dei bambini possono pagarlo o meno, a seconda della loro situazione economica.
L’iniziativa di Mahmoud Saleh potrebbe non sembrare significativa date le circostanze, ma sono le persone come lui a regalare un margine di speranza, in grado di consentire la sopravvivenza durante un genocidio.
Mahmoud Saleh is a 25-year-old young man from Rafah, in the southern Gaza Strip. Like the vast majority of Gazans, he is currently unemployed. His family is in desperate need of food.
But all he wants is to help children who are currently displaced in Rafah.#gaza #gazawar… pic.twitter.com/vrdxYb1dCK
— The Palestine Chronicle (@PalestineChron) December 30, 2023
Un giornalista del Palestine Chronicle, sfollato a Rafah, ha parlato oggi con Mahmoud, questo è quel che ci ha detto.
“Ho aperto questa giostra per i bambini, affinché possano sfogare la loro energia, e lo stress psicologico. Alcuni di loro provengono da Bureij (Striscia di Gaza centrale), altri da Rafah (estremo sud).
E’ per tutti i bambini. E per chi non ha nulla (non può pagare), darei i miei occhi (non li faccio pagare).
Voglio solo renderli felici. Stanno soffrendo in questa vita, in questa situazione orribile. Questo è il minimo che posso fare, anzi questo è tutto quello che posso fare.
Se un padre vuole che suo figlio usi la giostra (gratuitamente), gli darò i miei occhi. Che Allah sia il nostro protettore.
Queste cose terribili stanno accadendo ai bambini. Sono distrutti.
E questo è tutto quello che posso fare, vi ringrazio”.
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Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui.