Si amplia la base dell’opposizione alla “revisione costituzionale“, attuata in questi giorni dal Parlamento (un’istituzione, ricordiamolo, deleggittimato dalla sentenza della Corte Costituzionale), che si permette di stravolgere la nostra Costituzione nata dalla Resistenza a regimi autoritari.
Questo sito, che da tempo segnala il pericolo e l’attentato alla Costituzione, vede aderire alla campagna referendaria altre forze politiche che faranno di tutto per evitare che venga concretizzato lo stravolgimento della più interessante delle carte sociali esistente al mondo.
Auguriamoci, senza perdere altro tempo e in attesa di nuove realtà, buon lavoro…
Ora e sempre Resistenza.
MOWA
Renzi rottama il lavoro dei costituenti. Azione Civile aderisce all’appello del Manifesto
“Un Parlamento di nominati eletto con una legge giudicata incostituzionale dalla Consulta, un Parlamento commissariato da Napolitano prima e da Renzi poi, svuotato delle sue prerogative e ridotto a mero passacarte del governo, un Parlamento a maggioranze variabili, costruite di volta in volta a tavolino senza tener conto del voto espresso dagli elettori due anni e mezzo fa, si prepara a dare il colpo di grazia alla Costituzione del ‘48, al solido pilastro su cui si è retto il nostro sistema democratico negli ultimi 67 anni”. Lo ha detto Antonio Ingroia, annunciando l’adesione sua e di Azione Civile all’appello dei costituzionalisti pubblicato oggi dal Manifesto. “E’ questa la rottamazione di Matteo Renzi: non si rottama la cattiva politica, quella che tiene gli elettori sempre più lontani dalle urne, si rottama il lavoro dei costituenti, quel capolavoro di ingegneria costituzionale nato dalla Resistenza e lasciatoci in eredità per costruire un Paese migliore. Nella Costituzione, diceva Calamandrei, ‘c’è tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie’. E allora non possiamo arrenderci a Renzi e Verdini. C’è ancora una battaglia per vincere la guerra ed è il referendum costituzionale: sarà l’ultima occasione per fermare questa vergogna”.
Di seguito riportiamo l’appello dei costituzionalisti Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà e Massimo Villone pubblicato dal Manifesto in edicola oggi che si può sottoscrivere inviando una mail a costituzione@ilmanifesto.info.
La proposta di legge costituzionale che il senato voterà oggi dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza. È inaccettabile per il metodo e i contenuti; lo è ancor di più in rapporto alla legge elettorale già approvata.
Nel metodo: è costruita per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi di qualsiasi legittimazione sostanziale dopo la sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del «Porcellum». Molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato in parlamento spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo ora al voto finale con una maggioranza raccogliticcia e occasionale, che nemmeno esisterebbe senza il premio di maggioranza dichiarato illegittimo.
Nei contenuti: la cancellazione della elezione diretta dei senatori, la drastica riduzione dei componenti — lasciando immutato il numero dei deputati — la composizione fondata su persone selezionate per la titolarità di un diverso mandato (e tratta da un ceto politico di cui l’esperienza dimostra la prevalente bassa qualità) colpiscono irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema istituzionale. Non basta l’argomento del taglio dei costi, che più e meglio poteva perseguirsi con scelte diverse. Né basta l’intento dichiarato di costruire una più efficiente Repubblica delle autonomie, smentito dal complesso e farraginoso procedimento legislativo, e da un rapporto stato-Regioni che solo in piccola parte realizza obiettivi di razionalizzazione e semplificazione, determinando per contro rischi di neo-centralismo.
Il vero obiettivo della riforma è lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo. Una prova si trae dalla introduzione in Costituzione di un governo dominus dell’agenda dei lavori parlamentari. Ma ne è soprattutto prova la sinergia con la legge elettorale «Italicum», che aggiunge all’azzeramento della rappresentatività del senato l’indebolimento radicale della rappresentatività della camera dei deputati. Ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista, soglie di accesso, voto bloccato sui capilista consegnano la camera nelle mani del leader del partito vincente — anche con pochi voti — nella competizione elettorale, secondo il modello dell’uomo solo al comando. Ne vengono effetti collaterali negativi anche per il sistema di checks and balances. Ne risente infatti l’elezione del Capo dello Stato, dei componenti della Corte costituzionale, del Csm. E ne esce indebolita la stessa rigidità della Costituzione. La funzione di revisione rimane bicamerale, ma i numeri necessari sono alla Camera artificialmente garantiti alla maggioranza di governo, mentre in senato troviamo membri privi di qualsiasi legittimazione sostanziale a partecipare alla delicatissima funzione di modificare la Carta fondamentale.
L’incontro delle forze politiche antifasciste in Assemblea costituente trovò fondamento nella condivisione di essenziali obiettivi di eguaglianza e giustizia sociale, di tutela di libertà e diritti. Sul progetto politico fu costruita un’architettura istituzionale fondata sulla partecipazione democratica, sulla rappresentanza politica, sull’equilibrio tra i poteri.
Il disegno di legge Renzi-Boschi stravolge radicalmente l’impianto della Costituzione del 1948, ed è volto ad affrontare un momento storico difficile e una pesante crisi economica concentrando il potere sull’esecutivo, riducendo la partecipazione democratica, mettendo il bavaglio al dissenso. Non basta certo in senso contrario l’argomento che la proposta riguarda solo i profili organizzativi. L’impatto sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza, sulla partecipazione democratica, sul diritto di voto è indiscutibile. Più in generale, l’assetto istituzionale è decisivo per l’attuazione dei diritti e delle libertà di cui alla prima parte, come è stato reso evidente dalla sciagurata riforma dell’articolo 81 della Costituzione.
Bisogna dunque battersi contro questa modifica della Costituzione. Facendo mancare il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti in seconda deliberazione. E poi con una battaglia referendaria come quella che fece cadere nel 2006, con il voto del popolo italiano, la riforma — parimenti stravolgente — approvata dal centrodestra.