Vecchi kalashnikov balcanici. La ministro ammette: ‘Materiale d’armamento dall’ex blocco sovietico’
Via libera del Parlamento all’invio di armi ai curdi nell’ambito della crisi in Iraq. Il premier Renzi contemporaneamente a Baghdad e poi il Kurdistan a piazzare le vecchie armi balcaniche e i residuati di casa, come svelato da RemoContro. L’esclusione italiana da Berlino sull’Ucraina
di Ennio Remondino
L’Europa in questi giorni deve essere in Iraq altrimenti non è Europa. Così il premier Matteo Renzi secondo fonti governative si è rivolto al premier uscente dell’Iraq Nouri Al Maliki incontrato nel palazzo presidenziale della zona verde di Baghdad. Nel frattempo in Italia le commissioni Esteri e Difesa del Senato hanno approvato la risoluzione che sostiene il governo nell’invio di aiuti militari ai curdi per fronteggiare la crisi in Iraq. 27 voti favorevoli e 4 contrari, nessuno astenuto. Ok anche dalle commissioni Esteri e Difesa della Camera con 56 voti favorevoli e 12 contrari. Ma quali armi?
In attesa di risposte, torniamo a Renzi in Iraq che si è proposto come premier italiano ma anche di presidente di turno dell’Unione europea. Primo incontro con l’uscente Al Maliki a Baghdad e subito dopo col probabile successore Al Abadi. Prima di lasciare Baghdad, l’incontro col presidente iracheno Fouad Masoum. Dopo Baghdad, la meta reale di tutto il viaggio sincopato iniziato nel corso della notte scorsa, il premier Renzi è arrivato ad Erbil -capitale del Kurdistan iracheno- per un colloquio con il presidente del governo regionale del Kurdistan iracheno Massud Barzani.
A questo punto dibattito parlamentare e visita di Stato quasi coincidono. L’Italia -è stato detto in Parlamento- è pronta a fornire ai peshmerga curdi “armi automatiche leggere e relativo munizionamento”, ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Siamo pronti, ad un “sollecito invio di materiale militare d’armamento già in uso alle Forze Armate nazionali. Pare di capire che si tratti proprio del vecchio arsenale balcanico sequestrato dieci anni fa a mai distrutto (come svelato da RemoContro e Rete Disarmo), oltre ai vecchi fucili mitragliatori MG rottamati dalla forze armate di casa.
La formula usata dal ministro Pinotti è molto accorta: “Materiale d’armamento reso disponibile da altre nazioni già appartenenti al blocco sovietico”. Il trafficante d’armi ex sovietiche Zhukov? (vedi http://www.remocontro.it/2014/08/19/armi-italiane-curdi-rete-per-disarmo-scopre-altarini/) L’Italia, è stato ancora detto, è pronta a spedire le armi in Iraq entro pochi giorni. Trasferimenti effettuati con aerei e navi -vedi l’arsenale destinato alle guerre balcaniche fermo dell’arsenale dell’isola di Santo Stefano- in parte “già in corso” per entrare “tempestivamente nella fase operativa con tutti i placet”.
Incasso di applausi un Iraq e in casa -vedremo cosa diranno i curdi alla ricezione degli armamenti- e sgarri in casa europea. Italia ignorata ed esclusa dal vertice sull’Ucraina dei giorno scorsi a Berlino durante il quale il ministro degli esteri francese Laurent Fabius e quello tedesco Frank-Walter Steinmeier hanno inutilmente cercato di mediare tra le posizioni dell’omologo ucraino Pavlo Klimkin e di quello russo Serghiei Lavrov. Esclusione plateale platealmente del ministro degli esteri di un’Italia presidente di turno Ue e di candidata a responsabile della politica estera dell’Unione.
20 agosto 2014