di Alberto Battaglia
Il progetto di Piano, che va al di là della gestione delle esigenze dell’emergenza post terremoto, punta a identificare e correggere in modo non invasivo le criticità delle abitazioni che si trovano ad alto rischio sismico.
“Un edificio ed una casa sono un po’ come un corpo umano, a volte semplicemente si stacca un pilastro, si rompe un arto”, ha affermato il senatore a vita parlando del primo punto del progetto, la diagnostica. “La diagnostica è il primo passo seguito da una cantieristica che, nella misura in cui la diagnostica è più precisa, la cantieristica diventa più leggera, esattamente come in medicina è meno invasiva”. Una modalità di intervento più “soft”, ma anche più precisa si affianca a un altro aspetto che Piano trova fondamentale: intervenire senza liberare le abitazioni dei propri occupanti. “Non si devono necessariamente spostare le persone dalle loro abitazioni anche perché sviluppando un progetto generazionale su trenta, quaranta, cinquant’anni come possiamo pensare di mandar via la gente di casa per mettere le case in sicurezza?”, ha detto il senatore.
Ai punti precedenti si aggiungono gli aspetti educativi e finanziari, necessari per “il processo di partecipazione” e per quello di carattere più economico. In merito a quest’ultimo, Piano rassicura: “I costi di ricostruzione sono giganteschi, i costi di prevenzione, come nella medicina preventiva, soprattutto in certi paesi, sono costi minimi”.
10 aprile 2017