Foto: Kipping Gabriel, raro incontro- maggio 2013 presso il 150 ° anniversario della SPD a Lipsia
BERLINO (nostro servizio) – La direzione della Linke (il partito tedesco “La Sinistra”), generalmente considerato un partito anti-militarista, sta cercando di allineare le sue politiche con la politica estera e militare della Germania. Proprio di recente alti funzionari del partito hanno dichiarato che “differenze sulla politica estera non ostacoleranno” una futura coalizione con l’SPD, che attualmente governa con i Cristiano-Democratici. Questa dichiarazione è stata fatta a seguito di un incontro segreto di alti dirigenti della Linke con il presidente dell’SPD, Sigmar Gabriel. Il portavoce della Linke al Comitato di politica estera del Bundestag, Stefan Liebich, partecipa regolarmente ai cosiddetti colloqui rosso-rosso-verdi, intesi a facilitare una convergenza tra le posizioni della Linke e quelle dell’SPD e dei verdi. E’ stato in tale occasione che Liebich ha dichiarato anche che egli “non preclude missioni estere dell’esercito tedesco”. Lo scorso aprile, il gruppo parlamentare della Linke, per la prima volta, non ha votatto unanimemente contro una missione militare. Nel contempo, una frase nel programma elettorale del partito per le elezioni parlamentari europee, che caratterizzava l’UE come una “potenza militarista” è stata completamente cancellata dal programma. Membri del partito, che si oppongono apertamente alla guerra, possono dunque attendersi di essere sconfessati pubblicamente dalla direzione del partito.
“Una politica estera più attiva”
In un’intervista, pubblicata alcuni giorni fa sui mezzi d’informazione tedeschi, il vicepresidente del gruppo parlamentare della Linke, Dietmar Bartsch, ha lanciato un appello per una “politica estera più attiva”. Bartsch ha detto che anche lui vorrebbe vedere la Germania assumere “maggiore responsabilità” a livello globale. Questo è in linea con dichiarazioni programmatiche fatte dal presidente tedesco Joachim Gauck, dal ministro della Difesa Ursula von der Leyden (CDU) e dal ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmaier (SPD). Tutti e tre hanno cercato di giustificare una intensificatione dell’impegno miliatere della Germania alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, la più importante conferenza di politica militare tedesca. Nonostante Bartsch si pronunci a sfavore di “più soldati tedeschi all’estero”, sottolinea che “nessun governo” della Germania sarebbe in grado di “interrompere” del tutto le “missioni che ha accettato di svolgere dietro mandato dell’ONU”. “Verrà poi il momento decisivo, in cui il Bundestag dovrà prendere una decisione sul prolungamento di queste missioni. Questo comporterà sempre un esame caso per caso”. Il funzionario della Linke associa questo con un inequivocabile appello a serrare le fila con i socialdemocratici: “Nel 2017, le differenze in politica estera non ostacoleranno una coalizione dell’SPD e della Linke” [1].
“Trovare un accordo sulla politica di difesa”
Gregor Gysi, il presidente del gruppo parlamentare della Linke, ha fatto una dichiarazione simile all’inizio del mese scorso. In un’intervista alla radio il politico ha fatto la falsa dichiarazione che l’SPD aveva “imparato” che le guerre, che essi continuano a giustificare e sostenere in Jugoslavia e Afghanistan “non hanno risolto i problemi che l’umanità ha di fronte, ma piuttosto li ha fatti degenerare”. Gysi appare anche convinto della possibilità di formare una coalizione con i socialdemocratici tedeschi: “Possiamo raggiungere un’intesa in questioni di politica estera, e anche sulla politica difensiva” [2].
Riprendendo i temi del confronto
Le dichiarazioni di Gysi erano state precedute da una riunione che, in un primo tempo era stata tenuta segreta, tra i co-presidenti della Linke Katja Kipping e Bernard Riexinger e il capo dell’SPD, Sigmar Gabriel, il 2 giugno di questo anno. Lo scopo della riunione clandestina era di porre fine alla “interruzione delle comunicazioni” e riprendere i “temi del confronto” a lungo termine, secondo le informazioni fornite dai partiti circa un mese dopo [3]. Essi hanno anche sottolineato la necessità di osservare un assoluto silenzio sui contenuti di questi colloqui. Nondimeno, il vicepresidente di Gabriel, Ralf Stegner, sottintendeva che i socialdemocratici sono disturbati soprattutto dall’opposizione della Linke alla guerra: “Gran parte della politica estera della Linke è dell’altro mondo” [4].
Liberalismo imperiale
Pubbliche discussioni tra rappresentatnti della Linke, l’SPD e i Verdi si tengono regolarmente presso la sede del quotidiano di Berlino “taz.” [www.taz.de]. Il mese scorso, a questo forum, il portavoce della Linke al Comitato di politica estera del Bundestag, Stefan Liebich, ha fatto ampie concessioni alla linea ufficiale della Germania sulla politica estera e militare. Come ha spiegato il politico, la Linke “non esclude missioni militari estere per la Bundeswehr”, ad esempio per la stabilizzazione di una “linea del cessate il fuoco”, per la “protezione civile in zone disastrate”, o per impedire un “genocidio” [5]. Liebich è coautore di un documento che delinea gli “Elementi di una strategia di politica estera per la Germania”. Il documento è stato pubblicato congiuntamente dall’Istituto tedesco per gli affari internazionali e la sicurezza [German Institute for International and Security Affairs] (SWP), ente controllato dal governo, e il Fondo Marshall tedesco [German Marshall Fund] (GMF) Usa. Il documento propone che la Repubblica Federale di Germania “faccia uso dell’intera gamma di strumenti di politica estera – partendo dalla diplomazia e passando attraverso la politica di sviluppo e culturale fino all’uso della forza militare”, per imporre a livello globale i suoi interessi politici ed economici (come riferito da german-foreign-policy [6]). Dichiarazioni politiche simili si trovano nel libro “Politica estera della Linke” [Left Foreign Policy] curato da Liebich. In questa antologia, un’autorice riconosce esplicitamente il suo collegamento con la strategia del “liberalismo imperiale”, che vuol dire che “obbietivi politici liberali possono essere perseguiti attraverso l’uso della forza militare o la creazione di forze egemoniche” [7].
Cancellate le critiche all’UE
La sistematica revisione della Linke delle sue posizioni anti-militariste ha già iniziato ad avere conseguenze pratiche. Ad aprile, quando il Bundestag è stato chiamato a decidere se la Bundeswehr dovesse partecipare con una fregata alla rimozione dell’arsenale siriano di armi chimiche nel Mediterraneo, il gruppo parlamentare della Linke non ha votato unanimemente contro un’operazione militare della Germania. 19 parlamentari della Linke si sono astenuti, mentre cinque hanno votato a favore della missione. Quasi contemporaneamente, la direzione del partito ha fatto approvare la cancellazione di un passaggio fondamentale dal programma elettorale della Linke per le elezioni parlamentari europee: la formulazione che caratterizza l’UE come una “potenza neoliberale, militarista e, in larga misura, non democratica” è stata completamente cancellata dal testo [8].
Tassa di ammissione per una coalizione di governo
Nel frattempo, gli antimilitaristi nella Linke possono aspettarsi di essere sconfessati pubblicamente, se la direzione del partito trova le loro posizioni scomode. Questo è avvenuto di recente al parlamentare regionale del Brandeburgo, Norbert Müller, che ha definito il presidente della Germania, Joachim Gauck, un “disgustoso guerrafondaio” [9]. Allo stesso modo, la direzione del partito ha pubblicamente rimproverato il parlamentare del Bundestag Sevin Dagdelen. Quando la vicepresidente del gruppo parlamentare dei Verdi, Katrin Göring-Eckardt, ha diffamato coloro che denunciavano la partecipazione di organizzazioni neofasciste nel governo ucraino come “facile demagogia”, Dagdelen ha risposto con una citazione di Bertolt Brecht: “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente!” [10]. Evidentemente la direzione della Linke si accinge a sacrificare l’anti-militarismo sull’altare dell’allineamento politico con la politica estera e militare ufficiale della Germania – la tassa di ammissione per una futura coalizione di governo.
[1] “Dieses Pferd ist tot” [“Questo cavallo è morto”] www.tagesspiegel.de 27.06.2014.
[2] “Wir brauchen Deeskalation” [“C’è bisogno di ridurre la tensione”] www.deutschlandfunk.de 08.06.2014.
[3] Unter sechs Augen [Colloquio a tre] Junge Welt 25.06.2014.
[4] Rot-rotes Treffen: Gabriels linke Nummer [Incontri rosso-rossi : numero su Gabriel della Linke] www.spiegel.de 24.06.2014.
[È detta “rosso-rossa” la coalizione dei socialdemocratici dell’SPD e dei socialisti e comunisti della Linke]
[5] Zitiert nach: Rot-rot-grüne Kriegspolitik [Citato in: Politica di guerra dei rosso-rosso-verdi] www.scharf-links.de 26.06.2014.
[6] Vedere The Re-Evaluation of German Foreign Policy.
[7] Gabriele Kickut: La Linke tra antiamericanismo e questione delle alleanze. In: Stefan Liebich/Gerry Woop (Hg.): Linke Außenpolitik. Reformperspektiven. Potsdam 2013. Vedere anche: Peer Heinelt: Linke Krieger [Peer Heinelt: I guerrieri della Linke]. In: Konkret 1/2014.
[8] La frase completa è: “Almeno dal trattato di Maastricht l’UE è divenuta una potenza neoliberale, militarista e in larga misura non democratica, la quale dopo il 2008 ha contribuito a provocare una delle più grandi crisi degli ultimi 100 anni”. La si trova nelle tesi principali dei rappresentanti del partito della Linke alle elezioni europee, ma non è più contenuta nel programma ufficiale della Linke per le elezioni europee.
[9] Oppermann prangert “unglaubliche Entgleisungen” an [Opperman denuncia “incredibili derive”] www.sueddeutsche.de 25.06.2014.
[10] Mit Brecht gegen Faschisten-Versteher [Con Brecht contro chi è comprensivo coi fascisti]. Junge Welt 05.06.2014.
2014/07/04
Traduzione R.S.