Redazione– Riaprire le indagini sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
A chiederlo è il legale del cugino dell’intellettuale ucciso nella notte tra il primo e 2 novembre del 1975.
L’avvocato, Stefano Maccioni, spiega infatti che, sulla base di un parere pro veritate della genetista Marina Baldi, la sera del delitto oltre a Pasolini e Giuseppe Pelosi era presente almeno una terza persona.
“Ed abbiamo il profilo biologico di questo ignoto”, ha aggiunto, esplicando come la Baldi nella sua relazione ponga in evidenza alcuni elementi degni di attenzione:”Sul reperto 7, maglia di lana a maniche lunghe, ci sono altri due DNA, di cui quello del ‘2° soggetto ignoto’ è misto al DNA di Pasolini – ed è stato riscontrato anche su altri reperti, (il N° 3, slip neri, traccia 1 e traccia 3; reperto 21, fazzolettino; reperto 23, maglietta a maniche corte; reperto 16, giubbino rosso; reperto 19, scarpe da donna marrone), ma quello appartenente a ‘3° soggetto ignoto’ è un profilo singolo, estrapolato da una traccia verosimilmente ematica”.
Di fatto, per Maccioni”c’è l’impronta biologica di qualcuno che, nel momento in cui c’è stato il contatto con la vittima, era ferito, con ferita recente perché perdeva sangue”. Per questo, “Chiediamo alla Procura di Roma di procedere alla riapertura delle indagini al fine di individuare a chi appartenga il profilo biologico di ignoto 3, oltre che ovviamente quello degli altri DNA rimasti allo stato ignoti. Riteniamo che la Procura potrebbe restringere il campo di azione utilizzando la sopra richiamata NGS ma soprattutto indagando nell’ambito della criminalità romana dell’epoca considerando soprattutto coloro che gravitavano intorno alla neonascente Banda della Magliana”.
“Abbiamo evidenziato un nome tra tutti quello del professor Aldo Semerari che ricorre nella memoria presentata dai Pm in relazione al processo Mafia Capitale e che guarda caso era stato anche il consulente di Pino Pelosi nel primo processo innanzi al Tribunale per i Minorenni”, ha aggiunto il legale. “Ci auguriamo che l’aver ancorato la nostra richiesta ad un dato incontrovertibile, come il DNA, induca la Procura di Roma nella quale riponiamo la massima fiducia a continuare la ricerca della verità”.