di Franco Astengo
Naturalmente ci sarà chi argomenterà saggiamente come ciò che è accaduto a Parigi per opera dei lavoratori di Air France colpiti da 2.900 licenziamenti e capaci di assaltare i consiglieri d’amministrazione e farli fuggire per sottrarsi a una dura “lezione materiale” sia il frutto di un ribellismo sconclusionato, di una rabbia senza logica, di un’incapacità di misurarsi seriamente con i grandi problemi della ristrutturazione industriale.
Non è così: “Ribellarsi è giusto” il vecchio slogan maoista può invece essere giustamente rievocato.
I lavoratori si sono ribellati all’enormità delle ingiustizie patite in nome di una logica perversa di sfruttamento, di coercizione, di diseguaglianze enormi che schiacciano la realtà del lavoro ed esaltano le ingiustizie più palesi.
Se si pensa che Air France era stata indicata come modello e partner nel momento più nero della crisi di Alitalia, abbiamo l’idea dell’incoscienza generale che lorsignori esercitano nell’indifferenza delle condizioni materiali di vita dei lavoratori.
La reazione dei lavoratori di Air France può ben essere considerata legittima: naturalmente occorrono organizzazione e capacità d’iniziativa mirata e aggregante.
Per una volta però ci sia consentito plaudire ed esprimere solidarietà per un’azione che esprime rabbia, sdegno, senso dell’ingiustizia ben indirizzate verso chi esprime sempre la propria tronfia e saccente arroganza provocando disastri economici e sociali non riparabili se non attraverso grandi sacrifici da parte delle masse diseredate.
Ribellarsi è giusto: è il caso di proclamarlo a voce alta e con fierezza.