Richiesta di pubblicazione.
Lo staff di iskrae
Per ricordare i compagni che ci hanno lasciato, uccisi dal profitto, e una lotta che continua.
Michele Michelino BREDA: OMERTA’, LOTTA, SOLIDARIETA’ OPERAIA, REPRESSIONE
La nostra lotta contro i morti sul lavoro e di lavoro, a sostegno delle vittime dell’amianto e delle sostanze cancerogene, per la ricerca della verità sulle cause delle malattie e della morte di tanti nostri compagni di lavoro, ha dato e da fastidio a molti. In questi anni molteplici sono stati i tentati di criminalizzarci. Un muro di complicità e omertà ha unito per lungo tempo padroni, governi, istituzioni, partiti e sindacati.
Dal 1996 al 2000, dopo le prime denunce alla Procura di Monza e Milano le minacce verbali e le telefonate anonime, a tutte le ore della notte, contro i membri più in vista del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio (Giambattista Tagarelli, Giuseppe Gobbo, Michele Michelino e altri ancora) sono state continue, nel tentativo di spaventarci e farci desistere dalla lotta.
In quel periodo 20 processi furono archiviati perché il fatto che la fabbrica – la Breda Fucine – fosse divisa al suo interno da una strada privata che faceva da confine tra il comune di Sesto (sotto la procura di Monza) e quello di Milano – generava continui conflitti di competenza alimentati dai dirigenti che giocavano sulla competenza dei tribunali, aspettando la prescrizione.
Nel mese febbraio del 1999 la lotta per far emergere la verità sui morti per amianto alla Breda di Sesto comincia a incrinare il granitico muro dell’omertà e dell’indifferenza delle istituzioni e si scontra anche con la stampa, che continua a negare la strage operata dall’amianto.
Significativa è la posizione assunta dal noto giornalista Vittorio Feltri che, in un articolo ripreso da vari organi di stampa fra cui il Giornale di Sesto, nega che alla Breda ci siano stati morti per amianto, deridendo il contenuto della lapide posta dai compagni di lavoro dei morti in loro ricordo. I lavoratori e le vittime rispondono con una lettera indirizzata agli interessati e per conoscenza ad organi di stampa:
Al Direttore del “Giornale di Sesto” sig. Stefano Gallizzi; e per conoscenza ai direttori di: Il Borghese – La Repubblica – Il Giorno – Il Diario di Sesto la Città di Cinisello B.- Radio Popolare – IL Manifesto – Liberazione.
Egregio Sig. Stefano Gallizzi, Abbiamo letto sulla prima pagina del suo giornale che “il noto giornalista Vittorio Feltri, ex direttore de IL GIORNALE e attuale responsabile del BORGHESE, scrivendo al quotidiano politico IL FOGLIO ha espresso un commento” – per noi inaccettabile – sulla targa che ricorda i morti di tumore da amianto e altre sostanze nocive posta in via Carducci dai lavoratori della ex Breda a ricordo dei loro compagni.
Feltri non sa che quella lapide e il monumento sovrastante hanno due storie nettamente distinte, e li unisce in due giudizi categorici: il monumento (che a noi proprio non interessa, perché è stato costruito – non certo da noi – assieme ai nuovi palazzi di quell’area) è “abbastanza brutto per non essere notato, mentre riguarda ai caduti per lo sfruttamento capitalista….. i loro nomi non compaiono ….. perché qualcuno li sta ancora cercando”: così Lei riassume i giudizi di Feltri, concordando in pieno con lui; e accodandosi alla di lui totale ignoranza della storia di quella targa, che noi del “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio” abbiamo voluto deporre al bordo dell’area ex Breda alla vigilia del 25 aprile di due anni fa.
Per correggere la vostra (di Feltri e Sua, sig. Direttore) disinformazione, vogliamo farvi sapere che a tutt’oggi i morti accertati di tumore, solo alla Breda di Sesto, sono 34; è vero , “ancora li stiamo cercando” (l’unica cosa giusta che dice Feltri!), perché probabilmente ce ne sono stati molti altri, ma l’omertà da parte di padroni, politici, sindacalisti e anche giornalisti non aiuta certo la nostra ricerca.
Per esempio, noi abbiamo atteso invano di leggere sui giornali – compresi i vostri , ovviamente – la notizia che da oltre due anni 17 cause sono state depositate alla magistratura di Milano e di Monza per accertare la responsabilità di queste morti. Sappiamo bene che ciò che vi indispone – Lei e il sig. Feltri – non è la bellezza o la bruttezza del monumento di via Carducci, ma – come Lei sembra candidamente affermare sul Giornale di Sesto del 26 febbraio 1999 – proprio il fatto che li sotto ci sia quella targa; e infatti Lei dichiara “incredibile che nel 1997, a soli tre anni dal Duemila, qualcuno abbia avuto il coraggio di far esporre una lapide con certi contenuti”
Signor Direttore, quella lapide l’abbiamo voluta, l’abbiamo fatta scrivere, l’abbiamo pagata, l’abbiamo installata noi: no, non è questione di “coraggio”, Signor Direttore; noi siamo semplicemente degli onesti lavoratori ex Breda, compagni di lavoro di quei morti, noi e loro abbiamo lavorato assieme per anni in Fonderia, in Forgia, alle Aste ed in altri reparti mattatoio in mezzo a fumi, polveri e sostanze nocive di ogni tipo, e siccome aspiratori e altri sistemi di sicurezza costavano troppo al “capitale” (e ce la lasci dire questa parola!) a loro è toccato di morire, ad alcuni di noi di ammalarsi gravemente, ed altri in futuro … chi lo sa?
Purtroppo, a questo punto non possiamo dire che anche i signori Gallizzi e Feltri siano degli onesti lavoratori: se no, il loro mestiere di giornalisti l’avrebbero fatto meglio: in questo caso, almeno, informandosi bene.
Voi che siete giornalisti “alle soglia del Duemila”, dovreste sapere anche che Sesto San Giovanni era una delle città più inquinate d’Europa, fino a quando i 42 mila posti di lavoro delle sue grandi fabbriche non sono stati eliminati; con quali conseguenze per i lavoratori interessati non è il caso qui neppure di accennarlo.
Come dovreste sapere anche che già dal 1978 lo SMAL(Servizio di Medicina Preventiva per gli Ambienti di Lavoro) di Sesto denunciava in un rapporto inviato all’Assessorato alla Sanità, all’Ufficiale Sanitario, all’Ispettorato del Lavoro – ve ne mandiamo una copia – la pericolosità delle lavorazioni effettuate nei reparti della Breda; lavorazioni che, oltre agli operai, avvelenavano tutta la popolazione. Ma anche questa notizia voi giornalisti avete contribuito a tenere nascosta.
Per vostra informazione, aggiungiamo due notizia più recenti:
Barichello, Camporeale, Capobianco, Cattan, Cenci, Cerni, Crippa C, Crippa G, Damiani, Daraio, Fabbri, Farina, Franceschini, Fretta, Froisio, Gambirasio, Lazzari, Maggioni,, Mangione, Martini, Megna, Morano, Pettenon, Ratti, Rella, Rivolta, Soldo, Spagna, Tortoriello, Trentin, Tricarico, Ventrella, Vignola, Zanetti.
Alcuni dei 200 soci del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio c/o Centro di Iniziativa Proletaria, via Magenta 88 – Sesto San Giovanni (02.26224099) Seguono le firme:
Michele Michelino (ex operaio Breda Fucine, presidente del Comitato), Silvestro Capelli (ex operaio Breda Fucine, malato di tumore), Giuseppe Gobbo (ex operaio Breda Fucine, malato di tumore), Giambattista Tagarelli (ex operaio Breda Fucine, oggi operaio Breda Energia, malato di tumore), Giuseppe Mastrandrea (ex operaio Breda Fucine, malato di tumore), Ornella Mangione (figlia di Giancarlo, ex operaio Breda, morto per mesotelioma), Luigia Zanovello (vedova di Luigi Cattan, ex operaio Breda, morto per mesotelioma), Marco Megna (ex operaio Breda, figlio di Biagio Megna, ex operaio Breda morto per tumore), Luigi Consonni (ex operaio Breda), Massimo Leoni (ex operaio Breda Fucine) Pochi mesi dopo, il 3 giugno 1999, anche Giambattista Tagarelli – uno dei fondatori del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio – muore, ucciso dall’amianto e dai dirigenti Breda.
NOTA – A oggi sono più di 150 i lavoratori uccisi dall’amianto e dal profitto.
La lotta per la difesa della salute nelle fabbriche e nel territorio attraverso le testimonianze degli operai, i documenti e gli atti processuali del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio https://www.resistenze.org/sito/ma/di/sc/mdscjd18-021455.htm Per il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Michele Michelino
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