DANILO TOSARELLI – MILANO
All’italiano medio piace poco rispettare le regole.
Molto severo con chi non le rispetta, ma quando tocca a te…
Come diceva Charles Lemesle, scrittore e aforista francese.
“Si fanno le regole per gli altri e delle eccezioni per sé stessi”.
Un tema scottante, troppo spesso trascurato, perché scomodo.
Eppure dovrebbe essere chiaro un concetto fondamentale.
Ogni gruppo sociale per esistere ha necessità di avere delle regole.
Regole di convivenza che sono essenziali e vanno rispettate.
Il rispetto delle regole è un valore nella società, in un partito, ovunque.
Essenziale nel valutare la qualità della convivenza.
La democrazia si alimenta, prospera sul rispetto delle regole condivise.
Si misura anche così il grado di civiltà di un Paese.
L’alternativa è il caos e la prepotenza avrebbe il sopravvento su tutto.
Qualcuno sostiene, che la tendenza degli italiani sia molto netta.
Poter fare ciò che si vuole, in barba alle regole vigenti.
Il giornalista Luigi Barzini, nel suo saggio “Gli italiani” del 1965.
“I legacci della legge provocherebbero un senso di soffocamento.
Questa brutta sensazione, deriverebbe da secoli di dominio straniero”.
In realtà, è molto diffusa nell’italiano medio, l’idea del complottismo.
È sempre presente il timore, che qualcuno voglia fregarti.
Da li, una diffidenza che sta sempre più dilagando e provoca danni.
Innanzitutto minando il concetto di solidarietà, che è fondamentale.
Fondamentale nel garantire una sana convivenza civile.
Esiste il cancro della costante diffidenza, ma anche una malattia rara.
La furbizia italica è un’esclusiva nel mondo e gli altri non sorridono.
L’italiano medio è un ineguagliabile paraculo. Senza remora alcuna.
Un maestro nel giustificarsi ad ogni costo, barando.
Naturalmente, è l’ambiente circostante a favorire certi comportamenti.
Se fin da piccoli si impara ad imbrogliare, da grandi sarà normale.
Evadere le tasse, saltare le file agli sportelli, cercare raccomandazioni…
Diventa nel tempo la tua cultura e neppure te ne accorgi più. Normale.
Che le rispettino gli altri le leggi… io mi comporto così e non rompere…
Se domina la legge del furbetto, la persona onesta paga due volte.
Viene danneggiata da chi imbroglia e poi derisa in quanto vittima.
Nessuno se la prenda, se cito una voce malevola che arriva dal cabaret.
“A Milano i semafori sono un obbligo. A Roma un suggerimento.
A Napoli sono solo decorazioni “.
Un insegnante non contrasta lo scarso impegno dei suoi studenti.
Otterrà l’effetto, di demotivare anche i suoi studenti più diligenti.
Perché rispettare una regola, se sappiamo che altri non lo fanno?
In molti evadono le tasse, perché non tentarci anche io?
Questo malcostume è ormai dilagante e stenta nel trovare argini.
Ma esistono anche tanti italiani virtuosi, che non si rassegnano.
Per fortuna l’Italia non è solo merda. Occorre reagire.
L’informazione può avere un ruolo importante e decisivo.
Prendo spunto da alcune ricerche sociologiche.
Evidenziare il problema dell’evasione fiscale? Si, certo. Essenziale.
Ma occorre inserire delle controtendenze culturali.
Portiamo di più sotto i riflettori, i cittadini onesti che pagano.
Siamo in tanti a pagare le tasse, sottolineatelo tutti i giorni.
Abbiamo bisogno di sentirci in tanti, onesti e rivendicativi.
Gli evasori fiscali devono sentirsi colpevoli e ricercati.
L’imitazione ed il conformismo sono armi potenti.
Sono un pragmatico disincantato e con amarezza constato.
L’esempio buono deve sempre venire dall’alto, da chi decide le regole.
Chiamo in causa la politica, perché tutto passa da lì.
E la politica sta dando il peggio di sé.
Il caso Di Maio docet e cito lui, perché l’ultimo in ordine cronologico.
La sua scelta lancia un messaggio devastante e deleterio.
Prevale su tutto il “familismo amorale”, alla faccia di regole e coerenza.
Sarebbe un segnale utile, se tale scelta diventasse una pietra tombale.
Ogni italiano onesto e coerente ne trarrebbe un intimo giovamento.
Ma purtroppo… non andrà così.
Foto di Elia Clerici