Il ritratto controverso dell’ex deputato nazionale di Capo d’Orlando, arrestato in Montenegro per traffico internazionale di armi. Dalla fallita candidatura alle scorse europee con Forza Italia all’avventura al vertice della locale squadra di calcio, ai rapporti spesso nebulosi con i siciliani all’estero.
di Fabio Geraci
Imprenditore, dirigente sportivo, politico. Uno sprovveduto, come sembrerebbe a chi lo conosce sommariamente, o un personaggio fin troppo furbo e inquietante? Ma chi è veramente Massimo Romagnoli, 43 anni, sposato, tre figli, nato a Capo d’Orlando ma residente da anni in Grecia? Professionista di successo, almeno all’apparenza, perché delle sue attività si conosce ben poco, se non quanto riportano le biografie ufficiali e Wikipedia. E proprio dall’enciclopedia online si legge che Romagnoli ha cominciato come responsabile commerciale per l’importazione di macchine agricole, passando poi alla realizzazione di gruppi elettrogeni con un’azienda in proprio che distribuiva i prodotti nei paesi arabi, nel Mediterraneo e in Italia, in Germania, nel Regno Unito e in Belgio. Nel 2008 viene nominato dal Dipartimento energie alternative della Energetica Spa di Roma, responsabile per la progettazione e costituzione di parchi eolici e fotovoltaici in Grecia, Bulgaria e Turchia e dal dal 2011 è amministratore delegato della Progressouk Ltd di Londra, che come si può leggere dal sito, è specializzata in consulenze internazionali.
Un business variegato, fatto di import-export, ma anche il pallino della politica. Romagnoli, infatti, conquista un seggio nel Parlamento italiano: due anni scarsi come deputato di Forza Italia, dal 2006 al 2008, eletto su indicazione di Mirko Tremaglia con i voti degli italiani all’estero nella Circoscrizione Europa. Viene anche nominato responsabile dei circoli azzurri all’estero, con i quali intrattiene strettissimi rapporti.
Rapporti, per la verità, anche pericolosi e non proprio limpidi, almeno secondo quanto riporta Wired.it (leggi) in un’inchiesta pubblicata il 12 aprile scorso che ipotizza collegamenti tra la mafia e la Germania e, in particolare, tra la Sicilia e Colonia dove i boss di Cosa nostra, oltre agli affari illeciti, tentano anche di ottenere il supporto della politica. E in una delle tante intercettazione disposte dalla polizia tedesca spunterebbe proprio il nome di Massimo Romagnoli che sarebbe entrato in contatto con Calogero Di Caro, definito uno degli uomini di punta della “Baumafia” della Nord-Reno Westfalia.
Intrecci mafia-politica che Wired.it riporta nel suo articolo: “Nel 2006 – è scritto – Romagnoli viene eletto deputato alla Camera con 8.700 voti provenienti dall’estero. La maggior parte di questi erano stati raccolti proprio a Colonia. È possibile che Romagnoli non sospettasse minimamente con chi se la facesse Di Caro, ma quest’ultimo lo cita anche durante l’interrogatorio con la Bka (la polizia federale criminale tedesca, ndr). Agli inquirenti racconta di avere avuto una richiesta di aiuto da parte di Massimo Erroi, il commercialista della Baumafia, quando questo si trovava in carcere in Germania. Gli serviva un passaporto. Di Caro dice di avere pensato a Romagnoli”. Circostanza, questa, smentita da Romagnoli che, sempre a Wired.it, ha negato di aver ricevuto tale richiesta: “Conosco Calogero Di Caro, mi ha aiutato con la campagna elettorale, aveva un’impresa di pulizie. Ma questo Massimo Erroi è la prima volta che lo sento nominare. Personalmente non ho mai ricevuto richieste di questo tipo né da Di Caro, né da nessun altro”.
Archiviata la parentesi in Parlamento, anche se con qualche intoppo (in rete Romagnoli è stato accusato di aver copiato da Wikipedia un’interrogazione scritta al ministro degli Esteri sulla disputa, avviata dalla Grecia, per il nome della Fyrom, cioè della ex Repubblica Jugoslavia di Macedonia), recentemente l’ex deputato ha tentato di riciclarsi candidandosi alle scorse elezioni europee per Forza Italia. Un’auto-investitura, considerato che, nonostante le assicurazioni dei vertici siciliani del partito e del coordinatore siciliano Vincenzo Gibiino, il suo nome non sarebbe poi stato inserito nelle liste definitive. E dire che Romagnoli assicurava a tutti di avere un filo diretto con Berlusconi in persona e di avere avuto proprio dal Cavaliere l’investitura per l’Europa. Tanto da spendere oltre 40 mila euro solo per pubblicizzare la sua faccia e il suo impegno elettorale, tappezzando quasi tutte le città dell’Isola di manifesti e locandine con lo slogan: “Basta! In Europa si cambia musica”. E poi altri soldi per incontri elettorali, brochure, comparsate nelle televisioni locali, cene, pranzi, e convegni. Impegno che s’è concluso con una un’esclusione bruciante il 16 aprile scorso – quasi in coincidenza con l’avvio delle indagini che hanno portato al suo arresto – quando, con un comunicato dai toni soft, il politico dichiarava di fare “un passo indietro e di ritirare la candidatura alle prossime consultazioni elettorali sostenendo tutti quelli che, all’interno del nostro progetto, puntano al rilancio economico e sociale della Sicilia, anche a livello europeo. “Il mio impegno e il mio sostegno alle liste di Forza Italia – era scritto nel comunicato – è totale nel convincimento che a Bruxelles dovremo fare una battaglia comune per risolvere i problemi ancora aperti nella nostra regione. Ringrazio il presidente Berlusconi e i vertici di Forza Italia, a cui rinnovo la mia stima e disponibilità: continueremo a lavorare insieme per le prossime sfide che attendono il nostro partito”.
Con il senno del poi, sembra quasi un segno premonitore di quanto sarebbe accaduto nel giro di qualche mese. Un flop che dalla politica arriva anche allo sport. Romagnoli, diventato presidente dell’Orlandina calcio nel 2011, conquista subito la promozione dall’Eccellenza alla serie D. Sembra un progetto serio, ma è invece un fuoco di paglia. L’avvio dell’attuale stagione calcistica è incredibile: la neopromossa Orlandina compra giocatori dalla Germania. Il tecnico arriva dall’Ucraina. Tutta gente, però, che non conosce per nulla le categorie minori siciliane. Il risultato? Un crollo immediato. Sportivo ma soprattutto societario. All’improvviso, infatti, Romagnoli spiazzando tutti a Capo d’Orlando, si dimette a novembre promettendo attraverso un comunicato stampa “di onorare tutti gli impegni”. Quasi una fuga, insomma. E dire che nemmeno un mese fa il suo nome era stato accostato al Parma, società in crisi finanziaria e in vendita al migliore offerente, per la quale esiste una trattativa con un gruppo russo-cipriota. Ma, almeno questa volta, Romagnoli aveva avuto il pudore di negare: “Io non c’entro, non so perché il mio nome è finito in questa storia”.
18 dicembre 2014