di Francesco Dall’Aglio
Quindi la giornata di ieri si è chiusa con la constatazione che la Russia ha a disposizione un IRBM ipersonico MIRV (a testata multipla) di cui nessuno, bene o male, sapeva niente.
Qualcuno dice che sia l’evoluzione del vecchio, ma nemmeno troppo, RSD-10 “Pioner”, che la NATO chiamava SS-20, ma come si vede in una foto il “Pioner” era dotato di tre testate, l’Orešnik (così si chiama, nocciola) ne ha invece sei. Ora la NATO ha a disposizione una scusa eccellente per una de-escalation e vedremo se la coglierà.
Il resto del discorso di Putin è stato consequenziale, una volta ristabilito il concetto che l’escalation dominance, in Ucraina, ce l’ha la Russia (e mi pare assurdo che a fine 2024 la cosa debba essere ancora ribadita): la Russia “ritiene di avere il diritto” di colpire le strutture militari dei paesi che consentono l’impiego delle loro armi sul territorio russo, a ulteriori escalation si risponderà duramente, e al limite i civili ucraini saranno avvertiti per tempo e potranno lasciare la zona prima dell’attacco.
Nota positiva, al di là della possibilità offerta alla NATO di mettersi il passato alle spalle, il fatto che gli USA siano stati avvertiti con mezz’ora di anticipo del lancio del missile, ovviamente per evitare che potessero pensare che si trattava di un ordigno nucleare.
Kapustin Yar, da cui è partito l’Orešnik, è ovviamente monitorato con estrema attenzione dai satelliti statunitensi e veder partire un IRBM potrebbe portare a reazioni eccessive, che l’avvertimento ha scongiurato.
Ma questo appunto vuol dire che i comparti nucleari russo e statunitense non solo continuano a parlarsi, cosa che sappiamo fanno sempre, ma che continuano a fidarsi l’uno dell’altro. Il che ci consola.
22 novembre 2024