Gianni Barbacetto
Non servirà ad abbattere le indagini della Procura di Milano e rischia di essere annullata dalla Corte costituzionale. È questa la prima valutazione della professoressa Maria Agostina Cabiddu, docente di Diritto pubblico al Politecnico di Milano, sulla cosiddetta norma salva-Milano votata ieri dalla Camera.
Che testo è quello che ora dovrà passare al Senato?
È un testo che si prefigge esplicitamente di introdurre “Disposizioni di interpretazione autentica in materia di urbanistica ed edilizia” con l’intento altrettanto esplicito di sanare le situazioni che sono emerse dalle indagini della magistratura milanese. Da questo punto di vista, ritengo che rischi di non ottenere lo scopo. Innanzitutto perché le violazioni urbanistiche contestate non sono di poco momento: molte contestazioni dei pm rischiano di restare fuori da questa sanatoria. E poi mi pare che la Procura si sia incamminata a contestare anche reati come il traffico d’influenze illecite, per i rapporti tra alcuni professionisti e alcuni funzionari del Comune di Milano, che sono certamente fuori dal perimetro della sanatoria.
Ma la salva-Milano, nata da Salvini come sanatoria urbanistica, su richiesta del sindaco Sala è diventata “legge d’interpretazione autentica”.
Non è una ‘norma d’interpretazione autentica’. Perché dovrebbe esserci una situazione di grave incertezza normativa, di forte contrasto giurisprudenziale, di incertezza applicativa. Ma i principi fondamentali della legislazione statale in materia urbanistica sono chiarissimi e non controversi in giurisprudenza. Anzi, abbiamo una giurisprudenza del Consiglio di Stato, della Corte di cassazione, della Corte costituzionale non consolidata, ma addirittura pietrificata. Si è persa l’occasione per fare ciò che invece sarebbe stato utile, una riforma sistematica della legge urbanistica, magari a partire dalle proposte degli esperti dell’Inu e/o dell’Aidu.
Il sindaco e i costruttori parlano di “caos legislativo”.
L’incertezza c’è quando si scende a livello locale. Esistono disposizioni comunali che contrastano con le norme nazionali e regionali. Ma le determine dirigenziali sono atti amministrativi privi di contenuto normativo e i regolamenti comunali non possono discostarsi da quanto afferma la legge, né da quanto previsto dai principi fondamentali della legislazione statale in materia di governo del territorio.
È dunque possibile un intervento della Corte costituzionale che potrebbe azzerare la legge?
Credo di sì. Credo non sia difficile arrivarci, visto che ci sono dei procedimenti penali già in corso e che la Procura potrebbe chiedere al giudice di sollevare questione di costituzionalità. Il ddl in questione rischia non solo di essere inutile ai fini che si prefigge, ma anche di arrecare un danno grave alla disciplina urbanistica non solo per Milano, ma per l’Italia intera.
22 novembre 2024