Quanto la RAI ha proposto, con il nuovo staff dirigenziale, nella trasmissione di Bruno Vespa, è a dir poco disgustoso.
Ci si riferisce alla conduzione, sempre più equivoca, dell’anchorman Bruno Vespa. Un pagatissimo giornalista RAI che veniva condannato ad una pena detentiva (sostituita con il pagamento di 2.500 euro) per aver violato le leggi italiane e che non ha ancora pagato le osservanze del Codice Etico interno che recitano:
2.1 Onestà e osservanza della leggi, 7.5 Doveri del personale) vale per tutti coloro che hanno a che fare con l’azienda pubblica… Nessuno escluso e precisa: “tutti gli Esponenti Aziendali (Amministratori, Sindaci, Direttore Generale, dirigenti, dipendenti) e dei Collaboratori Esterni (consulenti, rappresentanti, intermediari, agenti, ecc.) della Società, di seguito indicati come “Collaboratori” – che, come si dirà nel Capitolo 1, costituiscono i Destinatari del Codice è di importanza fondamentale per il buon funzionamento, l’affidabilità e la reputazione di RAI, nonché il suo impegno in relazione alla prevenzione dei reati di cui al D.Lgs 231/2001, fattori tutti che costituiscono un patrimonio decisivo per il successo e lo sviluppo delle imprese del Gruppo RAI”
L’avevamo detto tempo fa e, oltre a non essere stata data come notizia televisiva della condanna dell’anchorman, si finge che ciò non sia mai accaduto.
Dov’è il rinnovamento che tanto hanno sbandierato i nuovi politici se poi si da lavoro a chi dovrebbe essere a casa a godersi la pensione e lasciare spazio ad uno più giovane?
Il rinnovo, forse, è stato quello di dare voce a chi, invece, dovrebbe farsi di lato?
MOWA
di Salvatore Borsellino
Avrei preferito non dovere scrivere queste righe, avrei preferito non essere costretto ad essere assalito dal senso di nausea che ho provato nel momento in cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale, criminale a sua volta, comparirà questa sera nel corso di una trasmissione della RAI, un servizio pubblico, per presentare il suo libro, scritto, come dichiarerà lui, “per difendere la dignità della sua famiglia”. Di quale dignità si tratti ce lo spiegherà raccontandoci come, insieme a suo padre, seduto in poltrona davanti alla televisione, abbia assistito il 23 maggio e il 19 luglio del ’92 allo spettacolo dei risultati degli attentati ordinati da suo padre per eliminare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non ci racconterà forse le esclamazioni di gioia di quello stesso padre che descriverà, come da copione, come un padre affettuoso, ma quelle possiamo immaginarle dalle espressioni usate da quello stesso padre quando, nelle intercettazioni nel carcere di Opera, progettava di far fare la “fine del tonno, del primo tonno” anche al magistrato Nino Di Matteo. Non ha voluto rispondere, Salvo Riina, alle domande su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non me ne rammarico, quei nomi si sarebbero sporcati soltanto ad essere pronunciati da una bocca come la sua. In quanto al conduttore Bruno Vespa avrà il merito di fare diventare un best-seller il libro che qualcuno ha scritto per il figlio di questo criminale e che alimenterà la curiosità morbosa di tante menti sprovvedute. Si sarà così guadagnato le somme spropositate che gli vengono passate per gestire un servizio pubblico di servile ossequio ai potenti, di qualsiasi colore essi siano. Qualcuno ha chiamato la trasmissione “Porta a Porta”, la terza Camera, dopo la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, questo significa infangare le Istituzioni, infangare la nostra Costituzione, sport che sembra ormai molto praticato nel nostro Paese. In quanto a noi familiari delle vittime di mafia eventi di questo tipo significano ancora una volta una riapertura delle nostre ferite, ove mai queste si fossero chiuse, ma ormai purtroppo questo, dopo 24 anni in cui non c’è stata ancora ne Verità ne Giustizia, è una cosa a cui ci siamo abituati, ma mai rassegnati. La nostra RESISTENZA continuerà fino all’ultimo giorno della nostra vita.
06 Aprile 2016