Leggiamo e commentiamo l’articolo apparso ieri (mercoledì 3 novembre) sulle pagine milanesi del Corriere della sera, su uno dei due progetti in lizza per la realizzazione del nuovo quartiere intorno allo Stadio di San Siro, che ci pare utile ricordare edificio di proprietà comunale, così come il suolo dell’area ben più vasta su cui si insedia il progetto oggetto dell’articolo.
L’articolo è in realtà una relazione di progetto, che volutamente sottace molte verità. Gli autori sono i progettisti stessi, e questa non è certo la prassi del buon giornalismo. Inevitabile dunque che non vi sia nessuna informazione, articolazione o spiegazione rispetto alla città, alla politica locale, al futuro che aspetta noi cittadini milanesi.
L’urbanistica, al contrario di una comunicazione mediatica che si alimenta di aggettivi e sostantivi iperbolici (irripetibile, sostenibile, straordinario, italianità, visione, ecc.), è fatta di numeri e di forme, di spazi pubblici e di aspettative civiche, di ragionamenti e di scelte; per adesso, tutto ciò è tenuto completamente e volutamente nascosto, dagli indici edificatori passati dallo 0,51 allo 0,35, alla mancanza di un bando di concorso di architettura pubblico per un’area di proprietà pubblica. Qui, il senso pratico uccide qualunque idea.
Finora il Comune di Milano ha minimizzato, e tratta come rigenerazione urbana un progetto speculativo che avrà un grande impatto su tutta la zona ovest della città. Il progetto prevede importanti volumetrie e sponsorizza un linguaggio di architettura cinicamente commerciale, con vaste piastre di cemento ricoperte da aiuole verdi, il tutto in linea con la mediocrità diffusa che oggi pare attanagliare molte realtà urbane, non soltanto Milano ma in tutto il mondo.
Il progetto – privo di un disegno urbano legato al contesto – comprende torri, parcheggi e centri commerciali sparsi come coriandoli, in un’area che non è affatto periferica come il progetto vorrebbe farci credere, ma si trova al centro della Metropoli.
Ci associamo alla proposta di indire un referendum cittadino che apra a un reale dibattito ed a un concorso di progettazione, verificato anche dal punto di vista ambientale “carbon zero”, intorno al futuro dello stadio Meazza e dell’area di San Siro, e che alle società che possiedono le nostre due squadre di calcio – l’Inter e il Milan – non venga accordato un iter autorizzativo privilegiato. Non permettiamo di distruggere lo stadio e di aumentare il consumo di suolo con un intervento che, per quanto l’indice volumetrico venga riportato a 0,35 mq/mq, ha carattere speculativo.
Milano può essere fiera della qualità di alcuni edifici privati realizzati di recente, per esempio la Fondazione Prada, Fondazione Feltrinelli o l’Università Bocconi, ma bisogna che la nuova Giunta abbia un’idea concreta e culturalmente matura di che cosa Milano potrebbe diventare in futuro, e che questa idea vada oltre la semplice promessa di piantumazione di migliaia di alberi.
ARCHITETTI METROPOLITANI, osservatorio delle trasformazioni urbane della Città metropolitana milanese promosso dalla lista candidata alle ultime elezioni per il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Milano.
prof. Emilio Battisti, arch. Andrea Bonessa, prof. Sebastiano Brandolini, arch. Francesco De Agostini, arch. Marco Dibenedetto, arch. Fabrizio Guccione, arch. Paolo Mistrangelo, arch. Jacopo Muzio, prof. Lavinia Tagliabue.
Architetti Metropolitani, Milano, 4 novembre 2021