di Rinaldo Battaglia *
Il New York Times il 2 luglio 1942 – 81 anni fa – riportò il chiaro resoconto di un deportato ebreo riuscito a fuggire dal lager di Chelmno (Sziama Ber Winer, chiamato anche come Sziawek Bajler o Yakov Grojanowski) – resoconto poi noto come ‘Rapporto Grojanowski’ – e rifugiatosi nel ghetto di Varsavia, ma poi lì nuovamente arrestato e mandato a morire a Belzec.
La trama della guerra era già avanti in quegli anni, i protocolli di Auschwitz che spiegavano bene cosa stesse succedendo in quel lager già dall’aprile ‘44 giravano in Occidente, ma i giornali americani già due anni prima scrivevano della Shoah, pur non definendola ancora così (il 25 novembre ’42 il New York Times ne parlava diffusamente e chiaramente, facendo già il nome di Sobibor, Treblinka, Belzec). Il Vaticano venne più volte informato dai vari sacerdoti o nunzi apostolici: il 9 marzo ‘42 a Bratislava, a fine marzo ’42 a Berna, il 31 agosto ‘42 il capo spirituale della Chiesa di Leopoli si rivolse direttamente a Pio XII con dati precisi sulla Shoah sui lager della Polonia, dati che il Vaticano girò a settembre all’ambasciata Usa definendo le notizie ‘non verificabili’ o – se preferite – una fake-news.
Ancora sul finire del 1941, nelle settimane immediatamente successive all’inaugurazione del lager di Terezìn, il nunzio apostolico in Slovacchia, Saverio Ritter poi sostituito da Giuseppe Burzio, in risposta ad una lettera del rabbino di Bratislava, Weisnandel, molto dettagliata sui crimini di Hitler usò parlò sprezzanti ma che confermavano come il Vaticano conoscesse, inegabilmente: “Il sangue dei bambini ebrei non è innocente. Tutto il sangue ebraico è colpevole. Voi dovete morire. È la punizione che vi attende per il vostro peccato”.
Parole del Nunzio Apostolico in terra di Slovacchia, Nunzio apostolico scelto e nominato dal papa Pio XII. Sono parole evangeliche? Cristiane? Ad ognuno, in scienza e coscienza, la propria analisi. Esiste inoltre ulteriore corrispondenza tra il governo Roosevelt ed il Vaticano (26 settembre ‘42) con elenco dettagliato dei campi di Polonia, il cui testo venne utilizzato da Pio XII il 31 marzo e il 2 giugno 1943 e ne fece lui stesso cenno, parlando del tragico destino del popolo polacco.
Ma senza mai una parola sugli ebrei polacchi o sugli ebrei deportati nei lager nazisti della Polonia. Mai una parola. Perchè? Il 2 giugno 1942 un alto rappresentante del governo polacco in esilio a Londra, Szmul Zygielbojm, ai microfoni della BBC denunciava cosa stesse succedendo a Varsavia e nel resto della Polonia occupata. Un altro rappresentante del governo in esilio, Jan Karski, il 27 novembre 1942 informò l’opinione pubblica che, mesi prima, era riuscito ad introdursi nel ghetto di Varsavia, descrivendone la situazione reale. Venne persino ricevuto da Roosevelt nel luglio‘43.
Documenti provano peraltro che Roosevelt fosse stato ampiamente informato dai suoi ‘uomini’ in Europa già l’ 8 dicembre ‘1942 (nel corso della ricorrenza pubblica per il 1° anniversario di Pearl Harbor) e che avesse girato la ‘news’ al Ministro degli Esteri inglese, Anthony Eden, il giorno 14 dicembre (e quindi di fatto a Churchill).
Sempre nell’estate ‘42 persino un membro delle S.S. del ‘servizio igiene’, il tedesco Kurt Gernstein, dopo esser stato in missione a Belzec e prima nel ghetto di Leopoli – alquanto scandalizzato da quel che vedeva – a rischio della vita informò un diplomatico della Svezia di stanza a Berlino, Gòranvon Otter, che – è documentato – girò l’informativa al governo svedese. Analogamente farà mesi dopo il console di Svezia operativo a Stettino, Karl Yngve Vendel. Ma anche la Svezia fino all’autunno ‘43 dormirà e continuerà a fornire materie prime ben pagate al Terzo Reich.
E ovviamente alle imprese ‘private’ operanti del Terzo Reich, legatissime e grate al regime di Hitler. Come la Opel e la Saurer che saranno, persino, quasi pubblicamente ringraziate da Goebbels – anche il 18 febbraio 1943, a Berlino, quando parlerà di ‘guerra totale’ – oppure da Eichmann, per come avevano bene costruito i ‘gaswagen’ o ‘camion del gas’, quelle piccole camere a gas su ruote gommate e mobili. O come la Porsche dell’industriale Ferdinand Porsche, molto amico col ministro della produzione, Albert Speer.
Come non bastasse, nell’ottobre ‘43, il ‘Black Book of Polish Jewry’ di New York descrisse, alla precisione e con dovizia di dati, i dettami della ‘Soluzione Finale’ di Wannsee del 20 gennaio precedente, intitolando il tutto come ‘Aktion Reinhardt’. Forse mancava solo il numero dei caffè che Eichmann e Heydrich si bevettero o della marca dei sigari che si fumarono, in quel tragico giorno.
Pochi mesi a seguire, ad inizio ‘44, inoltre la Resistenza polacca, tramite il Governo Polacco in esilio, pubblicò la testimonianza chiara e dettagliata di un ebreo evaso dal lager di Treblinka, Yankel Wiernik. Poco dopo, nell’aprile ‘44, gli aerei alleati fotografarono più volte i lager in Polonia e non solo. Anche le ‘fabriken’ degli industriali che si ingrassavano sulla vita degli ebrei deportati e i cui profitti aumentavano sensibilmente.
Cosa serviva di più? Cosa dovevano pubblicare, informare ancora? Cosa dovevano inventare affinché si prendesse coscienza e conoscenza della Shoah?
Si sapeva, si conosceva molto bene, magari non nell’entità (e chi avrebbe avuto la capacità di comprendere la grandezza del crimine nazista se non i nazisti soltanto?). Ma si sapeva, non lo si può negare o nascondere. Comodo farlo solo ora. Comodo e vigliacco.
….“Il sangue dei bambini ebrei non è innocente. Tutto il sangue ebraico è colpevole. Voi dovete morire. È la punizione che vi attende per il vostro peccato”…… Sotto viene ripresa una foto degli ebrei di Koło che vennero deportati nel campo di sterminio di Chełmno per essere gasati all’arrivo. Siamo a metà dicembre 1941 (quando le famiglie ebree di Koło, Kowale Pańskie, Kłodawa, Izbica Kujawska vennero deportate in massa a Chelmno). Sziama Ber Winer nel ‘Rapporto Grojanowski’ ne parlava dettagliatamente.
Era il 2 luglio 1942. Il peggio della Shoah venne dopo. Era il 2 luglio 1942: dove finiva l’ignoranza e dove iniziava la colpa? Dov’era allora il mondo civile? E noi italiani? figuriamoci…
Già 4 anni prima il 6 agosto 1938, il giornale del regime (Il Popolo d’Italia) scriveva a prima pagina nel titolo: ‘Il razzismo italiano data dall’anno 1919 ed è base fondamentale dello Stato fascista’. Se semini crimine, raccogli dai tuoi uomini, se bene plasmati, solo altrettanto crimine, altrettanta ferocia e – quando va bene – indifferenza. E Mussolini in 20 anni poté plasmare bene gli italiani. Non solo Hitler coi suoi. Forse anche a Roma, lato Vaticano, hanno colpe da farsi perdonare.
“Nel cinturone dei soldati del Fuhrer c’era scritto ‘Gott mit uns’ (Dio è con noi). Hitler lo aveva arruolato; per fortuna disertò” . Sono parole di Enzo Biagi che non necessitano di commenti a supporto e che partono dal contesto in cui è nata quella frase maledetta: ….“Il sangue dei bambini ebrei non è innocente. Tutto il sangue ebraico è colpevole. Voi dovete morire. È la punizione che vi attende per il vostro peccato”……
2 luglio 2023 – 81 anni dopo – Liberamente tratto da ‘Non ho visto farfalle a Terezìn’ – Ed. AliRibelli – 2021
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell’Osservatorio