Nell’immagine: il rendering del “Fiume verde” proposto da Stefano Boeri per unire le aree degli ex scali ferroviari di Milano
di Gianni Barbacetto
La partita decisiva per Milano sarà nei prossimi anni quella sugli scali ferroviari. Sono sette grandi aree un tempo impiegate dalle Fs e ora da ridisegnare, per un totale di 1 milione e 250 mila metri quadrati: 519 mila lo scalo Farini, 217 mila lo scalo Romana, 158 mila San Cristoforo, e poi Porta Genova (89 mila), Greco (74 mila), Lambrate (70 mila), Rogoredo (21 mila). Come riprogettarle? Fs Sistemi Urbani in collaborazione con il Comune di Milano ha avviato una procedura che coinvolge cinque gruppi multidisciplinari guidati da architetti di fama internazionale. “Scopo dell’iniziativa”, spiega Sistemi Urbani, “è definire una visione strategica per la trasformazione dei sette scali ferroviari, dislocati in aree nevralgiche delle città. Grazie al coinvolgimento di cinque team multidisciplinari guidati da architetti di fama internazionale, il processo si concluderà con la presentazione di cinque scenari di sviluppo urbano”.
Protestano professionisti, architetti, urbanisti, cittadini: la scelta dei magnifici cinque non è stata fatta per concorso. “La trasformazione degli scali ferroviari rappresenta una grandissima possibilità per Milano e il suo futuro, nell’interesse di tutti”, spiega l’architetto Emilio Battisti. “È indispensabile però che le proposte siano sviluppate attraverso metodi trasparenti e democratici. È dunque impropria la procedura scelta, che coinvolge cinque gruppi su incarico diretto. È una procedura in contraddizione con quanto deliberato dal Consiglio comunale e con le attese della città”.
Battisti propone una strada più partecipata: “È necessario che il Consiglio comunale, con la partecipazione dei cittadini e delle istituzioni, proponga una visione – pubblica e politica – per Milano città e la sua area metropolitana, definendo una serie di criteri e di vincoli. Poi, su quella base, devono essere organizzati i concorsi di idee già previsti, con l’obiettivo di definire delle alternative e di istruire le scelte finali. Solo questo metodo può garantire che non prevalgano i grandi interessi privati e che la questione degli scali ferroviari non si risolva in un’occasione persa per la città”.
Gira in città un appello che chiede dibattito pubblico e concorsi: due cose previste dalle linee d’indirizzo già votate dal Consiglio comunale, che ha indicato di “dare seguito a un processo di dibattito pubblico sviluppando un confronto con la cittadinanza, con i municipi, con la città metropolitana e i Comuni che ne fanno parte”; e di “prevedere il ricorso a processi concorsuali per i Masterplan delle aree principali, per i progetti degli edifici più rilevanti e per le aree significative di verde e parchi”.
L’appello, per “garantire i principi di trasparenza e democrazia che necessariamente devono guidare tutte le attività di trasformazione del territorio, in primis la trasformazione di aree di proprietà pubblica”, rivolge a Fs, Comune di Milano e Regione Lombardia due richieste: 1. Sospendere subito l’iniziativa Dagli scali, la nuova città, affidata senza concorso a cinque studi privati; 2. Indire concorsi di idee per sondare le alternative progettuali sulle aree e sulla base di scenari di sviluppo urbano. Hanno finora firmato l’appello, tra gli altri, Emilio Battisti, Alberico Belgiojoso, Carlo Bertelli, Sergio Brenna, Giancarlo Consonni, Jacopo Gardella, Vittorio Gregotti, Rolando Mastrodonato, Maria Cristina Treu, l’Architectural & Urban Forum, l’Associazione Architetti per Milano, l’Associazione Vivi e progetta un’altra Milano.
Per aderire all’appello:
info@scaliferroviarimilano.info
Il Fatto quotidiano, 2 dicembre 2016