Il senatore: “Siamo ad una ciclica riedizione di pratiche passate. Di nuovo c’è l’arroganza di chi sta apertamente sdoganando come lecito il conflitto d’interesse”
“I partiti della maggioranza hanno impresso una accelerazione alle riforme per correre ai ripari non contro la diffusione della metastasi della corruzione, ma, al contrario, contro il pericolo che altre vicende analoghe vengano alla luce”. A dirlo, intervistato da Il Fatto Quotidiano, è il senatore Roberto Scarpinato, parlando della successione di vicende giudiziarie che dal Piemonte alla Sicilia, passando per la Liguria stanno colpendo esponenti politici, uomini delle istituzioni e imprenditori.
Vicende che hanno “portato alla luce la progressiva normalizzazione in campo nazionale della commistione tra corruzione e malapolitica, ventre molle delle infiltrazioni mafiose”. Per la maggioranza, ha commentato ironico Scarpinato, “bisogna tappare l’ultima falla rimasta nel sistema di autoprotezione che immunizza dal rischio di incriminazione: le intercettazioni. Visto il precipitare degli avvenimenti, occorre concludere in fretta”.
Secondo il senatore “siamo purtroppo ad una ciclica riedizione di pratiche del passato. Di nuovo c’è l’arroganza di chi invece di emanare una legge seria sul conflitto di interessi e sulle lobby, sta apertamente sdoganando come leciti il conflitto di interesse e la degenerazione della politica in cinghia di trasmissione di occulti interessi di grandi e piccoli comitati di affari, in una forsennata corsa al ribasso che sta ponendo le premesse per una transizione dalla democrazia alla cleptocrazia”.
E sulle parole del ministro Guido Crosetto che ha detto che la magistratura è un potere che non ha più controlli, Scarpinato ha risposto affermando che il ministro “prima lamenta che in nessun Paese come in Italia c’è un livello così basso nel rispetto dei ruoli istituzionali, e poi commentando la vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto di Toti, da un pessimo esempio personale di questa degradazione del senso delle istituzioni senza tenere conto che l’ordinanza di custodia cautelare non è emessa dal pm, ma da un giudice e senza avere letto una carta del quel procedimento penale”. “Secondo lui – ha aggiunto – non è bastato avere legalizzato l’abuso di potere finalizzato al voto di scambio con l’abolizione del reato di abuso di ufficio, bisognerebbe normalizzare anche la pratica della prostituzione occulta della funzione pubblica a favore di lobby e comitati di affari in cambio di voti e di finanziamenti, perché ci sarebbe una magistratura politicizzata che si ostina a qualificare tale “innocente” prassi come corruzione, applicando l’art. 318 c.p. Mi pare che forse aspiri a ricoprire una nuova carica: quella di Ministro della Guerra contro la magistratura, mettendo in ombra il Ministro Nordio che sta già svolgendo egregiamente il ruolo di Ministro del disarmo unilaterale della magistratura nel contrasto alla corruzione. E la Lega rivela apertamente la vera finalità dei progetti di riforme costituzionali che riguardano la magistratura: la sua sottoposizione al controllo politico”.
E sull’uso del trojan, utilizzato anche dai pm di Genova. “Il divieto del trojan per indagini sulla corruzione è la chiusura del cerchio di altre riforme sulle intercettazioni. Siamo ormai al favoreggiamento per via legislativa della corruzione e del crimine a discapito dei diritti basilari dei cittadini ritenuti sacrificabili in nome della battaglia per la privacy, trasformata in zona bunker che garantisce l’invisibilità dell’esercizio del potere e l’immunizzazione contro ogni forma di controllo penale”. Senza Trojan l’inchiesta sulle tangenti che ha colpito Toti e gli altri non sarebbe esistita ma anche con la norma sui 45 giorni di tempo per intercettare.
“La riforma è stata votata in commissione Giustizia a tamburo battente senza neppure volere ascoltare gli esperti della materia. Tutte le nostre proposte emendative per limitare i danni sono state bocciate con una alzata di spalle, anche le più ragionevoli e minimaliste, come quelle di escludere da tale tagliola temporale, micidiale per il buon esito delle indagini, i reati più gravi come gli omicidi, i reati da codice rosso, o quelle subordinate di prolungare i tempi sino a 180 giorni o anche 90”, ha concluso Scarpinato.
14 Maggio 2024