DANILO TOSARELLI – MILANO
Quale è il sentimento più diffuso nel Paese Italia?
Se dovessi rispondere io. LA SCONTENTEZZA.
C’è tanta scontentezza e questo significa molte cose.
Molte cose che non vanno bene. L’elenco sarebbe lungo.
E credo, che ognuno di noi potrebbe farne una lunga lista.
Ci si lamenta, ma poi la scontentezza non trova sbocchi.
Perché si preferisce stare alla finestra o comunque attendere.
Attendere che qualcosa succeda. Non si sa bene cosa e come.
Una passività che nella migliore delle ipotesi diventa delega.
Nella peggiore, diventa indifferenza o pessimismo cosmico.
Questo è un Paese che andrebbe reinventato. Magari meglio.
Me lo sono chiesto molte volte. Credo continuerò a farlo.
In questo Paese c’è ancora spazio per la speranza?
Sono troppe le cose che a me non piacciono e che vorrei cambiare.
Ma sono consapevole di una necessità imprescindibile.
Per tenere viva la speranza, ognuno deve dare un proprio contributo.
Troppo facile criticare da fuori, pensando che siano gli altri a sbagliare.
Bisogna tornare ad un Impegno diretto. Si chiama protagonismo.
L’unica molla che da sempre può portare a cambiamenti e rivoluzioni.
La strada da percorrere, la si può individuare solo con questa disponibilità.
Certo è, che se poi trovi persone che ti chiedono ” ma chi te lo fa fare?”
Oppure ” lascia perdere, tanto non cambierà nulla… pensa a te stesso. ”
Ecco che ogni speranza di cambiamento è destinata a fallire.
Purtroppo, oggi l’italiano medio è questo prototipo di servo sciocco.
So bene che chi lavora ed ha famiglia, ha poco tempo per soffermarsi.
Si vive una quotidianità onnivora e piena di preoccupazioni.
Bisogna far quadrare i conti. E troppi italiani fanno fatica a tirare fine mese.
Vogliamo aggiungere il ruolo di un’informazione prona ai poteri forti?
Noi beviamo, ciò che vogliono farci bere. E lo fanno consapevolmente.
Vita dura per i giornalisti onesti. Gli spazi si restringono sempre più.
Questa informazione irregimentata, appesantisce e logora le nostre coscienze.
E ancora una volta tutto dipende dalla politica. Che non è altro. Ovviamente.
Vogliamo renderci conto che la politica decide le nostre esistenze?
E chi vota con leggerezza e superficialità, contribuisce a questo sfascio?
Oggi abbiamo la Meloni, perché ce la meritiamo e basta.
Continuerò a lanciare grida d’allarme, perché non voglio arrendermi.
Sono persino consapevole di ripetere da tempo le stesse cose.
Ma non mi considero un disco rotto. Esistono le nuove generazioni.
Ed è proprio a loro che devono arrivare certi messaggi e certi valori.
La Thatcher negli anni 80, sosteneva che non c’è alternativa. TINA.
Libero mercato, capitalismo e globalizzazione sono l’unica via.
Una società moderna non può prescindere da tutto ciò.
Non importa quale sia il danno sociale che ne deriva. I deboli periscano.
Tutto ciò mi appare aberrante. Anche le guerre fanno parte dello stesso disegno.
La necessità del protagonismo e del conflitto come leva del cambiamento.
Non può nascere alcuna speranza, se manca questa consapevolezza.
Dopodiché… chi si candida a tracciare ed indicare la strada giusta?
In Italia, siamo ormai orfani di una sinistra degna almeno della sua storia.
Sono francamente un pò disperato, ma non voglio perdere la speranza.
Continuerò a fare il disco rotto, ma alcuni vecchi dischi sono ancora eccellenti.
Mi piace ancora condividere questa buona musica…
Foto di The Humantra