“Non avrebbe votato la legge elettorale né la fiducia”
di AMDuemila
“Il presidente del Senato Pietro Grasso ha rassegnato le dimissioni dal gruppo del Pd e ai sensi del Regolamento sarà iscritto d’ufficio al Gruppo misto del Senato”. La nota, proveniente da Palazzo Madama, giunge così, in poche righe e senza particolari spiegazioni. Il dato di fatto è che la decisione della seconda carica dello Stato è arrivata al termine della giornata che ha visto l’approvazione definitiva della nuova legge elettorale. Ieri si erano svolti a palazzo Madama le cinque votazioni sulla fiducia su altrettanti articoli della legge elettorale. Fiducia chiesta dal governo proprio per blindare il testo già approvato dalla Camera e evitare il rischio franchi tiratori nei voti segreti in Aula.
Oggi Grasso ha spiegato i motivi che lo hanno spinto ad abbandonare il gruppo dem: “Politicamente e umanamente la misura è colma. Io non mi riconosco più nel merito e nel metodo di questo Pd. Assisto a comportamenti che imbarazzano le istituzioni e ne minano la credibilità e l’indipendenza. Non mi riconosco nemmeno nelle sue prospettive future”.
E non è difficile intuire i motivi dell’imbarazzo dell’ex Procuratore nazionale antimafia. Dal caso Bankitalia allo sfondamento verso un nuovo centrodestra, poi l’appoggio di Denis Verdini, sul quale la seconda carica dello Stato aveva già ammonito Matteo Renzi negli scorsi mesi, decisivo proprio per la legge elettorale. Una decisione che arriva all’improvviso e che non è stata accolta bene dai vertici del Pd. “Il Presidente Grasso mi ha comunicato per telefono la decisione di dimettersi dal gruppo del Pd poco prima di renderla nota – ha riferito il Presidente del Gruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda – Per me è stata una notizia inaspettata e in nessun modo prevedibile. Per quanto mi ha detto, il senatore Grasso si è dimesso dal gruppo del Pd principalmente perché non condivide la linea politica del partito e, in particolare, le decisioni sulla legge elettorale”. Poi ha aggiunto: “Mi ha detto che se non fosse stato Presidente del Senato e avesse dovuto votare, non avrebbe votato né la legge, né la fiducia sugli articoli. Peccato. Le sue dimissioni vengono dopo una lunga collaborazione. Qualche mese fa anche io avevo insistito con Pietro Grasso perché si candidasse alla Presidenza della regione Sicilia. La settimana scorsa gli avevo chiesto a nome del partito di candidarsi in un collegio da lui scelto alle prossime elezioni politiche. Mi ha detto che doveva pensarci, ma non ho mai avuto l’impressione di una sua distanza dal Pd. Mi ha fatto piacere che Pietro Grasso mi abbia detto che i nostri buoni rapporti personali continueranno ad essere tali”.
Intanto, dopo le dimissione dal Pd, il M5s, che ieri con Crimi aveva definito “tardiva” l’azione di Grasso, oggi è tornato a rivolgersi al presidente della Repubblica: “Il presidente del Senato Grasso è uscito dal Pd perché con la vergognosa approvazione del Rosatellum sono state messe in imbarazzo le istituzioni. Nel Pd sono rimasti solo Renzi, i Renzi boys e Verdini – ha detto il candidato premier Luigi Di Maio – Il Pd insomma è quello dove il condannato Verdini si sente a suo agio e quello da cui il procuratore nazionale antimafia esce. Mattarella dovrà tenere conto del gesto della seconda carica dello Stato al momento della firma di questa legge incostituzionale”.
27 Ottobre 2017