Nelle conclusioni, su una delle formazioni reazionarie italiane, in uno dei vari pezzi che avevamo postato sostenevamo:
“…gli aderenti di CasaPound e che le autorità italiane dovrebbero fermare prima che sia troppo tardi per la nostra Repubblica nata dalla Resistenza al nazi-fascismo, perché queste persone non sono “bravi ragazzi” ma potenziali assertori della violenza come stile di vita, stile di vita dove il più forte prevale sul più debole e dove non c’è patria per la democrazia”.
Una conclusione, potremmo definire, che prende piede insistentemente in questi giorni sulle pagine delle cronache dei nostri giornali ma, ancor prima, nelle sedi istituzionali che indagano sull’indottrinamento di giovanissimi ingannati dalle parole d’ordine dei dirigenti di Forza Nuova (vedi sotto).
Una tecnica di imbrigliamento (come avviene nelle sette) di generazioni di giovani che difficilmente riusciranno ad uscirne una volta messi alle strette con i problemi giudiziari e che su questo gli esperti dell’organizzazione fascista contano e sanno molto bene.
Si era, anche, detto in merito agli atti terroristi avvenuti oltralpe
Nel tempo, di persone che si prestarono ad entrare nella spirale del terrorismo ve ne sono state un’infinità ma vorremmo sottolineare la versione di alcuni dei protagonisti o supporter di quel periodo che rivelarono (o meglio misero a fuoco) quale fosse la funzione del terrorismo e quali le aspettative.
Rimangono, a questo punto, due domande.
Cui prodest?
Chi le paga queste formazioni fasciste visti i precedenti storici?
MOWA
Roma, gli arruolati da Forza Nuova: “Prima l’attacchinaggio poi i raid anti immigrati così ci formiamo”
L’ex attivista: “Le serate finivano con un bangla tour. Scegliamo loro perché le prendono e non rompono”
di FEDERICA ANGELI e GIUSEPPE SCARPA
«Il bangla tour è quando finisci in bellezza una serata con gli amici “facendoti un bengalino”, nel senso che ne sceglievamo uno e lo pestavamo». Oggi, uno dei ragazzi che nel 2013 frequentava la sezione di Forza Nuova al Tuscolano, e picchiò un cittadino del Bangladesh in via di Torpignattara, è maggiorenne. I genitori lo hanno portato da uno psicologo per tirarlo fuori dagli scatti di rabbia e dall’odio che aveva dentro. A Repubblica ha spiegato che si sceglievano i bengalesi come bersaglio delle violenze perché «sono tranquilli, prendono le botte e non rompono». E che faceva questi tour a caccia di immigrati «per divertimento e per scoraggiare gli stranieri a venire in Italia. Ci rifacevamo ad ideologie di estrema destra». Della destra dice che «è l’unica forza politica che mi dava fiducia in quel momento, perché si rifaceva ai valori della tradizione».
A distanza di quattro anni quel mondo però non gli appartiene più. Ha chiuso i suoi guai con la giustizia (la sua posizione è stata archiviata) e fatto un percorso, sostenuto dalla famiglia, che lo ha portato lontano dalla sezione di Forza Nuova e dai suoi improvvisi scatti d’ira. Quello che il ragazzo ha condiviso con molti coetanei è un’esperienza di vero e proprio indottrinamento. Che, per quanto riguardava i minorenni, prevedeva un percorso preciso e deciso dall’alto. A raccontarlo sono le carte della procura che ha richiesto il rinvio a giudizio per diversi membri del movimento di Roberto Fiore per istigazione all’odio razziale.
Dall’attacchinaggio di manifesti all’addestramento all’uso delle armi bianche, dall’infiltrarsi in manifestazioni di quartiere in rivolta contro centri di accoglienza, per far numero, a quelle contro i campi rom. Fino ad arrivare al pestaggio degli stranieri, appunto, meglio se bengalesi. Erano questi gli step di indottrinamento riservati ai minorenni nella sede al Tuscolano di Forza Nuova, secondo l’informativa dei carabinieri del Ros.
«Le riunioni per l’indottrinamento e per la formazione fisica», dicono le carte, erano in carico al “Senato” struttura al vertice che decideva come e dove reclutare giovanissimi, per lo più davanti a istituti scolastici o attraverso i social network. Su Facebook ad esempio c’era tale “Burzum” account fake, a cui era affidato il compito di instillare messaggi di odio e di violenza negli adolescenti che l’uomo (identificato dai militari) contattava privatamente e incitava con «bravo camerata» ogni volta che mostravano apprezzamenti a frasi inneggianti la diversità, l’odio per gli stranieri e la violenza.
Dopo quello psicologico veniva l’addestramento fisico. Nella sede di via Amulio 41 il coordinatore romano aveva ricavato una piccola palestra dove «faccio i corsi di spada, coltelli, bastoni, balestra e armi medievali, solo il giovedì sera », dice a un amico al telefono. Secondo gli investigatori emerge «un marcato assoggettamento dei giovani componenti del gruppo nei confronti dei membri più anziani, associato a un’intensa opera di proselitismo e indottrinamento svolta costantemente da questi ultimi anche in modo violento. L’insita pericolosità si esplicitava con l’addestramento dei giovani militanti all’uso delle armi bianche».
3 novembre 2017