di Domenico Marino*
Condanniamo vivamente e con profondo sdegno l’aggressione verbale e soprattutto fisica di cui è stato vittima Giorgio Cremaschi e gli esprimiamo piena solidarietà e vicinanza morale. Non è possibile impedire ad un rappresentante sindacale, per giunta dello stesso sindacato, di intervenire ad un congresso.
Questa non è più democrazia! Questo non è più sindacato!
E’ sotto gli occhi di tutti e in special modo dei lavoratori che la Cgil abbia perso definitivamente il suo ruolo di “camera in difesa del lavoro”, e sia diventata invece un enorme apparato auto-celebrativo e filo-padronale. La Camusso cerca anche con la forza bruta di legittimare una linea sempre più “perdente” per i lavoratori – che comunque parte da molto più lontano, e in particolare a quel 1993 quando ai lavoratori vennero tolti i democratici Consigli di Fabbrica e si accettò il metodo concertativo come prassi consueta – spalleggiata da governo e Confindustria e accettata supinamente dai vertici riformisti della Cgil. In vent’anni di diabolica concertazione il lavoro e i lavoratori sono stati precarizzati in tutte le forme e resi sempre più deboli e ricattabili. Ultimo, ma non ultimo, lo scellerato accordo sulle rappresentanze, nei confronti del quale anche la stessa Fiom s’è dimostrata molliccia e demagogica.
La Camusso sta tentando uno strappo definitivo per normalizzare il sindacato e così asservirlo definitivamente alle politiche di stampo padronale, sempre più al ribasso, sempre più umilianti per i lavoratori. E’ chiaro che questo non è più un sindacato ma un ricettacolo di burocrati – e non solo i “camussiani” purtroppo – indegni e autoreferenziali avvezzi anche, alla bisogna, a metodi squadristi per imporre una linea spalleggiata da Confindustria. Linea che a nostro avviso e stata anche figlia di un’opposizione (Rete 28 aprile e FIOM) blanda e a tratti compromissoria, magari “radicale” nei toni ma comunque di natura burocratica e interclassista. Per usare le parole sempre attuali e chiarificatrici di Antonio Gramsci: «Gli operai sentono che il complesso della “loro” organizzazione è diventato tale enorme apparato, che ha finito per ubbidire a leggi proprie, intime alla sua struttura e al suo complicato funzionamento, ma estranee alla massa che ha acquistato coscienza della sua missione storica di classe rivoluzionaria. […] Nella realtà italiana, il funzionario sindacale concepisce la legalità industriale come una perpetuità. Egli troppo spesso la difende da un punto di vista che è lo stesso punto di vista del proprietario. Egli vede solo caos e arbitrio in tutto quanto succede tra la massa operaia: egli non universalizza l’atto di ribellione dell’operaio alla disciplina capitalistica come ribellione, ma come materialità dell’atto che può essere in sé e per sé triviale. […] In queste condizioni la disciplina sindacale non può essere che un servizio reso al capitale; in queste condizioni ogni tentativo di subordinare il Consiglio al sindacato non può essere giudicato che reazionario».
Insieme alla solidarietà nei confronti Cremaschi, chiediamo le dimissioni della Camusso che appare sempre più inadeguata – come tutta la CGIL d’altronde – a difendere i diritti dei lavoratori, che invece devono ritornare ad una lotta politico-sindacale su basi di classe (FUL-PAME) per imporre una volta per tutte la loro agenda, senza “tramiti borghesi”.
* Segretario Circolo Partito Comunista “Enrico Berlinguer”
Via Santi Efisio e Potito, 13 – Pisa
Pisa, 16 febbraio 2014
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