Antonio Mazzeo
Per carità, nessuna intenzione di sostenere qualsivoglia tesi complottista, specie in queste drammatiche settimane dove ognuno di noi è chiamato ad esercitare le proprie funzioni con il massimo senso di responsabilità. Ma proprio per fugare dubbi e perplessità, il governo Conte deve spiegare immediatamente chi, come, quando, perché e in cambio di cosa è stato autorizzato nei mesi scorsi il trasferimento a Sigonella del reparto sanitario d’élite delle forze armate Usa che svolge ricerche e test su virus e batteri e concorre alla produzione di vaccini e farmaci “antivirali”.
Avviato nel febbraio 2019, il 12 dicembre scorso si è concluso nella grande stazione aeronavale siciliana il progetto di “ricollocazione” dalla storica sede del Cairo, Egitto, della Naval Medical Research Unit (NAMRU) 3, con la cerimonia di insediamento al comando dell’unità del capitano Marshall Monteville. “NAMRU-3 non vede l’ora di continuare il suo importante lavoro fuori da Sigonella”, ha dichiarato Monteville. “Nessun problema su dove è collocato il nostro quartier generale: noi continueremo a svolgere sempre la nostra missione a supporto della salute e delle capacità operative delle nostre forze dislocate in Europa, Africa e Medio oriente”.
Secondo quanto riportato dai vertici delle forze armate statunitensi, la decisione di “ricollocare” in Sicilia il comando di NAMRU-3 sarebbe stata presa per non meglio specificate “necessità di potenziamento della sicurezza richieste per le facility” dell’unità specializzata. “NAS Sigonella è stata identificata come la migliore location per il quartier generale operativo in quanto è geograficamente al centro dei tre comandi combattenti da essa stessa supportati: U.S. Central Command, U.S. European Command e U.S. Africa Command”, spiega il Pentagono. “NAMRU-3 ha avuto una significativa presenza in Ghana, Gibuti ed Egitto per molti anni e ha dislocato il proprio personale in altre aree. Con il trasferimento del quartier generale a NAS Sigonella, il comando sta mantenendo una presenza in ognuna di queste località. Attualmente i ricercatori e i collaboratori di NAMRU-3 sono impegnati in diverse aree di ricerca di base sulle infermità virali e le malattie tropicali e subtropicali anche in Camerun, Liberia, Nigeria e Giordania”. Inoltre essi seguono l’evoluzione di eventuali problematiche epidemiologiche di cui potrebbe essere vittima il personale militare e civile del Dipartimento della Difesa dislocato in Turchia, Afghanistan ed Iraq.
Lo staff di comando di NAMRU-3 è composto da una decina di ufficiali di US Navy, a cui si affiancano ricercatori del Dipartimento della Difesa e di alcune aziende private “animate a ottimizzare le capacità di combattimento” delle forze armate degli Stati Uniti e dei paesi partner. L’unità può inoltre contare su un pool di “esperti” di entomologia, microbiologia e infettivologia. Oltre a quella di stanza a Sigonella, esistono altre quattro unità della Naval Medical Research sparse a livello mondiale: NAMRU-San Antonio in Texas; NAMRU-Dayton in Ohio; NAMRU-2 a Singapore e NAMRU-6 a Lima, Perù.
“La missione di NAMRU-3 è quella di studiare, monitore e individuare le emergenti e riemergenti minacce di malattie che interessano i militari e la salute pubblica, così come quella di sviluppare strategie di mitigazione contro di esse”, riporta il Pentagono. “Ciò è svolto in partnership con le nazioni ospitanti e le agenzie Usa come U.S. Centers for Disease Control (CDC). Le ricerche di base, epidemiologiche e cliniche di NAMRU-3 si rivolgono in particolare alle malattie enteriche, alle infezioni acute respiratorie, alle epatiti, alla tubercolosi, alle meningiti, all’HIV e a varie infezioni da parassiti, batteri e virus che sono endemiche e rappresentano un grave problema pubblico nelle regioni d’intervento”. L’unità medico-militare si è specializzata nella ricerca e sperimentazione di “agenti profilattici come vaccini e farmaci contro le infermità e le infezioni tropicali che causano una severa mortalità o morbosità al personale militare Usa che opera in questi ambienti”. “Generalmente gli studi vengono effettuati con fondi propri o piccoli investimenti da parte delle principali compagnie farmaceutiche e si rivolgono alle infezioni da parassiti come la malaria a la leishmaniosi, al dengue e alle altre patologie virali, alle malattie da batteri come la “diarrea del viaggiatore” (ETEC, campylobacter, shigelle), ecc”. Rilevanti le ricerche nel campo dei vaccini e dei farmaci resistenti alla malaria da falciparum o alle “infezioni batteriche nosocomiali”. NEMRU-3 concorre inoltre ad assistere i reparti e le infrastrutture mediche delle forze armate dei paesi partner “nella sorveglianza di focolai epidemici e durante le pandemie”, nella formazione tecnico-scientifica e epidemiologica e nella gestione dei più moderni laboratori di biologia molecolare. “Attraverso queste collaborazioni, NAMRU-3 può condurre ricerche sulle infermità che minacciano le truppe ivi schierate e che non sono comunemente conosciute negli Stati Uniti d’America, ottenendo in anticipo informazioni sulle incombenti pandemie come ad esempio l’influenza aviaria che potrebbe colpire la prontezza militare operativa”, ammette ancora il Pentagono. NAMRU-3 svolge anche sperimentazioni dal vivo con insetti (zanzare, mosche ecc.) e animali più evoluti, come i piccoli mammiferi. “Nei laboratori dell’unità medico-militare possono anche essere coltivati ed esaminati microbi provenienti da differenti fonti”, aggiungono i vertici delle forze armate Usa.
Creata nel 1942 durante la campagna in Africa come “Commissione USA contro il Tifo”, l’unità d’eccellenza s’insediò nella capitale dell’Egitto subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale per rimanervi ininterrottamente sino a qualche mese fa. Nel corso degli anni ha svolto autonomamente o in collaborazione con le autorità egiziane studi e interventi sulle maggiori malattie endemiche. Più recentemente ha garantito il proprio supporto tecnico-scientifico per alcune indagini epidemiologiche in Africa e Medio oriente, come ad esempio le violenti gastroenterite acute che hanno colpito nel 1999 i militari Usa di stanza nella base aerea di Incirlik, Turchia; l’impressionante numero di morti verificatosi nello stesso anno nel dipartimento di Gharbia, Egitto, causato, presumibilmente, dall’intossicazione di metanolo; le gravi lesioni cutanee che hanno colpito numerosi cittadini in Egitto nel 2000, presumibilmente a seguito di un’accidentale esposizione alle radiazioni; la febbre epidemica che ha falcidiato innumerevoli vittime nella Rift Valley in Yemen, ancora nel 2000. A partire dal 1987, NAMRU-3 ha pure avviato un’assai discutibile partnership con l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sull’HIV/AIDS. Nel 2001 l’unità medico-militare è stata riconosciuta dall’OMS quale “Centro di collaborazione per le malattie infettive emergenti e/o riemergenti” e successivamente quale “laboratorio di referenza” per le influenze e le meningiti nella Regione del Mediterraneo orientale, mentre è in atto il processo di riconoscimento come laboratorio per l’influenza aviaria.
Solo negli ultimi vent’anni NAMRU-3 ha condotto una settantina di indagini epidemiologiche in 25 paesi differenti, tra cui Yemen, Arabia Saudita, Oman, Siria, Sudan, Ucraina, Uzbekistan, Kirghizistan, Kazakhstan e Azerbaigian. Sono stati pure effettuati “raffinati test diagnostici” sul virus che causa l’insorgenza della febbre emorragica “Lassa” negli esseri umani e in altri primati, mentre a partire dal 2008 le forze armate della Giordania hanno accettato l’invito di NAMRU-3 a cooperare ai test contro l’influenza aviaria e altre “sindromi respiratorie acute gravi (SARS)”. La partnership con il paese mediorientale si è pure concretizzata nel biennio 2014-2015 con ricerche e interventi contro l’infermità respiratoria di origine virale “MERS” (altro ceppo di coronavirus) che aveva colpito la regione mediorientale. Ancora in Egitto NAMRU-3 ha operato nel 2015 con le autorità sanitarie nazionali durante l’epidemia di dengue nel distretto di Dayrout, testando il virus tipo I, e per “identificare le mutazioni nelle glico-proteine del virus del ceppo influenzale H5M1”, quello da cui si sono originate alcune gravi recenti epidemie. Nel 2018, l’unità Usa ha pure cooperato con le autorità egiziane ai programmi di ricerca contro l’espansione del virus dell’epatite C.
Sono stati condotti progetti di ricerca con le autorità militari del Ghana per “migliorare le competenze e le infrastrutture per i test dei nuovi vaccini anti-malarici”; i laboratori dell’unità, in collaborazione con USAID (U.S. Agency for International Development), sono stati attivati pure in occasione dell’epidemia di Ebola che a partire dal 2006 ha colpito Ghana, Liberia, Sierra e Guinea. Recentemente NAMRU-3, il Comando Usa per le operazioni nel continente africano (USAfricom) e l’U.S. Army Medical Research Division – Kenya (un’unità dell’esercito con funzioni similari a quella oggi di stanza a Sigonella) hanno promosso la East and West Africa Malaria Task Force “per assistere i partner militari di undici stati africani nei loro programmi anti-espansione della malaria”. La task force ha sede ad Accra, capitale del Ghana, dove NAMRU-3 ha avviato una stretta collaborazione pure con il Noguchi Memorial Institute for Medical Research e l’Ospedale Militare n. 37. Al Noguchi Institute si è insediato un distaccamento di NAMRU-3 con relativi laboratori e spazi amministrativi, che ha già svolto ricerche e test su alcune malattie infettive (sindromi o pandemie influenzali, infermità con trasmissione sessuale, ecc.) e su farmaci e vaccini anti-malarici. Nel luglio 2018 è stato inaugurato all’interno dell’Ospedale militare n. 37 un laboratorio molecolare per “l’individuazione di agenti patogeni per Ebola, febbre gialla e febbre Lassa” con personale di NAMRU-3 e fondi del Dipartimento della Difesa Usa. Il laboratorio sta eseguendo test su campioni provenienti dal Benin e dal Camerun per isolare il virus della Chikungunya, una malattia febbrile acuta che si trasmette grazie alla puntura di zanzare infette. Il primo marzo 2020, il ministro della sanità del Ghana ha reso noto che nell’ambito dei provvedimenti emessi per contrastare la diffusione del Coronavirus (COVID-19), i test dei tamponi sui casi sospetti saranno effettuati al Noguchi Memorial Institute for Medical Research “con il supporto di OMS e dell’US Naval Medical Research Unit 3”. L’unità medico-militare, congiuntamente ad altre agenzie statunitensi, “ha inoltre assicurato la fornitura delle apparecchiature, dei fondi e dei reagenti per i test” e “sosterrà la realizzazione e la pubblicazione dei materiali informativi da distribuire alla popolazione e la necessaria formazione del personale sanitario”.
La rilevanza dell’impegno più che controverso di NAMRU-3 nel campo della ricerca anti-virale è comprovato dai riferimenti contenuti in importanti studi scientifici pubblicati dal Journal of Virology della Società Americana di Microbiologia. In particolare nel 2013 è stato reso noto come i laboratori dell’unità militare abbiano analizzato i tamponi con tessuti rettali e campioni delle feci di alcuni bambini di comunità rurali egiziane, vittime di diarree di origine batterica, nell’ambito di una ricerca di alcune università statunitensi sull’Enterotossigeno Escherichia coli (ETEC). Nel 2016, i virus influenzali della pandemia H7N9, isolati da NAMRU-3, sono stati oggetto di uno studio internazionale sul “ruolo delle cellule endoteliali polmonari nell’orchestrazione della produzione di citochina e nel reclutamento dei leucociti durante l’infezione virale influenzale”. Ancora nel 2016, test in laboratorio al Cairo sul coronavirus Mers-CoV che aveva colpito violentemente l’area mediorientale quattro anni prima: nello specifico si è valutata la risposta immunitaria dei topi al ceppo virale isolato in Giordania. Infine nel 2017, The Journal of Virology ha pubblicato gli esiti di una ricerca sulla diffusione in nord Europa del virus dell’aviaria H10N8 proveniente dalla Cina, che ha visto i laboratori di NAMRU-3 cooperare nell’isolamento del virus e nella produzione di un apposito vaccino, tramite la sua sperimentazione in vitro e in vivo sui furetti.
E’ presumibile che adesso, in piena emergenza coronavirus (Covid-19), ufficiali e ricercatori statunitensi stiano lavorando a pieno regime nei laboratori aperti nella grande base di Sigonella. Certo, a caval donato non si guarda in bocca. Ma se invece ci trovassimo di fronte alle fauci del Cavallo di Troia?