di SALVATORE PARLAGRECO
Che ce ne viene a noi, lontani anni luce da Washington? La vittoria di Donald Trump può cambiare le cose anche in Italia, e quindi anche in Sicilia, questo è scontato. Se dobbiamo dare credito a ciò che il candidato repubblicano, in dissenso profondo con il suo partito, ha detto nell’infuocata campagna elettorale l’America sarà ancora più lontana. Trump non vuole occuparsi degli affari altrui. Ma gli sarà possibile farsi gli affari suoi? L’avamposto militare siciliano sarà smantellato? La base di Sigonella, il Muos di Niscemi, le basi marittime ed aeree sparse nell’Isola verranno mantenute? Probabilmente sì, e non solo perché una cosa sono i discorsi pronunciati in campagna elettorale ed un’altra il governo di un paese, ma perché gli interessi degli Usa richiederanno il proseguimento della guerra al terrorismo.
L’Europa, comunque, dovrà fare da sé. E qui vengono le dolenti note. Non ne è stata capace finora, dilaniata dagli interessi nazionali e dalla diversità di vedute sui temi fondamentali, a cominciare dall’emigrazione dai paesi arabi ed africani. Trump ha promesso la costruzione di una muraglia al confine con il messico per fermare l’esodo dei clandestini. E quindi la dottrina Obama, compassionevole e solidale, potrebbe essere archiviata. Se dovesse essere conseguente, si rifiuterà di sostenere l’Italia nel suo tentativo di stabilizzare la Libia.
Non è detto tuttavia che le nuove responsabilità siano una tegola per l’Europa. Per imparare a nuotare, bisogna gettarsi a mare, non c’è altro sistema. Chissà che l’Eu non trovi proprio con l’avvento di Trump,le ragioni della sua esistenza. L’appeal dell’EU è ridotto ai minimi termini, la coesistenza di interessi contrastanti è legata ad un filo, e soprattutto al buonsenso tedesco, inora molto modesto. All’autarchia americana potrebbe corrispondere, paradossalmente, una maggiore solidarietà fra gli stati europei per fronteggiare le nuove incombenze.
Ciò che cambierà, e presto, è il rapporto fra Usa e Russia, con conseguenze diretta per l’Europa. Le sanzioni potrebbero essere archiviate presto, i rapporti di Trump con Putin sono molto buoni, al punto che la Russia è stata sospettata di avere affidato si suoi hacker la missione di danneggiare Hillary Clinton per far vincere lo sfidante. Le urne sono state precedute addirittura da un attacco informatico Usa contro la Russia per scoraggiare le iniziative del Cremlino.
La fine delle sanzioni aiuta l’economia italiana, ma l’esportazione e lo scambio commerciale con la Russia riguarda soprattutto il Nord est del Paese. C’è qualcosa in Sicilia, nel settore degli idrocarburi, ma è una presenza russa modesta, quasi impalpabile.
L’imprevedibilità del nuovo Presidente Usa, tuttavia, non consente anticipazioni di qualche rilievo. Può accadere di tutto. Certo, accadrà che cambierà lo stile, il linguaggio, il galateo delle relazioni internazionali. Torneremo al tempo di Reagan, segnato dal “confronto” di Sigonella? Reagan era un conservatore illuminato, non si è mai messo di traverso ai potentati repubblicani Usa, li ha assecondati. Trump ha vinto anche contro il suo partito. E la classe dirigente che sceglierà è ancora un enigma. Nessun nome, finora.
E’ tutta da scrivere la storia del nostro futuro prossimo.
09 novembre 2016